Maria Rita Parsi

Cecilia Gasdia

intervista di Cristina Bicciocchi - foto Francesca Pradella

Maria Rita Parsi, Cavaliere della Repubblica (1986), Medaglia d’Oro alla Camera dei Deputati (2007), “Premio Borsellino” (2009), “Premio Hemingway” (2011), “Premio Eccellenza Donna” (2022), Laurea ad Honorem in Mediazione Linguistica in Editoria e Marketing (2022), Premio Internazionale Profilo Donna (2022), è psicopedagogista, psicoterapeuta, docente, saggista, pubblicista e scrittrice. Si è sempre distinta per la cura di progetti a sfondo sociale trattando tematiche e problematiche legate soprattutto ai minori, alle famiglie, alla Scuola, alla creatività, al mondo virtuale. Già Unico Membro del Comitato ONU dei diritti dei Fanciulli e delle Fanciulle (2013-2017), è stata Consulente della Commissione Bicamerale per l’Infanzia e l’Adolescenza (2002-2008) e Membro  dell’Osservatorio Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza.
Al suo attivo ha la pubblicazione di oltre 100 opere di tipo scientifico, divulgativo, letterario e poetico.
Tra le ultime ricordiamo “Felici si può” (Pagine, 2018), Stjepan detto Jesus il figlio (Salani 2020), “Per rivederti ancora” (Pagine, 2021), “Contro il potere distruttivo di ogni guerra”(Armando Curcio Editore, 2023), “Noi siamo bellissimi “ (Mondadori, 2023).
È presidente della Fondazione “Movimento Bambino Onlus” che opera per la diffusione della Cultura dell’Infanzia e dell’Adolescenza e si batte contro gli abusi e i maltrattamenti dei minori, dei diversabili, delle donne, degli anziani, per la loro tutela giuridica e sociale e per la Pace. Ha elaborato una “metodologia operativa, applicabile in ambito psicologico, antroposociopedagogico, psicoterapeutico e creativo, “Tepsicre” ovvero “Terapia psicopedagogica a mediazione creativo corporea”. Ha fondato e dirige la SIPA (Scuola Italiana di Psicoanimazione), istituto di ricerca, ad orientamento umanistico, per lo sviluppo del potenziale umano che, nel 2023, dopo lunghi anni di studio e ricerca, ha dato il via alla “Accademia della Famiglia” e al progetto “La scuola al centro”.
Come mai oggi c’è bisogno di una Accademia della Famiglia?
Perchè la famiglia è la prima agenzia educativa, fondamentale per consentire una crescita armonica nel benessere psicofisico dei minori. Per questo motivo, la salute mentale, le competenze, la formazione, il sostegno psicopedagogico alle famiglie, per combattere la povertà culturale e quella reale, sono indispensabili.
Un investimento primario, necessario, fondamentale.

Secondo Lei cosa occorre per edificare le basi di un individuo realizzato?
Una coppia genitoriale solida, amorosa , consapevole.
E se questo non è possibile, ogni possibile sostegno e contributo deve essere speso per renderla tale e /o per proteggere i minori dai drammatici effetti delle famiglie disfunzionali (Dal Libro “ Se non ti amo più” – Mondadori 2017).

Attraverso il vostro Osservatorio cosa emerge e quali sono state le influenze del mondo virtuale sui processi di crescita?
Sono stati così “pervasivi” dal punto di vista individuale, familiare, educativo, sociale, sanitario, formativo, economico, umano, da determinare internet addiction e sindromi Hikikomori. Infatti, se del virtuale non se ne fa uso “virtuoso”, il web costituisce un grave pericolo che va gestito affinché non si trasformi in un’autentica dipendenza assai più distruttiva delle attuali armi atomiche. In merito a questo, con altri autori, ho scritto dei libri: nel 2000 “Chat ti amo” con Elena Di Ruzza e Roberta Rizzo (Giunti Editore), nel 2009 “L’immaginario prigioniero” con Tonino Cantelmi e Emanuela Orlando (Monadori) nel 2017 Generazione H con Mario Campanella (Edizioni Piemme).

