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Anita Garibaldi (PPD 11)
Anita Garibaldi

 

Anita Garibaldi discende in linea diretta dall’eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi, e da Ana Maria de Jesus Ribeiro Da Silva. Anita. Erede privilegiata del patrimonio ideale del Risorgimento, è nata a Lugano poi ha vissuto e compiuto gli studi in Italia, in Francia, negli Stati Uniti e in Inghilterra dove si è laureata in Scienze Politiche. Subito dopo è partita per il Sud America dove ha svolto importanti ricerche documentaristiche in Messico, Uruguay e Brasile. Un ritorno alle proprie radici, una storia di libertà e di affinità elettive... Infatti, fu proprio in Brasile, a Laguna, che l’esule Giuseppe Garibaldi conobbe e s’innamorò a prima vista della giovanissima rivoluzionaria Ribeiro Da Silva, la sua futura moglie.

Anita Garibaldi è stata premiata da Profilo Donna nel 2011, per le sue attività di ricerca, giornalistiche e come scrittrice. Abilitata all’insegnamento superiore, conosce quattro lingue e da anni svolge attività culturali e sociologiche per la Comunità Europea ed Enti privati. Ha ideato e diretto programmi televisivi settimanali come “Cosa farò da grande”, “I lavori del 2000″, “L’Europa e noi”, curando i problemi della formazione, dell’aggiornamento e del collegamento con il mondo del lavoro. Per dieci anni è stata responsabile, per l’Italia, della European Cultural Foundation e ha rappresentato la nostra nazione come membro del Board dei Governatori della Fondazione con sede in Amsterdam. Nel 1993 ha costituito Italia Unita, movimento indipendente che trae la sua ispirazione dai grandi ideali del Risorgimento e che propone un piano organico di riforme, la difesa dell’identità nazionale, l’inserimento dell’Italia nella Comunità Europea. Nel 1998, ha dato vita al movimento Mille Donne per l’Italia per assicurare che l’apporto di professionalità, protagonismo ed entusiasmo dei quali le donne danno crescente prova in tutti i settori vitali della nazione, non venga ostacolato o ignorato. Il programma include una nutrita serie di proposte di riforme per affrontare oggi l’impegno di rinnovare l’Italia. Il Movimento è indipendente da partiti politici e cresce su basi regionali, con la sede nazionale a Roma. Nel 2002 ha assunto la Presidenza della Associazione Nazionale Garibaldina e nel 2006 ha fondato la Associazione Nazionale Giuseppe Garibaldi, associazione di studi e combattentistica, aperta a tutti coloro che vogliono ricordare e commemorare l’epopea risorgimentale per tramandarne la conoscenza alle nuove generazioni. Impegnata nella difesa dei diritti umani, Ufficiale al merito della Repubblica italiana, componente per diritto ereditario materno della prestigiosa ed esclusiva associazione Colonial Dames of America, è donna di tempra speciale come dimostra la sua genìa femminile che racconta nel bel libro Nate dal Mare (Il Saggiatore, 2003). Ha avuto un lungo tirocinio politico negli Stati Uniti e Inghilterra, è stata candidata in Italia in elezioni politiche per il collegio senatoriale di Velletri, dove ha ottenuto quasi 37mila voti. Per la promozione dei valori risorgimentali nel 1999 ha fondato l’Associazione Nazionale Garibaldina di cui è presidente e nel 2009 ha creato la Fondazione Giuseppe Garibaldi coinvolgendo numerose associazioni e movimenti in Italia e all’estero.

Storica, giornalista, scrittrice... Come preferisce definirsi?
«Trovo difficile ingabbiare le mie attività in una di queste definizioni. Direi purtroppo, non storica, perché non ho studiato storia all’università e non mi sono dedicata alla scoperta e interpretazione di documentazione storica, che mi ha sempre affascinato. La storia io l’ho vissuta. Potrei dire giornalista, iscritta all’albo, con il famoso tesserino rosso al quale tengo moltissimo. Ma non prendo più parte alle attività dell’Ordine. Ho sempre scritto e pubblicato libri e riviste, ma anche programmi televisivi che ho progettato e diretto io stessa, spesso basati su ricerche storiche in vari paesi ed sull’esperienza acquisita lavorando in organismi della Comunità Europea come, ad esempio, la European Cultural Foundation, organizzazione culturale nella quale sono stata nominata Board Member per l’Italia. Insomma, ho passato la vita in attività poliedriche, anche come organizzatrice, associazionista, moglie e madre di cinque figli».

