GLI SCATTI DI SHEILA MCKINNON RESTITUISCONO COLORI E SUGGESTIONI DI PAESI DEL NORD E DEL SUD DEL MONDO INSIEME A VOLTI DI BAMBINI, DONNE, ADOLESCENTI CHE VIVONO SENZA QUEI DIRITTI DICHIARATI ORMAI DA TEMPO COME IMPRESCINDIBILI. L’ATTENZIONE DELLA FOTOGRAFA CANADESE SHEILA MCKINNON, DA MOLTI ANNI RESIDENTE IN ITALIA, NEGLI ANNI SI È CONCENTRATA SEMPRE DI PIÙ SU TEMATICHE SOCIALI E CON LA SUA SENSIBILITÀ HA DATO VOCE A COLORO CHE - PER DIVERSI E MOLTEPLICI MOTIVI - VOCE NON HANNO.
Negli ultimi anni i suoi scatti hanno immortalato i volti che popolano Oriente e Africa, le difficili e precarie situazioni di chi vive nei cosiddetti paesi del Terzo Mondo. Da qui è nato “INVISIBLE WOMEN”, mostra itinerante di ritratti di donne realizzata a fianco di AIDOS, Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo. “INVISIBLE WOMEN” è stata scelta dal ministro Stefania Prestigiacomo per essere presentata anche al G8 Ambiente svolto a Siracusa nell’aprile del 2009, e allestita nella suggestiva piazza del Duomo di Ortigia. La BBC ha presentato, in un’azione informativa, il catalogo “INVISIBLE WOMEN”: come ritorno Sheila ha ricevuto moltissimi messaggi da tutto il mondo.
Oltre ad AIDOS, ha realizzato servizi fotografici in paesi del Sud per organizzazioni umanitarie tra cui UNICEF, FAO, Sant’Egidio, Africare. Ha lavorato come fotografa e giornalista per molte testate europee e nord americane come The New York Times, Newsweek, The International Herald Tribune, Die Welt, Beaux Arts Magazine, Wellesley Magazine e la rivista ELLE di Spagna e di Ungheria. In Italia ha collaborato con La Repubblica, Il Messaggero, Corriere della Sera, L’Espresso, Panorama, Gente, Weekend Viaggi e altri periodici.
Nel 2006 ha accompagnato e fotografato Roberto Bolle, ambasciatore UNICEF nel suo viaggio in Sudan. Nel 2007 e 2008 ha documentato le iniziative di AIDOS in Siria, Nepal, Burkina Faso e in India dove ha realizzato le fotografie del progetto di scolarizzazione per le bambine e ragazze degli slum di Calcutta. Insieme a UNICEF Italia nel 1999 ha realizzato “ON THEIR SIDE”, foto di bambini e bambine in tantissimi paesi per raccontare i loro diritti. La mostra è stata ospitata inizialmente al Palazzo delle Esposizioni di Roma poi divenuta itinerante nelle principali città d’Italia. Le è stato conferito il Premio Profilo Donna nel 2006.
Sul sito personale www.sheilamckinnon.com è possibile visitare una selezione di scatti e video delle sue personali.
Sheila, scorrendo le sue fotografie viene da pensare che per lei non si tratti semplicemente di lavoro, ma che per comunicare un messaggio con tale chiarezza deve avere compiuto un viaggio prima interiore poi professionale: come è cambiata negli anni la percezione che ha del suo lavoro?
«Una bella domanda! Spero che la percezione del mio lavoro sia cambiata in meglio così come molte dimensioni della mia vita… Lavoro da tanti anni nei paesi in via di sviluppo e ho sempre sentito un grande interesse e fascino per due cose: i volti delle persone all’interno dei loro ambienti e il colore. Questi interessi non sono cambiati ma ora cerco di vedere qualcosa di più dentro gli occhi e dietro i volti delle persone.
Per quanto riguarda il “colore”, ultimamente sto allargando la gamma di quello che mi affascina.
Ora forse capisco di più e sono molto meglio informata e ritengo importante il contenuto “sociale” delle mie immagini: mi rendo conto e apprezzo sempre di più il fatto che le differenze fra le persone dei vari continenti e delle varie culture sono molto minori delle cose che si assomigliano. In tanti casi abbiamo molto da imparare da loro».
