Liliana Dell’Osso
(PPD 2021)

Cecilia Gasdia

Intervista di Cristina Bicciocchi - foto di Gerald Bruneau, Riccardo Dalle Luche e Francesca Pradella

Presidente della Società Italiana Psichiatria, Professore ordinario di Psichiatria (dal 2001), Direttore dell’UO di Psichiatria dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana (dal 2001), Direttore della Scuola di Specializzazione in Psichiatria (dal 2010), e del Master “Spettro Autistico: dal bambino all’Adulto” dell’Università di Pisa (dal 2017).
È principal investigator di “Spectrum Project”, un progetto internazionale partito nel 1995 dalle Università di Pisa e Pittsburgh, che poi ha coinvolto la Columbia di New York e San Diego, basato su un modello dimensionale della psicopatologia.
https:// www.spectrumi-project.org/intro.html
È autrice o co-autrice di oltre 900 pubblicazioni, la maggior parte su riviste internazionali manuali e saggi tra cui: L’altra Marilyn, Il Caso Coco Chanel, Genio e follia, Il corpo geniale, Trauma, Pennelli come bisturi, solo per citarne alcuni.
Fa parte della Top ltalian Scientist e della Top ltalian Women Scientist e del club 100e.sperte.it e nel 2021 le è stato conferito il Premio Internazionale Profilo Donna. 

Buongiorno prof.ssa a distanza di un anno dalla sua premiazione, abbiamo il piacere di ospitarLa nella nostra rubrica per fare il punto della situazione rispetto all’andamento generale delle patologie causate da questo periodo storico caratterizzato da pandemia, guerra e caro vita. Qual è la fotografia attuale in Italia di coloro che soffrono di disturbi di insonnia ansia e depressione?
I disturbi d’ansia e dell’umore, frequentemente accompagnati dai disturbi del sonno a cui sono strettamente collegati, continuano ad essere un’emergenza di cui soffre almeno una persona su dieci. Sappiamo come la pandemia di Covid-19 abbia favorito ulteriormente lo slatentizzarsi di sintomi di intensità clinica nella popolazione e purtroppo la successiva crisi economica associata al conflitto bellico perpetra questa situazione di instabilltà ambientale che rinforza costantemente l’esperienza traumatica della pandemia. Il ripetersi di eventi destabilizzanti faciliterà lo sviluppo di sintomi anche nei soggetti che si erano mostrati in precedenza resilienti portando al progressivo esaurimento delle risorse psichiche. Purtroppo la previsione è quella dunque di un ulteriore aumento dei disturbi psichici e dei comportamenti autolesivi ed autoconservativi.

Chi sono i soggetti più colpiti?
Come dicevo, lo sviluppo dei disturbi psichici dipende sia dalla vulnerabilità individuale che dal livello di esposizione a fattori ambientali negativi. A parità di esposizione si ammaleranno in primo luogo i soggetti più vulnerabili ma, con l’aumentare della gravità degli eventi traumatici o del loro prolungarsi nel tempo, anche soggetti più resistenti finiranno per ammalarsi. In questo contesto il rischio maggiore sarà quindi per coloro che hanno vissuto in prima persona il pericolo di morte associato alla pandemia o a coloro che si sono trovati a fuggire dal contesto di guerra o ancora per le persone ai margini che già vivevano in condizioni di difficoltà economica e che adesso potrebbero trovarsi senza una rete di supporto sociale e magari anche senza un tetto.

Oltre alle cure con medicinali quali sono i consigli più ricorrenti che suggerisce al suoi pazienti per ritrovare un po’ di serenità?
In psichiatria come nelle altre branche della medicina è importante che alla terapia farmacologica si associno delle abitudini che aiutino a prevenire contesti e situazioni che possono influire negativamente sul benessere psichico. Come ad esempio un cardiologo in caso di ipertensione arteriosa oltre a un supporto farmacologico raccomanderà una dieta iposodica, allo stesso modo lo psichiatra suggerirà di mantenere un sonno regolare, di evitare le fonti di stress, cercare dì praticare quelle attività che il soggetto quando è in salute considera piacevoli, anche quando non se ne avrebbe voglia, e coltivare le fonti di supporto sociale. Queste ultime sono di fondamentale importanza per scongiurare i sentimenti di isolamento e per avere l’opportunità di chiedere aiuto in caso di difficoltà. A tal proposito va sottolineato che l’associazione farmacoterapia psicoterapia è più efficace di ciascuno dei due interventi preso singolarmente.

