Riconosciuta in più occasioni e da più parti dalla stampa nazionale (Sole 24
ore, Corriere della Sera, Il Giornale, Libero, Secolo XIX) come professionista
d'eccellenza e segnalata da anni tra le donne più importanti e influenti del
paese, Cristina Rossello è consigliere di amministrazione in diverse imprese
italiane, esponente di gruppi aziendali e importanti multinazionali.
Segretario del Patto di Sindacato di Mediobanca SpA ne rappresenta il diritto di voto da
oltre quindici anni. Savonese di nascita, si divide tra gli studi di Roma,
Milano e Bruxelles. Cassazionista, svolge attività di contenzioso giudiziale
societario, arbitrati e importanti procedimenti speciali con Autorithy (AGCOM,
AGCM, ConSoB, Banca d'Italia). Avvocato di diritto commerciale, diritto
bancario, diritto dei valori mobiliari, ha ideato e condotto numerose operazioni
societarie per aggregazioni bancarie e per imprese produttive. Ha partecipato ai
lavori preparatori di riforme legislative in materia di diritto civile,
commerciale, societario e sportive per le Commissioni del Senato e della Camera
dei Deputati. Docente al corso di perfezionamento in Diritto Sportivo e
Giustizia Sportiva della Università Statale di Milano. Attiva in associazioni e
fondazioni per la promozione e lo studio di documenti storici e libri antichi,
nonché di scoperte archeologiche di particolare pregio, è promotrice e
sostenitrice di interventi di solidarietà per anziani, donne in difficoltà e
poveri e fra le attività in quest'ambito prevale quella a sostegno della memoria
della prozia, Benedetta Rossello, divenuta Santa Maria Giuseppa Rossello,
fondatrice dell'Ordine Religioso delle Figlie di Nostra Signora della
Misericordia. Ha ricevuto il Premio della Regione Liguria nel 2007 e Profilo
Donna nel 2009 di eccellenza. Riconoscendo da sempre l'importanza della
valorizzazione dell'impegno al femminile si è fatta promotrice per la sua città,
Savona, del Premio Profilo Donna Junior.
Cristina Rossello, come vive i Suoi incarichi prestigiosi e la Sua professione
di avvocato una donna come Lei, all'apparenza (ma evidentemente solo
all'apparenza) "timida e riservata"?
«La riservatezza è una costante sia nella professione sia nella vita privata.
Senza il necessario riserbo la professione che svolgo non sarebbe condotta con
quei criteri di probità, di dignità e di decoro che si riflettono
necessariamente sulla reputazione. Un comportamento consono al rigore imposto da
certi incarichi è naturale. In caso diverso, sarebbe compromessa la mia immagine
e quella della classe forense cui appartengo.
Il riserbo è un dovere e non ha limiti temporali, è per sempre. Non si tratta
quindi di una qualità eccezionale ma di una caratteristica che dovrebbe essere
comune a tutti noi avvocati, da assicurare sempre, anche nei confronti degli exclienti,
sia per l'attività giudiziale che stragiudiziale e anche nei confronti
di colui che si rivolga all'avvocato per chiedere assistenza anche quando il
mandato non è accettato. Questa è una mia costante ed è una regola che impongo
anche al mio "entourage". L'avvocato è tenuto infatti a chiedere il rispetto del
segreto professionale anche ai propri collaboratori e dipendenti e a tutte le
persone che cooperano nello svolgimento dell'attività professionale. Questa mia
condotta di vita può darsi che venga anche interpretata come una forma di
timidezza ma in realtà si tratta solo di fermezza e rispetto per le persone di
cui mi occupo, per la cui tutela nutro una forma di naturale protezione e di
spontaneo riserbo».
Lei ha partecipato a lavori preparatori di riforme legislative in materia di
diritto civile, commerciale, societario e sportivo per le Commissioni del Senato
e della Camera dei Deputati, conoscendo da vicino anche il mondo politico. Quali
sono le riforme più significative di cui si è occupata o si occupa?
