Bologna e i suoi portici patrimonio UNESCO

a cura di Nicoletta Gandolfi* - foto di Nicola La Terra

 

I portici costituiscono l’elemento architettonico che rappresenta lo spirito ospitale e conviviale dei bolognesi: uno spazio misto tra pubblico e privato che rende la città unica al mondo. Bologna nel tempo ha modificato l’estensione e il volto senza cambiare lo spirito, almeno nel centro storico, mantenendo il suo aspetto scenografico e la sua estensione di portici che idealmente potrebbe congiungere le Due Torri alla Ghirlandina.
Come e perché nascono i portici di Bologna? 
Inizialmente vengono creati per rispondere sia all’esigenza di spazi abitativi, sia alle richieste delle categorie dei commercianti ed artigiani. Diventano un tratto costante in epoca rinascimentale e successivamente una vera e propria infrastruttura della città, anche in ambiente extraurbano. Scarseggiando gli alloggi in città, si diffonde l’abitudine di “prolungare” verso l’esterno, sulla strada, il solaio del primo piano della propria casa creando uno sporto sostenuto da puntoni e mensole1.
Dapprima considerato un abuso edilizio, è poi regolamentato dal Comune che impone l’uso pubblico del portico, benché realizzato da privati su spazio privato2.
Costituisce uno degli esempi più diffusi di spazi privati ad uso pubblico presenti in una città antica, e uno dei punti focali del sistema urbano3.
Ne è prova anche la pavimentazione mai asfaltata, ma lastricata in mattoni o rivestita di un pavimento alla palladiana, in coccio pesto e frammenti di pietra, con a volte qualche ornato a cornice. Nei casi di maggiore sfarzo è stata usata la pietra rossa e dorata di Verona.
Le prime testimonianze nascono tra il 1000 e il 1100 e seguono le trasformazioni urbanistiche della città. Bononia romana è ben organizzata, con una maglia ortogonale di cardini e decumani, con edifici privi di portici4.
Le abitazioni di epoca romana non presentano i portici che arriveranno in epoca medievale, come prodotto delle trasformazioni sociali, economiche e culturali della città5.
I portici nascono, come detto, con lo scopo di aumentare gli spazi abitativi necessari per far fronte all’incremento della popolazione dovuto sia all’arrivo di studenti e studiosi presso l’Università di Bologna, che rendono la città cosmopolita, sia alla immigrazione dal contado.
Con il tempo gli sporti aumentano in grandezza, rendendo necessario colonne di sostegno dal basso e creando così i portici di origine medioevale6.
Nati in maniera pressoché spontanea, offrono riparo dalle intemperie e dal sole, permettendo di percorrere le strade con qualsiasi condizione atmosferica. Inoltre costituiscono anche mezzo per l’espansione di attività commerciali e artigiane isolando i pianterreni dalla sporcizia e dai liquami delle strade. I portici hanno resistito dal Medioevo nei secoli successivi, divenendo un tratto caratteristico della città dove case, edifici pubblici e chiese hanno il portico lungo la strada7.
I legislatori bolognesi cercano più volte di regolamentare l’uso del suolo pubblico con ogni mezzo, al fine di contrastare l’abusivismo e incoraggiando la costruzione di edifici porticati all’interno di proprietà fondiarie private.
Nei primi secoli dopo il Mille il portico in legno è presente nella maggior parte dell’edilizia privata, per venire sostituito dalla muratura a partire dal XIV secolo8.
Il legno adottato a Bologna è di quercia, reperibile  nelle colline9.
Oggi restano solo alcuni edifici abitativi medievali con il portico ligneo, tra cui Palazzo Isolani lungo Strada Maggiore e Palazzo Grassi in via Marsala10.
La massiccia espansione dei portici avviene a partire dal 1288 quando uno statuto stabilisce che tutte le nuove case debbano essere costruite con il portico, mentre quelle già esistenti, se prive, sono tenute ad aggiungerlo11.
In principio, come detto, i portici sono realizzati in legno con una semplice struttura architravata e dei solai ai piani. Nei casi più antichi i sostegni verticali in legno, con la terminazione a tridente, sono innalzati su una base di selenite su alti piedistalli in muratura di forma troncoconica, oppure su muretti continui di circa un metro di altezza per riparare le strutture dai danni derivanti dagli urti dei veicoli e dall’umidità, oltre che per protezione dalla sporcizia. 
Il muretto scende spesso nel terreno e corrisponde al muro di contenimento delle cantine sottostanti.
Nelle case più modeste invece poggiano su muriccioli in mattoni o semplici plinti (esempi si vedono in via Santa Caterina) e sono architravate12.
Il portico in pietra si trova inizialmente solo in alcuni importanti edifici pubblici, come nel caso della residenza vescovile della prima metà del secolo XIII, in aderenza alla cattedrale di San Pietro.
Di inusuale altezza, si pensa che in origine fosse di legno come il portico di Palazzo Isolani, successivamente sostituito con colonne e volte in mattoni13.
Tra la fine del Trecento e i primi del Quattrocento compaiono i pilastri in mattoni sagomati. Il costante processo di trasformazione con strutture in pietra avviene nel Quattrocento. I primi esempi di colonne a sezione circolare si vedono nella prima metà del Quattrocento. I capitelli sono in stile corinzio e le basi in arenaria. Vengono richiamati anche tratti architettonici della nuova cultura fiorentina.