Noto purtroppo che attraverso la tecnologia ci propinano sempre più spesso fake-news, stupidaggini o ancora peggio scene di violenza; come salvaguardare soprattutto le nuove generazioni da questi tentativi di abbruttimento e degrado?
Purtroppo è stato anche scientificamente riconosciuto che l’esposizione continua a contenuti violenti nei media può portare allo sviluppo di disturbi trauma- e stress-correlati. Come sempre, saranno i soggetti più fragili a risentirne maggiormente, ma resta il fatto che le derive negative della rete siano un fenomeno che va arginato.
Ci tengo a sottolineare che la tecnologia sia, di per sé, un mezzo neutro: può essere lo strumento per ottenere informazioni sicure, come quello per essere bersagliati da campagne d’opinione e bufale; può essere il luogo dove si viene in contatto con la violenza o quello dove raggiungere un supporto. La cosa fondamentale in questo senso sarebbe un’educazione all’utilizzo di uno strumento che se bene usato può essere una risorsa inestimabile per minimizzare le distanze e massimizzare l’accesso all’informazione.
Ma è necessario aiutare i più inesperti a comprenderne, ed evitare, i rischi.
Quanto anche i disturbi cognitivi e l’Alzheimer possono essere causati da sbagliati stili di vita?
Lo stile di vita può influenzare il mantenimento di un buon livello cognitivo in diversi modi. In primo luogo non mi stancherò mal di ripeterlo, il mantenimento di un buon ritmo sonno veglia è fondamentale non solo per la salute psichica ma anche per evitare il decadimento cognitivo.
La deprivazione di sonno, momento in cui il cervello riorganizza le informazioni, facilita il deterioramento.
Così come l’abitudine all’uso dell’alcol o altre sostanze di abuso. Non ultimo va considerato il ruolo degli eventi di vita: sappiamo come in soggetti con disturbi trauma e stress correlati siano osservabili processi di atrofizzazione in alcune aree cerebrali che possono essere irreversibili. Un aspetto da tenere a mente, considerando, come dicevamo prima, il carico che gli eventi attuali stanno costituendo per la popolazione in termini di esposizione a eventi traumatici e microtraumatici.

Krishnamurti diceva che non è segno di buona salute mentale essere bene adattati a una società malata e la sola rivoluzione che può cambiare il mondo è la rivoluzione individuale. Secondo lei ha ragione?
Dipende. È necessario scindere il concetto di salute da un qualsivoglia giudizio di valore sull’individuo. Va considerato che caratteristica fondamentale per il benessere psichico è quella della capacità di adattamento, indipendentemente dal tipo di contesto. L’adattabilità a contesti ostili è stata del resto alla base della spinta evolutiva.
I più resilienti riusciranno a non sviluppare disturbi conclamati nonostante gli stressors ambientali proprio perché meno vulnerabili dal punto di vista della salute mentale. D’altra parte, va citato il complesso rapporto tra genio e follia: talora sono proprio i soggetti con maggiori problemi di adattamento e maggior difficoltà di integrazione sociale a effettuare scoperte sensazionali o a rivoluzionare un’epoca proprio grazie alla capacità di pensare fuori dagli schemi che permette loro di trovare soluzioni diverse e originali. Il problema sociale naturalmente è altra cosa e come cittadini siamo chiamati a migliorare quei meccanismi che risultano fonte di disagio o sofferenza, in particolar modo quelli che colpiscono i più fragili.

Qual è la sua speranza per il futuro?
La mia speranza per il futuro è vedere almeno in parte i risultati degli sforzi che da sempre compio per sensibilizzare la popolazione sul tema della salute mentale.
Il benessere psichico è di fondamentale importanza per poter vivere in modo soddisfacente e troppe persone rinunciano a questa possibilità per pregiudizio o per mancato accesso alle informazioni, complice anche un sistema sanitario allo stremo delle forze. Mi piacerebbe al contrario che la salute mentale divenisse una priorità e un diritto irrinunciabile per tutti e di vedere dunque moltiplicarsi le campagne di informazione e prevenzione nonché rafforzare i servizi psichiatrici di diagnosi e cura (SPDC).
Da scienziata inoltre non nascondo la curiosità: per tutto quello che ancora non abbiamo scoperto, per tutto quello che ancora dobbiamo scoprire sul funzionamento del sistema nervoso centrale. Si tratta dell’ambito della medicina che rimane ad oggi maggiormente inesplorato sia per la ridotta attenzione associata al pregiudizio a cui accennavo sia a causa del fatto che una tecnologia adeguata per gli studi neurobiologici è stata sviluppata solo di recente.
In questi casi penso sempre ai versi di Emily Dickinson: “The brain - is wider than the sky- for - put them side by side- the one the other will contain wilh ease- and you- beside” (”Il cervello - è più vasto del cielo - perché - metteteli uno accanto all’altro - l’uno l’altro conterrà con facilità - e voi accanto”). Sono stati fatti enormi passi avanti, ma ancora, in un certo senso, è come misurare un grattacielo con un righello.
Da questo punto di vista la mia speranza è veder proseguire nel suo cammino la ricerca in questo campo e continuare a svolgere la mia parte in questo entusiasmante percorso di scoperta.

 
Powered by Main Street Modena