L'Unione europea ha dedicato l'attenzione quest'anno alla promozione delle pari opportunità e alla lotta contro le discriminazioni per sensibilizzare i cittadini europei sui vantaggi della diversità - risorsa e non problema - e per sensibilizzarli sul loro diritto a godere di un uguale trattamento e di una vita priva di discriminazioni determinate dal sesso, l'origine etnica, la razza, l'handicap, l'orientamento sessuale, la religione o le convinzioni personali.
A tal proposito, le Consigliere di parità della Provincia di Modena hanno partecipato il 03 maggio 2007 a Roma all’evento nazionale dell’Anno europeo delle Pari Opportunità per Tutti organizzato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ministero per i Diritti e le Pari Opportunità. L’iniziativa, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ha visto la partecipazione e gli interventi del Presidente del Consiglio, Romano Prodi, del Commissario europeo per l’Occupazione, gli Affari sociali e le Pari opportunità, Vladimir Spidla, della Ministra per i Diritti e le Pari Opportunità, Barbara Pollastrini e della Vice Presidente della Camera dei deputati, Giorgia Meloni. Il programma prevedeva oltre i citati interventi della mattinata, tre focus group-workshop, dedicati ai temi: “Diritti umani“, “Crescita, equità, lavoro” e “Europa, cittadinanza e convivenza” coordinati da rappresentanti delle Istituzioni.
Tali lavori sono stati occasione di dibattito per discutere con Ministri, Sottosegretari, Parlamentari, rappresentanze della società civile, esponenti delle forze sociali, del mondo associativo, della cultura e dell’informazione, al fine di accogliere stimoli, idee, sollecitazioni da chi pensa e opera su tali ambiti, fondamentali per la crescita culturale e civile della nostra comunità.
In tale ottica, le Consigliere di parità reputano opportuno riportare alcuni passi della relazione della Ministra per i diritti e le pari opportunità, Barbara Pollastrini.
“Il 2007 è l’Anno Europeo delle pari opportunità per tutti. E aggiungo subito io, in primo luogo per le donne.
Nel rispetto delle indicazioni dell’Europa il Governo poteva darne varie interpretazioni.
Nel nostro caso le scelte di fondo sono state due. Due scelte condivise da tutti i ministri, le ministre e arricchite dai loro programmi importanti e creativi.
La prima scelta è stata fare del 2007 un volano: una gara di progetti nelle e con le Regioni, Province, Città per promuovere una ventata di freschezza, di cultura del rispetto delle persone, di ogni colore, appartenenza, età, genere, orientamento sessuale.
La seconda scelta è mettere a punto un programma d’urto efficace per l’inclusione, l’uguaglianza di partenza, il riconoscimento dei meriti. Un programma che trova una premessa nella sicurezza e nella la libertà delle persone.
Questi sono anche i tratti della missione a cui si ispira il Ministero dei diritti e delle pari opportunità.
Essere un radar tra corazzate più potenti, ma un radar che aiuta a vedere le donne e gli uomini del Paese per ciò che sono e che chiedono.
Qualche giorno fa Dacia Maraini ha invitato a non dimenticare Hina, la ragazza pachistana uccisa perché voleva essere una donna libera, senza per ciò rinunciare alle sue radici.
E’ giusto. Non possiamo dimenticare lei e le altre come lei.
C’è un libro nero che nessun governo, nessun parlamento, nessuna democrazia può rimuovere: ed è il libro nero dei diritti umani delle donne nel mondo. E con esso l’odiosa sopraffazione verso bambini e bambine.
Ecco, vorremmo un anno europeo che lasciasse traccia di sé per la promozione ovunque (dalla famiglia alla scuola, dall’impresa all’immagine delle donne) di una cultura della non violenza, dell’amore per la vita, della tolleranza, del rispetto delle differenze e della legalità.
L’ho ripetuto spesso in questi mesi: nel mondo è in corso una guerra di vecchi e nuovi fondamentalismi per il dominio sulle donne e sul loro corpo.
E allora questo 2007 sarà un anno ben speso se sapremo costruire piattaforme comuni in Europa per affermare la cultura della prevenzione, la lotta a soprusi e disuguaglianze inaccettabili, e contro ogni discriminazione.