Dopo aver vissuto negli Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera, Francia, Inghilterra, è tornata in Italia qualche anno ed è diventata presidente della Fondazione Giuseppe Garibaldi: qual è la sua missione?
«Avete dimenticato il Messico e il Sud America!
Il Messico, in particolare, ha segnato un momento unico nella mia vita. A parte il periodo giovanile in Gran Bretagna, forse sono stati gli anni nei quali ho avuto vera possibilità di crescita e di arricchimento. La loro cultura mi ha affascinato. Ho avuto la fortuna di compiere ricerche storiche negli archivi della rivoluzione del 1912-14, in quegli anni ancora ospitati nel bellissimo Museo de Antropologia di Mexico e, in seguito, di imparare a usare la televisione con il materiale ottenuto. Ho anche scoperto la vera amicizia fra donne e una sorta di solidarietà spontanea tra di noi che non ho trovato in nessun altro paese. Generalmente le donne sono state gelose, difficili, rivali perché, anche quelle più emancipate, ancora troppo abituate ad essere oggetto e non soggetto specialmente nelle società europee. Per fortuna qualcosa sembra cambiare anche da noi. Sono tornata in Italia e ho scoperto che, malgrado tante opposizioni, il nome di Garibaldi sembrava risvegliare in moltissime persone ricordi personali di vecchi valori che si rispecchiavano nella mia infanzia. Credo che, con un miracolo d’osmosi, la mia culla debba essere stata ricoperta dal tricolore, tanta emozione sentivo in circostanze patriottiche, pur essendo vissuta poco in Italia. Come mio bisnonno che era nato in Francia, e vissuto praticamente in paesi lontani, io sono nata in Svizzera e cresciuta all’estero. Ma in Italia ho capito che ero stata dotata dai miei genitori e soprattutto da mia nonna, nuora di Garibaldi, di un grande bagaglio storico, forse un fardello, ma entusiasmante, e dovevo passarlo alle generazioni future, per quanto potessi. Non mi è stato permesso di continuare nelle tracce dell’organizzazione paterna, così ho voluto fare vivere alcune associazioni garibaldine che nei loro statuti, parlano del passato d’Italia ma anche e soprattutto del futuro, appunto indirizzate ai giovani ed alle donne».

Con la Fondazione è sempre stata molto attiva nel promuovere il ruolo della donna attraverso “Le mille donne per l’Italia”. Quali sono le vostre iniziative?

«Abbiamo iniziato con corsi di formazione civica poiché ci eravamo resi conto che molte donne non avevano nessuna idea quale di fosse la forma e l’organizzazione statuale, le Camere, le amministrazioni locali. Quasi nessuna di loro aveva letto pagine della Costituzione e non aveva idea degli iter legislativi. Volevamo incentivare la voglia della donna a partecipare alla Cosa Pubblica e a realizzare il potenziale e l’importanza del contributo femminile alla società. Abbiamo sempre richiesto la “democrazia paritaria”, per la quale abbiamo anche raccolto cinquantamila firme, ma abbiamo dovuto aspettare molti anni prima che la legge elettorale proponesse seriamente di includere nelle liste il 50% delle candidature femminili. Sappiamo che il campo politico è il più arduo per le donne, ostacoli a non finire, orari, prassi e sgambetti, attacchi e, a volte, ricatti e minacce spiacevoli. Vorremmo però che le donne potessero portare il loro contributo al femminile senza scimmiottare le peggiori abitudini maschili».

La Storia nelle scuole, che cosa ne pensa del tipo di educazione che viene impartita oggi?
«Abbiamo a più riprese scritto ai ministri competenti chiedendo di rimettere nel curriculum la storia d’Italia, almeno nelle elementari. Sembra paradossale che i bambini italiani non sappiano quasi nulla di come sia nata l’Italia moderna. Non basta qualche ora nelle scuole medie. I ragazzi italiani imparano a rivivere la nostra nascita e crescita perché ci sono ancora dei bravi docenti che vogliono, di loro iniziativa, spiegare la storia nazionale del passato recente, per incentivare la crescita di una identità italiana vera.
Ho due nipotini che hanno studiato storia a Londra. Mi sono procurata tramite loro il curriculum relativo l’Italia e credo che tutti quelli che lo hanno letto siano rimasti molto sorpresi ad apprendere quanto approfondito fosse il materiale incluso, studiato e richiesto per gli esami. Devo anche aggiungere che i professori erano ben preparati e per verità di cronaca, molto meglio pagati dei nostri. Vorrei che la scuola, come diceva Garibaldi, fosse finalmente l’artefice dell’unità degli italiani».