Purtroppo si parla spesso di violenza sui minori, non solo fisica ma soprattutto psicologica. Lei da sempre si batte contro gli abusi e i maltrattamenti non solo dei minori, ma anche delle donne e dei diversabili come ha strutturato questa opera di sensibilizzazione e che risultati ha prodotto?
Sin dal 974, quando il Teatro Scuola del Teatro di Roma diretto dall’innovativo Giuseppe Bertolucci, finanziò l’opera di quattro innovative Cooperative di servizi e produzione culturale : “Il Collettivo G”, che era quella da me fondata e poi, “Giocosfera”, “Ruota libera”, Spazio Zero”. Noi come operatori culturali, insegnanti, psicologi, cominciammo a fare formazione passando per le Scuole di ogni ordine e grado dei quartieri più degradati della città di Roma, mettendo in atto momenti di confronto, incontro, innovazione formativa indirizzati agli insegnanti, ai direttori didattici, ai genitori, ai minori.
In quell’occasione mettemmo al centro “La Scuola”, quale “ponte” tra la famiglia degli allievi e il sociale. Il nostro obiettivo, continuando, al contempo, a formarci come operatori e a sperimentare, era quello di determinare un cambiamento profondo nei modelli e nelle modalità di comunicare, formare, educare alla vita. È da allora, e ancora oggi, che mi batto e, con tanti altri operatori culturali e sanitari, ci battiamo per due fondamentali obiettivi. Il primo è “L’Accademia della Famiglia”, una sorta di “patente per i genitori”, in ragione della quale fornire una quadriennale formazione che, oggi, può anche essere mediata anche con lezioni virtualmente diffuse, così da consentire alle coppie genitoriali che intendono formarsi, di svolgere, in modo, non soltanto amoroso ma competente, la propria “mission” affettiva ed educativa nei confronti dei figli. Già la Confartigianato imprese di Vicenza e Paolo Crepet, molti anni fa, avevano dato vita ad una “Scuola per genitori” di eccezionale valenza alle cui lezioni ho avuto il piacere e l’onore di collaborare come docente. Quel progetto è, attualmente, ancora in atto e per noi, nel tempo e attraverso studi e ricerche fatte dal “Movimento Bambino”, ha preso la forma e la struttura della “Family Accademy” che è, ormai, progettualmente pronta ad operare nello specifico unendo e cercando di unificare, quale Rete in sostegno della famiglia, i propri studi, i propri programmi e i propri interventi con tutti quelli che già sono in atto, nell’ottica di sostenere sempre più la prima agenzia educativa. Il secondo obiettivo è quello di far valere, con forza, a livello istituzionale e di investimenti il programma, già ben strutturato nei suoi passaggi della “Scuola al Centro”. Una scuola intesa come Centro culturale polivalente, aperta tutti i giorni dalla settimana, dalla mattina alla sera, con mense, poli museali, biblioteche ed con una stabile “Equipe antrosociopsicopedagogica”, collegata alle realtà sanitarie, educative, spirituali, culturali, sportive, socioricreative del territorio. Una “Scuola-Centro Culturale Polivalente”, all’interno della quale vengano promossi incontri tra genitori ed insegnanti, corsi di formazione a loro diretti, presentazione di libri, cineforum, videofil, laboratori creativi di sperimentazione scientifica, di educazione alla sessualità, al rispetto della natura e degli animali e all’uso virtuoso del virtuale. Una “Scuola-Centro Culturale Polivalente”, capace di contrastare, con l’informazione e la formazione, ogni degrado sociale e ogni povertà reale e culturale, per cogliere ed arginare i segnali di disagio, non certo con voti di condotta, promozioni, bocciature, bensì con un allenamento al “piacere del sapere” che può educare non soltanto la ragione ma anche l’inconscio di adulti e minori al rispetto di ogni umano diritto e legalità. Ecco perché, nel battersi contro abusi , violenze, incompetenze e criminalità, è necessario tenere conto delle competenze umanistiche e scientifiche che possono disattivare, contenere e riciclare il malessere, la rabbia, la dipendenza, l’impotenza, l’odio che le hanno rese un devastante “nemico interno” e che alimentano un “nemico esterno” che ne è la proiezione. E che si cerca di abbattere anche ricorrendo alle peggiori forme del degrado, alla ricerca di un’identità che, invece, alla fine, determina soltanto la formazione di un “falso sè”

Tra suoi studi anche molto interessante la sua nuova metodologia didattica che si chiama “ Tepsicre”. Di che cosa si tratta?
La “Tepsicre”ovvero la “Terapia psicopedagogica a mediazione creativo corporea”- che, per 50 anni, ho messo a punto con il contributo di Maestri, Maestre ed allievi- tende ad integrare mente, corpo ed immaginario utilizzando tutti i linguaggi per la comunicazione e l’integrazione sociale (mimico gestuale, grafico, pittorico, poetico, letterario, teatrale, musicale, filmico, virtuale, totemico nell’evidenza e nell’approfondimento antropologico di ogni danza e di ogni rituale).
L’obiettivo finale è dare la possibilità agli allievi di conoscere se stessi e, al contempo, di coltivare l’empatia nei confronti degli altri, avendo a disposizione tutti gli strumenti, scientifici ed umanistici capaci di far comprendere, a ciascuno e a tutti, avendo la possibilità di “decriptarle”, le motivazioni profonde, consce ed inconsce, dell’agire umano, individuale e collettivo.

Concludendo quali sono con tre parole i pilastri su cui possiamo accrescere il nostro potenziale umano e ha qualche libro da consigliarci?
Non si possono utilizzare soltanto tre parole per individuare i pilastri sui quali possiamo posizionare le funzioni capaci di accrescere il nostro, individuale e collettivo, potenziale umano.
Ma, certamente, tre “parole pilastri” di fondamentale importanza potrebbero essere a) conoscere a fondo noi stessi, b) formarci ed ostacolare, individuandone, le pervasive informazioni che invadono e destrutturano, anche attraverso il mondo virtuale, le nostre decisioni, c) comprendere ed interpretare, senza, pertanto, cadere nella condizionante trappola delle fake news e delle manipolazioni mercificate e mercificanti, di società che, al consumo e al materialistico accumulo di beni e poteri, affidano le sorti di tanti, troppi esseri umani.
Sacrificando, in primis, le donne e i bambini!

Grazie per il suo prezioso tempo e per le tante utili informazioni. Complimenti per tutto e speriamo presto di averla con noi a Modena!

 
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