«Ho avuto la fortuna di poter partecipare, a vario titolo, al formarsi del
dibattito sulle riforme nell'ambito del diritto civile commerciale e sportivo
più significative del Paese negli ultimi quindici anni, ad esempio per il mondo
societario ho potuto assistere ai lavori del testo unico della Finanza, che ha
modernizzato l'intero sistema di governo delle società con titoli quotati,
rappresentando una prima forma di cambiamento delle regole societarie contenute
nel codice civile del 1942, ho partecipato ai lavori della riforma del 2003, ho
potuto accedere alle commissioni per la riforma del processo civile e ho seguito
attivamente il dibattito formatosi intorno alla recente riforma del diritto
societario, ancorché deludente sotto molti profili. Stesso discorso per il mondo
sportivo con le prime proposte sulle misure antiviolenza, sui primi interventi a
livello internazionale in merito al doping e alla tutela della salute nelle
attività sportive e sui provvedimenti di carattere economico e giuridico
principali nel mondo sportivo, dalla legge di riordino del Coni ai primi timidi
tentativi di riforma del calcio. Ci sarebbe e c'è ancora molto da fare.
Personalmente per quanto riguarda le tematiche di riforma familiare e societario
attualmente sto lavorando a importanti progetti di riforma sulla quota
legittima, sulla porzione disponibile, sugli accordi prematrimoniali e sui patti
di famiglia, specie riguardo al passaggio generazionale».
Proprio a questo riguardo, nella vita delle imprese di ogni dimensione, il
passaggio generazionale nell'ambito della famiglia proprietaria rappresenta un
momento cruciale che si riflette sulla continuità dell'azienda con conseguenze
su tutti i soggetti a vario titolo interessati ai risultati dell'impresa:
investitori, dipendenti, finanziatori, collaboratori, fornitori, clienti,
amministrazione fiscale. È questo un settore nel quale opera da anni. Quali sono
gli ultimi aggiornamenti su questo tema?
«La continuità dell'impresa produce vantaggi per l'imprenditore e per la
collettività, nella misura in cui contribuisce a: stabilizzare le previsioni di
risultato, favorendo le politiche di investimento, il rimborso dei finanziamenti
e il mantenimento dell'occupazione; massimizzare il numero di operatori
economici efficienti, stimolando la domanda e l'offerta, in regime di
concorrenza; ridurre il rischio che numerose aziende vengano meno, con gravi
conseguenze per l'intero paese.
La continuità dell'impresa dipende dalla permanenza di una gestione unitaria e
competente che, in caso di passaggio generazionale, può essere messa in
discussione dal coinvolgimento nella proprietà dell'azienda di familiari non
interessati a mantenere il proprio investimento nell'azienda, di familiari
incapaci o di familiari in contrasto tra loro.
Secondo i dati dell'ultimo decennio della Commissione europea circa un terzo
delle imprese europee ha dovuto, deve, o vorrà affrontare le problematiche
relative al cambiamento della proprietà e all'avvicendamento generazionale. Ecco
perché diventa impellente lo studio e l'introduzione di apposite norme che
tengano conto delle peculiarità dell'impresa familiare e ne salvaguardino
l'integrità, anche di fronte al rischio di controversie in sede di divisione
dell'eredità o di rotture dei legami familiari per separazioni o divorzi».
Quali sono le misure più idonee da adottare o adottate al riguardo?
«Al fine di garantire l'adeguatezza del capitale e la continuità della gestione
delle imprese è opportuno intervenire sulla disciplina che regola la
trasmissione delle partecipazioni sociali e della stessa azienda familiare,
nelle ipotesi di successione e di scioglimento del matrimonio.
Il nostro diritto positivo ha già fatto un primo passo per evitare il
frazionamento di determinati beni e di favorire la continuità imprenditoriale,
introducendo il concetto del patto di famiglia, anche se la formulazione non è
ancora proprio la più felice.
Anche la prassi ha già manifestato una certa propensione per la pianificazione
anticipata della successione dell'imprenditore, favorendo l'erede più capace
attraverso strumenti e processi dedicati quali trust, holding di famiglia,
family buy out. Ora può diventare molto interessante il progetto di legge di
riforma delle fiduciarie, per il quale pende un disegno al Senato.
Non sono mancate inoltre le proposte di regolamentare la trasmissione delle
piccole e medie imprese, o di abolire la successione necessaria.
In aggiunta, contestualmente alla riforma della successione necessaria, è stato
proposto di introdurre nel nostro ordinamento i patti prematrimoniali,
consentendo ai coniugi di regolamentare i loro rapporti patrimoniali prima del
matrimonio.
La successione è solo un aspetto del problema: una soluzione compiuta richiede
appositi interventi anche nelle ipotesi di matrimonio, separazione e divorzio,
per tutelare pienamente la famiglia e l'azienda.