Qual è uno dei primi ricordi d’infanzia collegati al suo famoso avo?
«Ho ancora una fotografia scattata mentre, a quattro anni, sono in piedi sul tavolo del palco, in camicia rossa, per parlare a un reggimento davanti a me e per consegnare loro una bandiera. E ancora nei primi anni di vita, ricordo lo spavento che presi un giorno, nel nostro casale di Riofreddo, quando mia nonna, Donna Costanza, mi portò a vedere la stanza dove erano custodite le camicie rosse dei miei zii, Bruno e Costante, macchiate di sangue da quando erano caduti in campo di battaglia nelle Argonne, nella prima guerra mondiale. Mentre eravamo in quella stanza, vidi un grande quadro di Garibaldi che pareva mi fissasse, come un fantasma! Proprio allora, scoppiò un temporale e un fulmine illuminò tutta la scena. Scappai di corsa per le scale e mi rifugiai nella mia stanzetta - mia nonna che era inglese la chiamava “nursery” - nascondendomi a lungo sotto le coltri».

Alcuni suoi insegnamenti possono essere ancora attuali… ne vuole ricordare alcuni?
«Parlo continuamente in conferenze alle scuole proprio delle idee e proposte di Garibaldi per il futuro dell’Italia che lui voleva grande e degna del passato culturale.
Diceva che un vero miracolo si era verificato nel Mediterraneo, quando la legge romana si era incrociata con le filosofie medio-orientali e il Cristianesimo, la religione dell’amore. Era nata così duemila anni or sono, quella che noi chiamiamo ancora la cultura dell’Occidente.
Voleva che si ricreassero le possibilità di crescere uniti non attraverso le risse e le baionette, ma attraverso la cultura. Chiedeva la creazione di scuole per tutti i bambini, di centri del sapere per gli adulti la maggior parte dei quali, allora, non leggeva e non scriveva.
Richiedeva uno stato di diritto creato da persone ispirate da principi etici, la valorizzazione degli enti locali, avrebbe certamente preferito la formazione delle provincie e non delle regioni, convinto come era che le organizzazioni dello stato dovessero ascoltare e convivere vicino ai cittadini. Aveva visto che lo sviluppo della rivoluzione industriale britannica avrebbe avuto luogo anche nell’Italia dei latifondi medioevali con risultati buoni e cattivi. Stiamo parlando degli anni nei quali si scavava il Canale di Suez, attraverso il quale il suo più famoso garibaldino, Nino Bixio, avrebbe presto navigato la prima nave sventolante la bandiera dell’Italia Unita. Decise che era fondamentale la creazione nella neonata Italia di società di Mutuo Soccorso per alleviare le sofferenze dei lavoratori, in un mondo che non conosceva ancora l’invenzione della Stato Sociale. Si attivò per incrementare la Lega delle Democrazie, che ancora oggi sono ben poche nel mondo... E potrei continuare a lungo».

Quali sono le iniziative della Fondazione in cantiere per il 2014?
«Sono stata allevata nella consapevolezza del potere del lavoro di gruppo.
Cerchiamo perciò di organizzare iniziative che portino all’incontro di forze diverse, di interessi diffusi nella società.
Abbiamo progetti che sconfinano nell’interesse per l’ambiente, come aveva Garibaldi, nello sport, nel ricordo di quelli che ci hanno preceduto inseguendo gli stessi obbiettivi di vita, nell’espressione più genuina di vicinanza ai ragazzi, spesso vittime di famiglie scompaginate, di rispetto per le forze armate e dell’ordine e dei loro orfani, di commemorazione di fatti storici che abbiano un significato nella società attuale e futura, del contributo anche delle donne che fecero l’Italia, spesso dimenticate e ignorate. Saremo a Caprera il 2 giugno per onorare Garibaldi nel giorno della sua contrastata morte, dove questo anno ci raggiungeranno garibaldini britannici che festeggiano il 150° della famosa visita dell’Eroe a Londra. Saremo a Bezzecca per l’anniversario della famosa battaglia. Presenteremo documenti inediti del periodo 1935 di sconosciuti rapporti fra le grandi potenze. Quest’anno si celebra la Prima Guerra mondiale, dove sette ragazzi Garibaldi combatterono per la libertà e per la quale due di loro persero la vita».

Un augurio per la Repubblica italiana?
«Che finalmente riesca a crescere dopo questa lunga e turbolenta adolescenza, in un vero stato di diritto, di armonia, di cultura, di libertà».

 
 
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