* Nicoletta Gandolfi, architetto e giornalista.

Articolo tratto da Bologna nei suoi portici di Gandolfi all’interno del volume Tutela e valorizzazione del patrimonio mondiale nel diritto internazionale a cura di Baroncini, BUP,2021.
1 CECCARELLI, Note sui portici e l’architettura civile bolognese, in I portici di Bologna, Architettura, Modelli 3D e ricerche tecnologiche, a cura di GAIANI, Bononia University Press, 2015, p.27.
2 Rubrica 52 degli Statuti del 1288.
3 CECCARELLI, op. cit. nota 7, pag. 25.
4 BOCCHI, Formazione dei portici di Bologna nel Medioevo, in I portici di Bologna nel contesto europeo, a cura di BOCCHI e SMURRA edizioni Luca Sossella, Bologna, 2015, p.12.
5 Ibid, p.12.
6 Ibid, p.28.
7 BOCCHI, op. cit., nota 10, p.19.
8 VIANELLI, op. cit., nota 2, p.32.
9 VIANELLI, op. cit., nota 2, p.24.
10 CECCARELLI, op. cit., nota 7, p.26.
11 Rubrica 52 degli statuti del 1288.
12 Ibid. p.27.
13 COSTA, op. cit., nota 22, p.38.
14 CECCARELLI, op. cit., nota 7, p. 33.
15 COSTA, op. cit., nota 22, p.128.
16 COSTA, op. cit., nota 22, p.112.
17 Ceccarelli, op.cit.nota 7, pag31.
18 CECCARELLI, op. cit., nota 7, p.33.
19 VIANELLI, op. cit., nota 2, p.91.
20 BCAB, op. cit., nota 24.
21 CECCARELLI, op. cit., nota 7, p.35.
22 CECCARELLI, op. cit., nota 7, p.37.
23 http://www.comune.bologna.it/portici , consultato maggio 2018.
24 www.santuariobeataverginesanluca.com , consultato ottobre 2018.
25 www.originebologne.com, consultato ottobre 2018.
26 Il Resto del Carlino, 22 Gennaio 2020.
27 Ansa,28 Luglio 2021
28 CASTELLANI, Sotto i portici di Bologna, edizione MIG Moderna Industrie Grafiche S.r.l., Bologna, 2020, p.6
29 Ibid. p.9.
30 Ibid, p.11

 
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