Come si prepara quando deve mettersi in viaggio per paesi del Terzo Mondo con la missione di documentare progetti di organizzazioni umanitarie?
«Cerco di portare con me una grande curiosità e apertura per apprezzare tutto quello che non pensavo o immaginavo di “vedere” o “sentire” - le tante sorprese - e di restare sempre flessibile di fronte ai cambiamenti anche piccoli nei tanti incontri programmati e anche fuori programma. La vita ovunque è sempre fuori programma, sempre fluida… e cerco di accogliere tutto quello che mi arriva».
Bambini e donne sono i protagonisti degli ultimi servizi: come stabilisce il contatto con i soggetti che intende fotografare?
«Sorrido e sorrido di nuovo. Con i bambini è sempre facile - basta dimostrare una vera curiosità e interesse. Cerco di restare osservatrice gradita mentre mi fanno vedere come si svolgono i loro giochi. Qualche volta la mia semplice presenza con i capelli e la carnagione chiari (che non hanno mai visto prima) è un’occasione per tante risate… ma prima, perché non vogliono offendermi, devono percepire che anch’io posso ridere di me stessa! Le donne sono curiose quanto me e benché normalmente non possiamo comunicare tramite la parola, c’è di frequente un “dialogo” bellissimo con i gesti delle mani e degli occhi.
Cerco di sorridere soprattutto quando incontro delle persone gravemente malate. Loro, prima di tutti, vogliono essere riconosciute per la loro parte bella e sana imprigionata dentro il corpo ferito».
Nel progetto che sta ultimando in collaborazione con AIDOS, BORN INVISIBLE presto itinerante, dà voce a ragazze invisibili a cui è negata l’età dell’adolescenza, quale speranza è possibile dare loro?
«Per fortuna il mondo inizia a rendersi conto che le giovani donne, le adolescenti, sono terribilmente a rischio. Una crescita, uno sviluppo naturale con la protezione della famiglia e la possibilità di andare a scuola sono purtroppo negati a milioni e milioni di ragazze. Inoltre, queste giovani donne sono quasi “invisibili” e spesso proprio nascoste. I motivi sono tanti e solo di recente si cerca di affrontare con più forza questo grande problema. Ne parlerà Daniela Colombo, presidente di AIDOS, nel catalogo della mia nuova mostra BORN INVISIBLE».
Quali risposte e messaggi hanno suscitato la mostra e il catalogo INVISIBLE WOMEN?
«Tanti e bellissimi messaggi. Sia dall’estero che dall’ Italia. Ho ricevuto tante e-mail da chi ha visto il programma della BBC e ha visitato il mio sito. Mi hanno ringraziato con entusiasmo, forse perché le foto sono “facili” da capire e apprezzare e rendono dignitosi i gesti di tutti i giorni in tutto il mondo».
Le sue fotografie sono state pubblicate in approfonditi servizi da diverse testate straniere come recentemente è avvenuto su ELLE Spagna e ELLE Ungheria per INVISIBLE WOMEN. L’editoria italiana come risponde al bisogno di comunicare un messaggio sociale chiaro e riflessivo?
«La mia collaborazione con varie ONG e organizzazioni delle Nazioni Unite mi ha fatto capire che in Italia la comunicazione di messaggi sociali è particolarmente difficile. Con poche eccezioni, la stampa italiana non ha molta voglia di raccontarli. Sembra che preferiscano raccontare solo lo scandaloso o il frivolo! E le riviste femminili in generale rimangono strettamente nei parametri della moda - meglio se di grande lusso. Forse ogni tanto una scappatella in un altro campo sarebbe apprezzata dai loro lettori.
Naturalmente quello che è estremamente preoccupante in Italia è il modello trasmesso della televisione alle giovani donne. Lì imparano che il successo arriva solo attraverso un corpo piacente e un uomo potente. Peccato, le donne italiane hanno ereditato una grande capacità nell’organizzare e dirigere le loro famiglie e qualcuna di loro ha saputo trasferire questi talenti alla guida di società e industrie. Ora cosa succederà alle giovani donne e adolescenti di oggi? Quale immagine avranno e daranno di loro stesse, quali le loro prospettive per il futuro?»
Le prossime tappe delle sue personali?
«Un segreto!».
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