Marco Polo - Celebrazioni per i 700 anni a Venezia

TRA LE INIZIATIVE LE MOSTRE A PALAZZO DUCALE A PALAZZO MOCENIGO E LA SALA DEDICATA DALL’ARTISTA CEN LONG

a cura di Laura Villani


“NON HO RACCONTATO NEANCHE LA METÀ DI QUELLO CHE HO FATTO E VEDUTO NEI MIEI VIAGGI, PERCHÉ SAPEVO CHE NON SAREI STATO CREDUTO”

Marco Polo, mercante ed esploratore nato a Venezia nel XIII secolo, dopo sette secoli è ancora e più che mai il riconosciuto simbolo, non ancora adeguatamente valorizzato in patria, di una personalità che si lega, in modo emblematico ed indissolubile, al ruolo della sua città natale, Venezia come porta commerciale e culturale tra Occidente e Oriente, stazione di partenza nel percorso della via della seta e delle spezie.
Marco Polo è il personaggio veneziano a cui l’Oriente riconosce un ruolo primario nel dialogo interculturale che ebbe un enorme impatto sul millennio a seguire. Anche ora, quando assistiamo a una accelerazione senza precedenti nella globalizzazione con rinnovato scambio esponenziale di genti, culture e commerci, Marco Polo rappresenta la capacità di andare oltre il proprio mondo alla conquista di nuovi possibili orizzonti, una conquista pacifica attraverso lo scambio e il reciproco apprezzamento delle diversità. Se l’Oriente ci insegna il rispetto e l’ammirazione verso il ruolo insostituibile di Marco Polo, Venezia ha l’obbligo morale di valorizzare anche in patria un personaggio veneziano con un posto nella storia ma al tempo stesso così contemporaneo.
Il veneziano Marco Polo (Venezia 1254 - 9 gennaio 1324) a 700 anni dalla sua morte rimane tuttora il più illustre e conosciuto personaggio che abbia viaggiato da Occidente a Oriente lasciandone ampia e documentata narrazione.  Marco Polo è celebre non solo per la sua straordinaria opera il Milione dove ha descritto in maniera attendibile gran parte dell’Asia ma anche per essere divenuto il supremo interprete della natura mercantile internazionale di Venezia. La fama e la gloria della Serenissima quale capitale commerciale dell’Occidente venne divulgata anche grazie a questo suo straordinario figlio che porta il nome del Santo protettore della città. I Polo attraversarono nei loro viaggi regni organizzati in modo diverso per aspetto culturale, militare, politico, artistico e religioso (cristiani, mussulmani confuciani, buddisti, taoisti, induisti) in un momento storico chiamato pax mongolica nel quale l’Asia, sotto il controllo di varie dinastie mongole tra loro imparentate, consentiva di viaggiare in modo sicuro in regioni fino ad allora non note. Marco Polo trascorsa l’infanzia a Venezia, restò orfano di madre e venne cresciuto dagli zii. Ricevette un’educazione consona al suo status, imparando a navigare, a far di conto (anche con valuta straniera) e a commerciare. Venezia nel 1200 era un crocevia incredibile di mondi diversi. La casa di Marco Polo occupava lo spazio dove ora si trova il teatro Malibran, non era un palazzo, ma una casa grande e ricca come si confaceva a una famiglia di mercanti benestanti che aveva in tessuti straordinari l’essenza dei propri commerci. Sembra che Milione sia l’abbreviazione di Emilione, ossia il soprannome che aveva la famiglia Polo. Membri del patriziato veneziano i fratelli Niccolò e Matteo Polo, padre e zio paterno ripartirono nel 1271 portandosi dietro Marco, probabilmente di 17 anni,  un viaggio attraverso l’Asia lungo la Via della seta fino alla Cina allora Catai, che durò 24 anni dal 1271 al 1295. Nel loro precedente viaggio in Cina avevano ricevuto da Kublai Khan una lettera per il pontefice, ora che dopo 33 mesi di sede pontificia vacante, finalmente il conclave aveva eletto il nuovo papa i tre si affrettarono a ritornare in Terrasanta, dove il nuovo papa affidò loro lettere per il Gran Khan, invitandolo a mandare suoi emissari a Roma. Per dare maggior peso a questa missione, mandò con i Polo, come suoi legati, due padri domenicani. Da quanto apprendiamo nel Milione, i tre Polo seguirono le varie tappe di quella che solo alcuni secoli dopo sarà chiamata la Via della Seta. A conclusione di questo viaggio, durato tre anni e mezzo, arrivarono nel Catai, Marco ottenne i favori di Kubilai Khan, divenendone consigliere e in seguito anche ambasciatore, imparando a conoscere la lingua e i costumi dei tartari, fu il primo a riconoscere e a coniare il termine porcellana. Onorato e investito di cariche governative, Marco per le sue missioni ufficiali si spinse in India, Yunnan, Tibet e Birmania lungo tragitti che ancora oggi presentano difficoltà. Rientrato a Venezia ricco e famoso, nel 1295 con una fortuna che investì nell’impresa commerciale di famiglia, sposò la patrizia Donata Badoer, dalla quale ebbe tre figlie. Aveva anche un’altra figlia nata prima del suo matrimonio con Donata.
Morì nel 1324 e venne sepolto nella Chiesa di San Lorenzo a Venezia. La sua salma e la sua tomba andarono distrutte dai saccheggi napoleonici.