Prendendo atto della ineludibile tendenza all'aumento delle separazioni e dei
divorzi e del fatto che spesso i litigi più acuti in tali processi, con danni
talvolta irreparabili per l'educazione della prole, originano proprio dalle
questioni economiche, i tempi sarebbero maturi per introdurre nel nostro
ordinamento i patti prematrimoniali allo scopo di: ridurre il grado di
litigiosità in caso di crisi coniugali; favorire il coniuge più debole, che
viene salvaguardato a partire dal momento in cui si sposa; ad esempio, inserendo
clausole aventi natura solidaristica, idonee a offrire una adeguata garanzia
alla donna non lavoratrice, anche nella prospettiva della maternità;
salvaguardare la continuità dell'azienda di fronte all'eventualità di una crisi
coniugale.
In tal modo, sarebbe anche possibile evitare ripercussioni negative dall'impresa
alla famiglia, e viceversa, attraverso una riforma organica - la previsione
degli accordi prematrimoniali e la modifica della quota di legittima - che
garantisca gli interessi della famiglia, dell'impresa e della collettività, nel
rispetto dei principi costituzionali e dell'ordinamento europeo.
Lo sforzo di proporre tali revisioni si configura in definitiva come una
opportunità in più consentendo, nel caso della riduzione della legittima,
all'imprenditore una ragionata assegnazione del patrimonio imprenditoriale e,
riguardo ai patti prematrimoniali, la realizzazione di un accordo che favorisce
un positivo progetto di vita».
Settore nel quale lei opera è il mondo delle banche e della finanza. In questa
fase delicata che sta vivendo il nostro Paese, quali sono i segnali per far
fronte alla profonda crisi dei mercati che arrivano dal settore finanziario?
«Posso risponderne dal punto di vista della regolazione degli eventi e dei
fenomeni. È allo studio una revisione delle regole sotto tutti i profili e sul
piano mondiale. Non si tratta soltanto di una rivisitazione relativa ai compensi
ai banchieri ed agli operatori finanziari, dal punto di vista strutturale e
temporale, che forse è il tema più conosciuto e diffuso dai media, ma di un vero
e proprio riesame dei temi della "governance", dei pesi e contrappesi nella
gestione dei protagonisti del mondo finanziario. Si percepisce la volontà di
respirare una nuova aria e la concreta consapevolezza che il sistema intero ha
responsabilità sociali di cui risponde al popolo e al mercato. E confesso che mi
sembra che non sia poi così male avvertire un certo pudore nell'esercizio del
potere. Il tema dei principi contabili invece resta un divario di pensiero e di
filosofia fra Usa ed Europa. Ma l'Europa cerca di muoversi in sintonia con i
legislatori Usa».
Lei personalmente cosa pensa per quanto riguarda più in generale il nostro
futuro?
«Ci sono segnali di ripresa e possiamo parlare di un cauto ottimismo, anche
perchè sono scesi in campo i governi di tutto il mondo occidentale con la chiara
consapevolezza della gravità della situazione e questa è stata un'azione
importante che ha ridotto il senso generale di sfiducia… Ma siamo ancora in
convalescenza dopo una grave malattia, siamo cagionevoli, non possiamo esporci e
abbiamo un corredo di difficoltà e pesantezze legate anche a scelte sociali e
politiche del passato di questo paese che non ci consentono una rapida e agile
ripresa. Comunque io sono soltanto un avvocato e il mio è necessariamente un
parere limitato al mio ruolo e alla mia esperienza. Ognuno di noi però deve
adoperarsi per un futuro costruttivo anche per le generazioni che ci seguono».
In quanto donna, ha trovato qualche difficoltà ad inserirsi e a dimostrare la
Sua professionalità?
