LUISA MONINI BRUNELLI
(PPD 2023)

Cecilia Gasdia

intervista di Cristina Bicciocchi

Luisa Monini Brunelli, Medico chirurgo, Presidente della Fondazione Giorgio Brunelli per la Ricerca sulle lesioni del Midollo Spinale Onlus, Specialista Ortopedico e primo aiuto in Chirurgia Ortopedica presso la Casa di Cura Privata Clinica San Rocco di Franciacorta, Ome. Nata a Pescara, dopo la laurea all’Università di Padova con voto 110 e lode, nel 1978 si specializza in Ortopedia e Traumatologia all’Università di Padova, Chirurgia della Mano e Igiene e Direzione Sanitaria all’Università di Modena, sempre con il massimo dei voti.
Ha svolto l’attività didattica di professore a contratto di Chirurgia della Mano presso la Scuola di Specializzazione in Pronto Soccorso e Terapia d’Urgenza dell’Università di Chieti e presso la Scuola di specializzazione in Ortopedia della Facoltà di Medicina dell’Università di Brescia e ha svolto attività professionale presso il presidio ospedaliero di Iseo e la Clinica San Camillo di Brescia.
Ha partecipato a numerose ricerche miranti a restituire l’innervazione a muscoli denervati per cause diverse. Una di queste ricerche, oggi di uso comune per la riparazione delle paralisi che non possono essere riparate con le tecniche classiche, è stata oggetto della sua tesi di specializzazione in Ortopedia e Traumatologia. Ha pubblicato 85 lavori scientifici su riviste italiane e straniere e un libro sulla “Semeiotica della Mano” (Aulo Gaggi Editore).
Per la collaborazione con numerose testate scientifiche e come membro del Comitato Direttivo di Responsabile dei rapporti con la stampa estera, ha vinto numerosi premi giornalistici per la divulgazione scientifica. Ha visitato e frequentato numerosi servizi di Ortopedia, Traumatologia e Chirurgia della Mano in tutti i continenti Europa, America, Asia, Africa e Australia. Ha ricoperto e ricopre incarichi importanti in associazioni quali: Rotary, Inner Wheel, Fidapa BPW Italy – BPW International.

Buongiorno dr.ssa Monini e ancora grazie per tutto il lavoro svolto in campo medico e nei confronti della ricerca scientifica. In questa occasione abbiamo la possibilità di ripercorrere insieme a Lei le tappe più importanti del suo percorso professionale partendo dalla sua specializzazione e dal rapporto mai interrotto anche con la città di Modena...
La città di Modena è stata la culla della Chirurgia della Mano e, ancora oggi, è un Centro di riferimento importante sia per la ricerca che per la clinica delle più importanti patologie e traumi che colpiscono questo mirabile organo. Basti ricordare che il logo della Società Italiana di Chirurgia della Mano è ispirato proprio alla Mano patente degli Istituti Ospedalieri di Modena che rappresenta la storia dell’ Assistenza ospedaliera modenese.

Sappiamo che una delle ricerche oggi di uso comune, dedicata a restituire l’innervazione a muscoli denervati, è stata oggetto della sua tesi di laurea...
Si tratta della neurotizzazione muscolare diretta, una tecnica microchirurgica che permette di riparare lesioni nervose altrimenti incurabili come quelle determinate da “avulsione” del moncone distale del nervo dal muscolo e che consente ai muscoli denervati di poter tornare ancora a funzionare con un delicato intervento che suddivide il nervo in diversi fascicoli che vengono inseriti nel muscolo stesso, attraverso microscopiche incisioni fatte il più ampiamente e profondamente possibile sì da coprire la più vasta area della zona interessata. Si riformano così nuove placche motrici e il muscolo, dopo alcuni mesi, torna alla sua funzione.
Preciso che questa è una spiegazione elementare e che questa tecnica microchirurgica è stata oggetto di studio di anni e che, una volta portata sui pazienti, ha dato ottimi risultati ed è oggi utilizzata di routine nei casi suddetti. Questo è stato lo studio della mia tesi di laurea discussa a Padova e con la quale mi sono laureata con il massimo dei voti e magna laude nel luglio del 1975.

Possiamo affermare quindi che nell’ambito dell’ortopedia e della microchirurgia sono stati fatti passi da gigante...
Assolutamente sì e questo prorio grazie alla microchiAssolutamente sì e questo prorio grazie alla microchirurgia portata in Italia da due personalità della chirurgia nazionale degli anni ‘60; due visionari che hanno cambiato il modo di operare, dal macroscopico al microscopico: il prof Ezio Morelli, chirurgo plastico di Legnano e il prof Giorgio Brunelli, chirurgo ortopedico di Brescia che, nel 1970, fondò a Brescia il Club italiano di Microchirurgia che poi si sarebbe trasformato nella Società Italiana di Microchirurgia.
Presso gli Spedali Civili di Brescia, Brunelli organizzò il 1° Corso teorico-pratico di Microchirurgia, 27 Corsi di Microchirurgia nervosa e vascolare nel corso degli anni a venire, 6 Corsi superiori di Microchirurgia.
In totale furono più di 1000 i chirurghi che si formarono ai Corsi di Microchirurgia di Brunelli.

