Condividendo il sogno.
nella stanza del mito

Simboli, allegorie, archetipi offrono costantemente agli uomini la loro immagine da decifrare. Essi permettono di cogliere una dimensione umana in continua lotta fra sublimazione e perversione. Una via di mezzo sembra non esistere. Eppure è il sogno di una vita più bella ciò che da sempre permette all’uomo di continuare la propria ricerca. La stanza del mito è il mondo dove tutti ci ritroviamo a condividere attese, emozioni e fare bilanci. E per quel magico rapporto che identifica il macrocosmo con il microcosmo, la stanza viene ad identificarsi con qualsiasi luogo dove la gente si ritrova per indagare, per scrutare dentro sé stessi, una stanza ma anche un oggetto, quando permeato di miti. Ed ecco che ci troviamo davanti ad un quadro, dove il mito induce alla riflessione. Una delle tante tele dell’artista, davanti alle quali è possibile scoprire un sogno comune: il sogno di una vita più bella. La tematica espressa da Amanda Lear riflette solo in parte l’arte surrealista del suo maestro Salvador Dalì: in lei si agita un profondo turbamento, una pietas verso la condizione dell’intera umanità. Il senso spiccato della decadenza della vita si esprime in quadri dal titolo esplicito: “Decadance”, “Degenerescence”, “Apocalypse”, “Melanconico” a cui fanno da contro altare figure angeliche e fughe nei piaceri della carnalità, concepiti come sollievo o rifugio dalla fatica del vivere e dalla precaria condizione umana, come nelle opere “Angelo 2”, “Lust luxure” e soprattutto “Midas”. In quest’ultima, il Re che rendeva oro tutto ciò che toccava, viene rappresentato nudo come le statue degli antichi eroi, a significare che i piaceri offerti dalla ricchezza vengono allegoricamente equiparati a quelli sessuali che, se da un lato innalzano l’uomo quasi allo stato di semidio in terra, dall’altro diventano emblemi di un’effimera carnalità e del potere irrisorio del lucente metallo. Per comprendere appieno il grande spessore simbolico delle opere di Amanda Lear, occorre rivolgersi al dipinto intitolato “Double” dove una donna appare nuda, quasi completamente di schiena, accanto a sé medesima capovolta. La condizione di tutti gli esseri si riflette in questa rappresentazione, quando ci si accorge di essere diversi da come ci eravamo immaginati. L’artista interpreta la sessualità come necessità di liberarsi dai pensieri e dalle melanconie, un non pensare, per un breve volgere di tempo all’esistenza terrena, come fa chi omaggia Bacco, l’unico fra gli dei dell’Olimpo che ama veramente l’uomo, perché gli permette, per un attimo, di annullare la propria individualità, e di abbracciare quell’oblio che è il solo in grado di liberarlo dalle costrizioni della ragione. Platone affermava che gli uomini erano simili agli animali, relegati ad una non vita, finchè non avrebbero raggiunto la vera conoscenza di sé stessi, che è scintilla divina. Forse è per questo che tra i soggetti di Amanda Lear spiccano cavalli al galoppo, allegoria della natura degli uomini, al tempo stesso frementi e concitati. Lasciarsi andare ai piaceri e alla gioia del vivere – e questo Amanda lo sa – a volte è necessario, per ritemprare le forze.

“La gente mi conosce unicamente come personaggio dello spettacolo e non sa quanto per me sia più importante l’arte, rispetto al trucco e ai costumi di scena. Lo spettacolo paga l’affitto, ma la pittura è la mia unica vera passione: dunque, mi definisco una pittrice che fa spettacolo. L’arte per me è una sorta di terapia, grazie alla quale riesco ad interpretare i miei sentimenti: angoscia, rabbia, speranza e desiderio sessuale, che esprimo attraverso l’uso di colori forti, accesi e violenti, quali il rosso, il giallo e il verde. Una tela vuota davanti ai miei occhi è sinonimo della libertà assoluta di espressione, quella di poter dare voce al mio mondo segreto.”

Così si è espressa Amanda Lear in un’intervista realizzata in occasione della recente esposizione di una sua personale a Modena presso Spazio House di Corso Canalchiaro a Modena. Amanda è apprezzata dal pubblico per la sua tagliente ironia e la sua forte personalità (da vera donna Scorpione d.o.c. ndr). Un’anima pulsante di vita che riesce a comunicare concetti e sensazioni articolate anche in una sola battuta. Ma Amanda non è solo questo. In lei da sempre, vive e si manifesta una vena artistica che l’ha portata a realizzare opere pittoriche esposte in prestigiose gallerie internazionali, da Rotterdam, Parigi, New York, a Berlino, Milano, Ginevra e Bruxelles. Amanda nasce pittrice; sa e sente che questa è la sua grande e vera passione. Il resto è a corollario della sua poliedrica natura.

 

 

Biografia

Amanda Lear è figlia di un inglese e di una esiliata russa. Studia arte a Parigi e negli anni ’60 si trasferisce a Londra. Durante questo periodo incontra alcuni tra i maggiori disegnatori, musicisti e artisti che appartenevano ai diversi circoli artistici da lei frequentati, le sue preferenze comprendevano principalmente il movimento surrealista e l’espressione del corpo, avendo studiato anche l’arte del mimo. L’incontro con Dalì nel 1965 cambia la sua vita. Nei successivi 15 anni diventa la sola amica, musa e confidente del grande pittore, vivendo nella casa dell’artista a Cadeques (Spagna). Benchè avesse dichiarato che una donna non avrebbe mai potuto dipingere, Dalì è stato il suo pigmalione permettendole di lavorargli accanto e insegnandole tutto quello che Lear conosce sull’arte e le sue tecniche, accompagnandola nei grandi musei del mondo e servendole da guida nella scoperta degli artisti con il suo personalissimo punto di vista. Conosciuta internazionalmente come cantante pop, divenne famosa quando la sua prima canzone entrò nelle hit parade internazionali, ma non per questo trascura la passione della sua vita: la pittura. Al  1980 risale la sua prima mostra a Rotterdam. Incoraggiata dal successo ottenuto e dall’interesse dei media, espone successivamente a Parigi, Berlino, Milano e Ginevra attirando l’attenzione dei grandi collezionisti europei.

Le piace ricordare che ha spettato 20 anni prima di avere la possibilità di esporre i suoi lavori ed è grata a Dalì per esserle stato amico e maestro. Oggi vive a Baux-en-Provence, in mezzo ai paesaggi amati da Van Gogh, dove la luce le ricorda Cadaques. Recentemente è stata decorata a Parigi dal Ministro della Cultura francese, Cavaliere delle Arti e della Cultura.

 
 
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