Per fortuna non siamo fermi. L’Italia sta guadagnando autorevolezza come capofila per la moratoria contro la pena di morte. Siamo apprezzati per una presenza in aree di guerra volta al dialogo, agli aiuti alle popolazioni e alla pace. Stiamo investendo risorse contro aids, fame e malaria.
Nel nostro Paese va sostenuto il programma contro la tratta e le mutilazioni genitali. C’è un dato, vedete, che inchioda le coscienze.
In Europa e in Italia le donne tra i 15 e i 50 anni muoiono più a causa di violenze che per malattie o incidenti. E ciò avviene nella maggior parte dei casi in famiglia o per mano di persone conosciute.
Anche per questo stiamo costituendo l’Osservatorio contro la violenza. Anche per questo è in discussione alla Camera. il disegno di legge del Governo. Spero che venga migliorato o cambiato dove serve. Ma spero che il Parlamento, con una larga maggioranza e in tempi brevi, possa dare al Paese una sicurezza in più in termini di prevenzione, tutela delle vittime e certezza della pena.
Ormai si sa, le ragazze corrono come frecce, studiano in tempi più brevi e con esiti migliori. Si tengono per mano col loro coetaneo. Ma al momento del lavoro si sgretola il muro della fiducia e prende forma quello delle chiusure, delle opacità e dei ricatti.
Oggi le donne, i giovani, fotografano l’Italia. Le nostre chance. I nostri handicap.
Hanno il volto di Giovanna, bambina di 15 anni morta bruciata insieme a una donna di 40 anni qualche mese fa mentre cucivano materassi in un sottoscala del salernitano.
Hanno il volto di tante donne che desiderano un figlio e rinviano quel momento perché non ce la fanno. Ma hanno anche il volto di tante giovani donne che nei laboratori scientifici, nelle professioni, nel fare impresa o nello sport come è avvenuto l’altro ieri, esplodono coi loro talenti.
Quindi potenzialità enormi e problemi antichi convivono. Siamo un Paese dove il dinamismo sociale è bloccato, i ragazzi vivono in famiglia oltre il lecito, si leggono pochi libri, e sono pochi i laureati, si è allargato il differenziale tra stipendi di donne e uomini, gli asili nido coprono il 7% del fabbisogno e pensionati, lavoratori di un tempo, faticano a tirare avanti. Siamo al settantesimo posto per numero di elette.
Ed è un bel banco di prova per i tavoli sulla concertazione scegliere se iniziare a voltare pagina o continuare con qualche aggiustamento.
Ecco perché dico grazie a quanti hanno aperto un confronto, come ha voluto il direttore De Bortoli, sulla partecipazione al lavoro delle donne come leva di innovazione e crescita del Paese. L’Italia è maglia nera in Europa per numero di occupate. Al Sud siamo 20 punti sotto la media europea. Se continuasse così tutto il Paese non avrebbe una ripresa stabile e correrebbe rischi evidenti nella competizione.
Gli innovatori oggi si collocano su questa frontiera. Quella delle pari opportunità.
A partire da quei diritti di cittadinanza fondamentali come il sapere e un lavoro nei dritti. Tutti: anche quello alla maternità. Perché due stipendi in casa, significa più consumi, più lavoro indotto, più sicurezza. E aggiungo, un aumento del Pil. Il Governatore della Banca d’Italia ha preso parola su questo.
Così il Presidente del Consiglio. E, nel suo discorso solenne di fine anno, il Capo dello Stato.
Eppure io so che non basterà. Ci sono montagne da scalare in termini di mentalità, condivisione di un’idea di futuro, dei tempi e degli orari, di modernità.
Ecco perché parlo di un piano pluriennale straordinario, di misure d’urto da sperimentare. Saranno molti i tasti da toccare: incentivi alle aziende, leva fiscale, formazione. L’unica cosa che non si può fare è stare fermi.
All’inizio di questo secolo la grande chance per rideclinare il progresso è questa.
L’investimento sulla persona, sulla sua autonomia, sulla sua responsabilità, sulla liberazione delle sue risorse creative e solidali. Sul premio alle capacità e all’impegno. Sull’esempio che deriverebbe da classi dirigenti selezionate sui meriti e l’onestà. Anche da tutto questo uno spirito civico condiviso.
