Gli effetti della globalizzazione
Si fanno sentire e per una come me, che entra tutti i giorni nei negozi, nelle aziende e dagli artigiani per affiancarli nella promozione della loro attività, i racconti dei titolari sono sempre uguali: “Da quando c’è la crisi non ci sono state tutele per le piccole medie imprese che sono state sempre l’ossatura portante dell’economia del Paese.... Eravamo un’Italia dinamica e poi all’improvviso i costi sono raddoppiati e il mercato ha avuto forti contraccolpi”.
Qualcosa non ha funzionato nel sistema economico-finanziario-politico;
dall’entrata nell’euro all’effetto domino della crisi finanziaria mondiale, dopo che si sono indebitati gli Stati e gli individui, si è favorita solo una politica di globalizzazione a discapito dell’unicità e della produttività di ogni singolo Paese.
E’ come se fosse venuto a mancare il perno che caratterizzava uno Stato dove la voglia di impegnarsi nel lavoro non è mai mancata e che, vista la situazione attuale, purtroppo, ha incoraggiato i giovani a guardare oltre confine per trovare soluzioni di impiego.
Oggi si parla solo di multinazionali o grandi aziende, sono quelle che fanno il pil, senza considerare che si stanno arricchendo poche persone a discapito di una maggioranza sempre più a rischio povertà.
Ma se questa globalizzazione è la realtà dei nostri giorni, sarebbe bene essere propositivi e lungimiranti per il nostro futuro e creare da subito nuove basi che possano dare fiducia e far emergere i lati positivi delle scelte fatte per il bene comune.
Personalmente, al momento, avrei preferito avere più tutele fiscali nel lavoro, una piano pensionistico preciso, meno tasse da pagare, più sicurezza di tutele bancarie ed equità nelle scelte di welfare.
Indietro però non si torna e quello che sarà, sarà completamente diverso da quello che conosciamo e visto che vogliamo cogliere le novità con ottimismo, ci auguriamo di trovare presto nuovi equilibri, che diano lavoro ai nostri giovani e che siano migliorativi e utili per il bene di tutti.