IL MILIONE
Marco Polo fu il primo a redigere un dettagliato resoconto del viaggio in Estremo Oriente, che fu di ispirazione per generazioni di viaggiatori europei, tra questi Cristoforo Colombo che maturò l’idea di raggiungere le Indie grazie alle belle descrizioni dei palazzi coperti d’oro citati nel Milione e fino alla sua morte rimase convinto di aver raggiunto il Catai (Cina). Il Milione fornì informazioni essenziali sulla geografia dell’Estremo Oriente alla cartografia occidentale, in primis contribuendo alla compilazione del mappamondo di Fra Mauro (Biblioteca Marciana di Venezia). L’occasione per scrivere il Milione si presentò intorno al 1298 quando Marco Polo, che aveva partecipato alla battaglia navale tra veneziani e genovesi di Curzola, venne catturato e fatto prigioniero a Genova insieme a Rustichello da Pisa il quale lo scrisse sotto dettatura.
La versione giunta fino a noi sembra essere molto vicina all’originale perduto, si tratta di una vera e propria enciclopedia geografica in lingua franco veneta che riunisce le conoscenze essenziali sull’Asia alla fine del XII secolo.
L’opera che racconta i viaggi in Oriente di Marco Polo in qualità di mercante e ambasciatore fu un successo incredibile, trascritto e tradotto in molte lingue (sono attestati circa centocinquanta manoscritti) e, dopo la diffusione della stampa, ebbe un numero enorme di edizioni.
Un testo che fu di grande importanza nel diffondere in Occidente l’immagine dell’Oriente e la curiosità verso terre lontane all’epoca ancora avvolte nel mito.
Il centro del racconto è rappresentato dall’arrivo di Marco Polo alla corte del Gran Khan in Mongolia dove trova un mondo caratterizzato da una perfetta organizzazione statale e commerciale. L’interesse dell’autore, oltre a aspetti commerciali si concentra su usanze, superstizioni e riti religiosi dei popoli con cui entra in contatto soffermandosi curioso su particolari meravigliosi.

CEN LONG
Nell’anno di celebrazione dei settecento anni dalla scomparsa del più celebre viaggiatore da Venezia in Cina, Cen Long approda nella Serenissima per la quinta volta.
Due personalità così lontane nel tempo ma accomunate dal destino di vivere a lungo lontane dalla propria patria, nel caso di Cen Long per la sua decisione di vivere in patria ma in totale solitudine e con la volontà di dare con la pittura un messaggio di umanità, di tensione mistica interculturale e di ricordare il valore di inclusività culturale del viaggio, l’apertura, la curiosità verso la conoscenza e verso ciò che è altro da noi, in un’eco in perfetta sincronia anche con l’altra grande kermesse veneziana, la Biennale Arte 2024, dal titolo Foreigners Everywhere, Stranieri ovunque. A creare dei punti di collegamento tra Cen Long e Marco Polo a cui è dedicata una sala della mostra Seminare Speranza in corso a Palazzo Querini San Barnaba a Venezia, lo Yunnan di cui Marco Polo, su incarico del Gran Khan, fu  il primo occidentale ad averlo visitato e di cui il padre di Cen Long, riconosciuto genio della storia dell’arte, etnografia e antropologia, fu il primo a scoprire e a scrivere di particolari minoranze etniche. Minoranze in seguito oggetto di interesse anche del figlio.