«È una costante. Ho potuto riscontrare un diverso approccio anche dal punto di
vista psicologico. Gli uomini, se sono più di uno, tendono a fare squadra e se
possibile a emarginare la donna, ad escluderla, se possibile a sminuirla, in
pratica è come se ci fosse uno status di minoranza psicologica e di tolleranza
della stessa. Mentre il rapporto individuale salva. C'è una relazione diversa
anche sul piano dell'età: gli uomini che appartengono alla mia generazione sono
ancora il portato di un'impostazione che può essere ottusa e radicata, che
peraltro li danneggia, perché ormai la nostra integrazione e il nostro apporto è
una realtà ineludibile che, se non accettata, può metterli in difficoltà. Quelli
più giovani ormai hanno una formazione più aperta e libera da pressioni o
condizionamenti. Lo vedo anche con i miei collaboratori, nella fascia dei
35-45enni sta finalmente scomparendo quella resistenza del famoso soffitto di
cristallo che peraltro resta e resiste ancora nella fascia delle età medie dei
55-65 anni. Dopo, nella fascia dei 65enni, gli uomini perdono molte delle
sciocche velleità maschiliste per aprirsi ad una fusione e ad un approccio meno
competitivo probabilmente anche perché escono dalla competizione lavorativa. É
un ciclo lento ma evolutivo. Ma è il rapporto individuale quello che ci consente
ancora un miglior risultato. Sorprenderà inoltre, ma ci sono dei settori nei
quali è più agevole attualmente operare, ad esempio ormai tanti passi in questo
ventennio (anche per merito nostro) sono stati fatti, mentre per altri è molto
difficile. Un settore che sorprendentemente è ancora altamente ghettizzante è il
mondo accademico. Mi rendo conto che è un argomento molto delicato, ma ci vuole
il coraggio di additare certi comportamenti ancora così fortemente abusivi nei
confronti delle donne. È comunque molto importante lavorare con il singolo per
abbattere le resistenze, in un franco e diretto confronto.».
Trattati questi argomenti della continuità generazionale nelle imprese e nelle
professioni e del riequilibrio e delle riforme come necessaria evoluzione dei
mercati finanziari, ci può parlare del suo costante impegno personale, come
donna di spicco e modello comportamentale cui ispirarsi?
«In famiglia noi usiamo il motto della Santa Rossello, prozia di mio padre e
fondatrice di un Ordine Religioso: "Cuore a Dio e mani al lavoro". Semplice, ma
efficace, al di là di tante parole, e sono convinta che noi donne possiamo dare
un contributo importante, a vario titolo. Ad esempio, pensi ai temi trattati e
alle sintesi che sono venute fuori in questa breve intervista: iniziativa "Donne
Junior" di cui Profilo Donna e la mia città di origine si stanno occupando.
Nel 2009 Profilo Donna ha festeggiato nel mese di ottobre il ventennale del
premio internazionale, i 10 anni del trimestrale Profilo Donna Magazine, il
ventennale del Premio Internazionale.
La duecentesima donna premiata sono stata io. La mia città è Savona e mi ha
mandato i saluti e le congratulazioni per il riconoscimento. Così mentre
ricevevo il premio, è emerso che da sempre la missione di Profilo Donna è
valorizzare i talenti delle donne nel mondo delle scienze, dell'arte, delle
professioni e dell'impegno sociale creando una rete e spazi personalizzati di
comunicazione.
Del resto il premio fa espresso riferimento ai talenti e non può non venire alla
mente la parabola narrata nel Vangelo secondo Matteo 25,14-30.
Ricevere un premio e condividerne il suo valore con la collettività è quindi
essere grati a chi ha contribuito alla crescita di un premiato: la famiglia, gli
amici, gli insegnanti, la città che ci ha formati e che ci ha accolti. La città
esprime ognuno di noi, con i talenti che ci portiamo dentro e ovunque andiamo
ognuno di noi dovrebbe impegnarsi per condividere il proprio bene con essa e
restituirle quanto gli è stato dato.
Ecco perché ho pensato di proporre alla mia città di "premiare" 4 giovani donne
con l'intento di favorirle per un inserimento rapido e facilitato nel mondo del
lavoro. Subito l'amministrazione comunale è stata recettiva. Il Sindaco Federico
Berruti, l'Assessore Isabella Sorgini, il Direttore Generale Marta Sperati hanno
condiviso l'idea di favorire giovani donne che si affacciano al mondo
dell'impresa, dell'arte, delle professioni e dell'impegno sociale cercando di
facilitarne il cammino».
Il tutoraggio ha un imprinting molto femminile....il nostro primo e fondamentale
tutor nella vita è nostra madre.
La mamma di Cristina se ne è andata recentemente, dopo 16 anni di malattia nella
quale lei e il papà non hanno mai smesso di accompagnarla. Oggi pensando a
Savona e al tutoring, non possiamo che essere vicini alla famiglia Rossello ma
in particolare a Cristina e a suo fratello Marco pensando a quanto sia stata
importante per loro...
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