Rientra nelle pari opportunità una idea di crescita che tiene insieme democrazia a economia. In cui diritti umani, civili, sociali sono centrali. I diritti dei portatori di disabilità, di malati, di anziani e migranti, di chi soffre di malattie dell’anima, i diritti a un ambiente tutelato, a decidere delle
terapie di non accanimento nel momento più drammatico della vita, sono questioni e doveri di tutti.
Ma certo alle istituzioni e alla politica spetta una responsabilità in più. E’ quella di non inseguire ma di anticipare. E spesso - mi rivolgo a tutti gli schieramenti, anche al mio – la politica non ci è riuscita.
Se siamo qui oggi, con una presenza trasversale anche agli schieramenti politici di donne e non solo è perché il problema della credibilità della politica e della democrazia in Italia riguarda ognuno.
E’ in corso un confronto sulla riforma elettorale. Non sta a me entrare, in questa occasione, nel merito se non per dire che ogni riforma dovrà avere tra le sue premesse la piena applicazione dell’articolo 51 della Costituzione. Modifica proposta dal centrosinistra e approvata a larga maggioranza col centrodestra.
Almeno per quanto mi riguarda il governo non starà a guardare.
Avanzeremo proposte di regole mirate e transitorie per dare alle donne lo spazio che meritano nelle carriere, nelle nomine, nelle liste. Perché partecipazione al lavoro, trasparenza nelle carriere fino ai punti più alti, presenze nelle istituzioni, nuovi strumenti di pari opportunità per tutti sono facce della stessa medaglia.
E sarebbe un bel segnale se quest’anno europeo, mi rivolgerò alla Presidenze di Camera e Senato, si concludesse con la costituzione della XV commissione permanente di Camera e Senato per i diritti e le pari opportunità.
Sono certa che anche così si è al servizio della parte migliore del Paese, di chi non rinuncia a sperare, a impegnarsi, che tra i diritti fondamentali di ogni essere umano debba esservi la certezza della propria dignità, autonomia, libertà e su questo investe una parte della propria responsabilità.”.
In qualità di Consigliere di parità possiamo rilevare che da tale discorso emerge chiaramente la necessità di adottare tutte le misure necessarie, volte ad eliminare ogni forma di discriminazione, perché equivale a contribuire a realizzare una società più giusta, una società concretamente democratica, una società dove vengano garantiti pari diritti di cittadinanza, pari opportunità, eguaglianza nei diritti, armoniosa collaborazione e solidarietà tra i sessi. E’ al divieto di ogni forma di discriminazione a causa di fattori, quali: la razza, l’età, la lingua, l’etnia, la cultura, la religione, l’handicap e il sesso, è alla tutela della dignità della persona e del lavoro che si ispirano i principi fondamentali della nostra Carta costituzionale, la legislazione europea e la Carta dei diritti fondamentali dell’uomo. E’ sotto la spinta fondamentale di direttive e raccomandazioni europee che sono state introdotte nel nostro ordinamento leggi significative di contrasto alle discriminazioni e finalizzate alla promozione di azioni positive, tese al raggiungimento di un riequilibrio della presenza di uomini e donne in tutti gli ambiti della vita sociale, a partire da quello del lavoro. Contribuire a realizzare la democrazia sostanziale significa agevolare l’applicazione delle normative recepite nel nostro ordinamento, significa diffonderne la conoscenza ed avere come obiettivo un modello di società organizzata sulle esigenze della famiglia, degli uomini e delle donne, dei bambini e degli anziani, delle donne madri, mogli, figlie.
Ciò presuppone una rivoluzione culturale, un abbattimento delle barriere dei pregiudizi e delle ironie, che ancora permangono in troppi ambienti e in larghissimi strati della nostra società, attorno alle tematiche delle pari opportunità. L’obiettivo della realizzazione dell’uguaglianza sostanziale tra tutti i soggetti, uomini e donne, richiede un percorso di impegno costante da parte di tutti: istituzioni, organismi di parità, associazioni di genere, organizzazioni sindacali ed imprenditoriali..
Le Consigliere di Parità (D.M. 20-03-2006 G.U. n.76 del 31-03-2006) Provincia di Modena
Servizio Politiche del Lavoro - Via Delle Costellazioni n. 180 - 41100 Modena
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