Sul sofà di Chicca c'è:
Roberta Bruzzone
(PPD 2019)

intervista di Cristina Bicciocchi
foto Corrado Corradi, Francesca Pradella, Andrea Chiarucci

Nenella Impiglia

Psicologa Forense, Criminologa Investigativa ed esperta in Criminalistica applicata all’analisi della scena del crimine - Docente di Criminologia, Psicologia Investigativa e Scienze Forensi presso l’Università LUM Jean Monnet di Bari, svolge da anni attività di docenza sulle forme criminali emergenti con particolare riferimento a i rischi che si corrono online. Svolge da molti anni attività di consulente tecnico nell’ambito di procedimenti penali, civili e minorili ed è esperta nelle tecniche di analisi e ricostruzione criminodinamica della scena del crimine, analisi di casi di omicidio “a pista fredda”, tecniche di accertamento di sospetto abuso sui minori, valutazione dell’attendibilità testimoniale e tecniche di interrogatorio.

Ha maturato numerose esperienze formative e lavorative sia in Italia che all’estero e si è occupata di molti tra i principali delitti avvenuti in Italia tra cui segnaliamo la strage di Erba, il delitto di Simonetta Cesaroni, il delitto di Sarah Scazzi ed il delitto di Melania Rea. È presidente dell’Accademia Internazionale delle Scienze Forensi (AISF - www.accademiascienzeforensi.it) e docente accreditato presso gli istituti di formazione della Polizia di Stato dell’Arma e dei Carabinieri.

È vicepresidente dell’Associazione “La caramella buona ONLUS” che si occupa di sostenere le vittime di pedofilia. Svolge inoltre attività di docenza specialistica in numerosi master e corsi di perfezionamento universitari in tema di Criminologia Investigativa e Scienze Forensi. Nel 2019 Le è stato conferito il Premio Internazionale Profilo Donna.

Buongiorno dr.ssa Bruzzone e complimenti per la sua attività. Ci racconti brevemente cosa fa esattamente un criminologo investigativo. E che differenza c’è con un investigatore o un commissario?

“Premetto che ci sono diverse tipologie di criminologi: ci sono i criminologi penitenziari che operano a supporto della Magistratura di sorveglianza nella delicata fase dell’esecuzione della pena nell’ottica della risocializzazione e del reinserimento sociale dei detenuti, ai criminologi che si occupano di ricerca accademica in svariati ambiti. Poi ci sono quelli come me, i cosiddetti criminologi investigativi, che, proprio come indica la definizione stessa, si occupano di investigazione soprattutto nei crimini di matrice violenta (omicidio, stalking e violenza sessuale). Sono dei professionisti che, grazie alle competenze in area tecnico-scientifica e psicologico-forense, sono in grado di applicare strumenti conoscitivi criminologici “tradizionali e non” al mondo delle investigazioni criminali.

Negli Stati Uniti vengono chiamati “profiler”, in sintesi un soggetto capace di entrare nella mente criminale e di comprenderne il funzionamento, con una vasta esperienza in ambito investigativo e capace di processare le informazioni raccolte sulla scena del crimine secondo una logica stringente in cui i fatti, e soltanto quelli, la fanno da padrone. Ecco, questa è la parte principale del mio lavoro. A differenza dell’investigatore tradizionale appartenente alle forze dell’ordine, il criminologo investigativo possiede una competenza più ampia che gli/le permette di affrontare e considerare tutti i molti aspetti del caso che gli/le viene sottoposto”.

Come si diventa criminologi? C’è una laurea specifica?

“Devo precisare che, anche se in Italia è riconosciuta la competenza criminologica specialistica associata a diverse professionalità, non esiste un albo dei criminologi vero e proprio, come esiste invece in altre professioni quali lo psicologo (come nel mio caso), l’avvocato, il medico o il giornalista ad esempio. Non esiste neppure una laurea specifica in ambito criminologico-investigativo. È bene fare chiarezza sul punto. Per fare questo lavoro è indispensabile prima di tutto laurearsi in psicologia o, in subordine, in giurisprudenza o in medicina. Questi sono i percorsi di studi che consentono realistiche possibilità di accesso alla professione (la laurea in Psicologia in primis). Ma non basta: bisogna anche specializzarsi attraverso un lungo percorso formativo post laurea. Io sono laureata in psicologia, sono iscritta da molti anni all’Albo degli Psicologi e ho fatto diversi corsi di specializzazione sia in Italia che negli Stati Uniti sia in ambito criminologico che per approfondire lo studio delle Scienze Forensi.

Questa è una professione che impone un continuo aggiornamento e quindi bisogna amare profondamente lo studio di queste materie. È proprio per questo motivo che ho fondato nel 2009 l’Accademia Internazionale delle Scienze Forensi (AISF) proprio per consentire una formazione specialistica pratica in questo campo anche nel nostro paese.”.

Quali sono quindi gli sbocchi professionali per un criminologo investigativo?

“Si può lavorare sia per la magistratura, sia per la difesa, sia per la parte civile. Sono diversi i possibili interlocutori professionali. Spesso infatti vengo nominata proprio dalle famiglie delle vittime in varie tipologie di casi per fare chiarezza nelle vicende che hanno riguardato tragicamente un loro congiunto.

Non solo nei casi di omicidio ma anche nei casi di persone scomparse e di “morte equivoca” (presunto suicidio).

Un caso di questo tipo che sto seguendo è quello di Mario Biondo, il cameraman palermitano che viveva a Madrid con sua moglie e che la notte del 30 maggio 2013 è stato trovato morto all’interno della sua abitazione in circostanze che stiamo chiarendo una volta per tutte. La magistratura spagnola chiuse il caso piuttosto frettolosamente sostenendo il suicidio.

Ma i genitori non ci hanno mai creduto e mi hanno nominato per ricostruire i fatti nella loro interezza. Questo è solo un esempio del tipo di lavoro che svolgo”.

Quali sono i pro e i contro?

“Posso dire che è una professione meravigliosa perché ha a che fare con la ricerca della verità e ti consente di sentirti utile ogni giorno per tante persone. L’aspetto negativo è che per tutto il resto ti lascia solo le briciole, soprattutto nei confronti della vita privata. Si viaggia tanto, non ci sono orari, non esistono Natale, Capodanno, feste di compleanno o ricorrenze varie.

Se c’è da lavorare a un caso bisogna prendere e andare. E non tutti sono in grado di sopportare a lungo una compagna o una moglie che c’è un po’ a “singhiozzo”. Non è facile trovare un compagno che accetti uno stile di vita decisamente poco “casalingo” e che non entri in “competizione”. Insomma è una professione dura”.

Essendo una dei massimi esperti in Italia di cyberbullismo, Le chiediamo quanto secondo lei, l’eccesso di tecnologia può essere motivo della perdita di valori nella nostra società.

“Non è il mezzo ma l’utilizzatore del mezzo che fa la differenza. Il cyberbullismo, il cyberstalking, conseguenze della diffusione delle nuove tecnologie hanno fatto emergere il lato oscuro già presente in molte persone che con i loro atti danneggiano la vita degli altri e dovrebbero invece imparare a vivere in modo diverso. Da vent’anni poi mi occupo di violenza alle donne. Sono consapevole che la problematica deve essere combattuta in primis nel quotidiano e ritengo che la forma di vaccino più potente per contrastare qualsiasi forma di violenza, sia l’autostima personale delle donne”.

Grazie per la sua testimonianza e il suo impegno e ricordiamo per chi fosse interessato, che sono aperte le iscrizione per i Corsi di Alta Formazione in Scienze Forensi.

 
Powered by Main Street Modena