La sua vita professionale l’ha portata in giro per il mondo a contatto con realtà sempre diverse.
Oltre alle capacità tecniche è stato molto importante per Lei approfondire anche l’approccio del rapporto medico/paziente...
Viaggiare insegna molto; molto più dei pur preziosissimi libri. Vedere con i propri occhi persone, situazioni le più diverse, le più improbabile ti apre mente e cuore.
E ti porta a riflettere, episodio dopo episodio, anno dopo anno, viaggi dopo viaggi, sui veri valori della vita; quelli sui quali bisogna contare davvero per affrontare le sfide più difficili e che ti consentono, allo stesso tempo, di amare ed accettare il prossimo per quello che è, al di là di tutto ciò che tu puoi fare per aiutarlo.
E, nella chirurgia, sono tante le occasioni che consentono di aiutare il prossimo perché quando torni a dare funzione ad un arto che l’ aveva persa o addirittura a reimpiantare un intero arto che era stato strappato durante un incidente; quando puoi fare qualsiasi atto per tornare a dare una speranza ed un sorriso alla persona che soffre, ecco che quello per un medico, è il momento più bello, che non ha eguali nella vita. Aiutare il prossimo. Siamo qui su questa terra per questo.

La Ricerca è fondamentale e va supportata con una divulgazione costante e continua perchè possa permettere a tutti di usufruire dei risultati ottenuti in tempi brevi. Lei come medico e divulgatrice scientifica è molto attenta a questo aspetto ed è stata più volte premiata per i suo impegno…
Mi sono spesso interrogata su quella che per me è sempre stata una vexata quaestio: come convivono in me queste differenti professioni? La risposta illuminante arrivò il giorno in cui, nella Sala Montanelli del Circolo della Stampa, a consegnarmi la targa-premio per la divulgazione scientifica venne, espressamente da Roma, il Premio Nobel Rita Levi Montalcini che, notoriamente, racchiudeva in sé il “ sapere” della grande scienziata e il “ far sapere” della grande comunicatrice.
La comunicazione è sempre stata parte integrante del mio bagaglio culturale di medico, consapevole dell’ importanza dei media come grandi alleati per diffondere tra la gente le notizie riguardanti la salute e i progressi della Scienza. Quel premio dunque mi rinforzò ancora di più nella convinzione della importanza di una corretta comunicazione scientifica, accessibile a tutti.
Ho avuto modo di apprezzare la profonda umiltà di grandi scienziati nell’ usare termini assai semplici per spiegare cose assai complesse a conferma di una grande verità e cioè che solo chi conosce e ama profondamente la Scienza può esporla e renderla comprensibile a tutti nella sua reale bellezza, sì che tutti alla fine possano avvicinarsi a lei senza timore ed, infine, amarla.

Ricordiamo che nella sua crescita professionale è stato un faro la figura del suo mentore e marito il Prof. Giorgio Brunelli al quale ha dedicato una Fondazione per la Ricerca sulle lesioni del midollo spinale...
Giorgio Brunelli per me è stato più che un faro, è stato il sole che ha illuminato la mia vita e non è mai più tramontato. Ancora oggi è così.
Il minimo che io possa fare è mantenere vivo il Suo ricordo portando avanti la sua Fondazione che io presiedo da 14 anni ma che Lui fondò 30 anni or sono.
Con i membri del CDA e del CTS, molti dei quali suoi ex allievi che oggi ricoprono importanti incarichi sia a livello Universitario che Ospedaliero, continuiamo a portare avanti progetti di ricerca volti a tornare a dare movimenti utili alle persone con para e tetraplegia.
La Fondazione è aperta all’ innovazione tecnologica che arricchisce e completa le tecniche neuro-microchrurgiche individuate dal prof. Brunelli per migliorare la qualità di vita dei tanti giovani colpiti da lesioni del midollo spinale.

Visto i tagli alla Santità che sono stati fatti in questi ultimi anni, Lei cosa auspica per il futuro della Medicina e della Ricerca?
Medicina e Ricerca vanno di pari passo; basti pensare alla recentissima pandemia da Coronavirus - Covid 19 che, in 2 anni, ha seminato milioni di morti nel mondo ma che è stata, in tempi brevissimi, sconfitta da un vaccino, frutto di una ricerca portata avanti per oltre 30 anni dalla scienziata ungherese Katalin Karikó e che ha permesso, in tempi brevissimi, di arrivare alla sintesi di vaccini anti-COVID-19 a RNA messaggero, permettendo così di salvare tante vite umane nel mondo ed aprendo la strada anche alla cura di altre malattie, come quelle tumorali. Per questa sua fondamentale ricerca e per la ricaduta che la stessa ha avuto per la salute della popolazione mondiale Katalin Karikó e Drew Weissman, suo collega, sono stati insigniti del Premio Nobel 2023 per la Fisiologia o Medicina.

 

 
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