I MONDI DI MARCO POLO A PALAZZO DUCALE
La mostra I mondi di Marco Polo il viaggi di un mercante veneziano, allestita nell’appartamento del Doge a Palazzo Ducale a Venezia e organizzata nell’ambito delle iniziative promosse dal Comune di Venezia e dal Comitato Nazionale per le Celebrazioni dei 700 anni della morte di Marco Polo, presenta il celebre veneziano e il resoconto del suo lunghissimo viaggio, come guida all’Oriente.

I COSTUMI DI MARCO POLO A PALAZZO MOCENIGO
I costumi originali del film di Montaldo di Enrico Sabbatini patrimonio della RAI, utilizzati per la serie televisiva del 1982 trasmessa in 46 paesi costituisce un primato di valore storico essendo la prima collaborazione tra una televisione occidentale e una cinese. Maria Bellonci, autrice di una traduzione in italiano moderno de il Milione, scrisse il testo della sceneggiatura. Ideale l’inserimento della mostra nel palazzo dove gli elementi del patrimonio artistico rococò di ispirazione cinese quali i mobili laccati sono un perfetto contrappunto. Il gusto Chinoiserie che ebbe un suo famoso centro a Venezia, soprattutto per la lacca, produsse elegantissime porcellane, lacche, sete ricamate, mobili, argenterie e tappezzerie, ma anche pittura e elementi di architettura in cui a motivi cinesi erano mescolati motivi barocchi e rococò.
Un Marco Polo da ricordare e valorizzare per la curiosità e l’apertura mentale da vero viaggiatore, e per la capacità di rendere concreta l’Asia, fino ad allora luogo immaginifico e la Via della Seta, un itinerario percorso tappa per tappa tanto da influenzare la cartografia dell’epoca. Marco Polo seppe portare l’Oriente in Occidente e viceversa, descrivendo l’eccezionalità di ciò con cui entrava in contatto.

I Polo attraversarono regni e potentati politici e militari, mondi culturali, artistici e religiosi diversi in un momento storico nel quale l’Asia era sotto il controllo dei Mongoli, fatto che permise ai Polo di viaggiare in modo sicuro lungo strade fino ad allora poco note. La celebrazione a sette secoli di distanza temporale è l’occasione per raccontare l’incredibile vita di Marco Polo, la sua sete di conoscenza, la spinta verso il confronto, la curiosità, la volontà di scoprire nuove prospettive e altri modi di vivere e, soprattutto, di condividere poi tutto questo.

SEMINARE SPERANZA DI CEN LONG DEDICATA A MARCO POLO
L’etnia Sui è una delle 56 minoranze etniche della China ufficialmente riconosciute dalla Repubblica Cinese.
Il padre di Cen Long, il professore Cen Jia Wu è considerato il pioniere degli studi su l’etnia Shui.
I Miao un gruppo etnico che dopo la presa del potere dei comunisti nel Laos nel 1975, in gran numero si stabilì negli Stati Uniti, in Francia e in Australia sono stati i soggetti di scritti e dipinti di Cen Long  ad esempio nel caso  di “Uomo di Bia Sha, etnia Miao” e “Nonna e nipote di una famiglia Miao”.
La storia dei burlaks cinesi risale ai tempi antichi con i primi riferimenti letterari che risalgono alla Dinastia Song. I dipinti di Cen Long ritraggono le persone e i paesaggi della regione in cui vivono.

 
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