Intervista all’Avvocato Rossello sul tema “Donne e Potere”

Progetto Donne e Futuro tre anni di impegno

Il Corriere della Sera ha avviato un’inchiesta dal titolo “Donne e Potere”, che prevede una serie di interviste televisive che verranno pubblicate su Corriere.it, chiedendo un contributo dell’Avvocato Cristina Rossello al dibattito sulla tematica femminile del rapporto tra il ruolo della donna e il potere.
Ne è sorta una simpatica intervista condotta brillantemente da Lucia Pronzato, giornalista del Corriere della Sera.

Esiste un potere femminile?
«Sì. Effettivamente ora esiste. La sua efficacia risiede nella modalità con cui viene esercitato. Direi che sono cinque le caratteristiche peculiari di questo potere:
- la prima caratteristica che affiora è quella del dialogo e della condivisione nelle scelte, direi che si può introdurre la caratteristica della persuasione, quale forma di adesione e consenso basata su argomentazioni sempre molto documentate e dettagliate in alternativa ai soliti schemi dell’autoritarismo verticistico e delle verità assolute;
- la seconda caratteristica è che è un potere nuovo e, in quanto tale, la sua sedimentazione è nuova, sottile e all’avanguardia, prendendo spunto dalle esperienze di potere finora consolidate dal genere maschile e, quindi, facendo tesoro dei suoi errori;
- la terza caratteristica è che si basa su valori diversi, cioè la comprensione e l’ascolto che sono modalità tutte femminili di raccogliere l’adesione e i consensi che, se portati a un’educazione all’azione, possono diventare una caratteristica vincente. Ovviamente vanno convogliati in una ferrea disciplina di “obiettivo” sui quali occorre ancora lavorare per finalizzare le nostre decisioni;
- la quarta caratteristica è l’originalità: non scimmiotta modelli pregressi, ma vuole creare una nuova modalità di governance sia finanziaria che accademica, che imprenditoriale o politica;
- la quinta caratteristica è che è ricco di idee e, quindi, può creare delle risposte che in questo momento non arrivano o mancano».


Quando ha percepito per la prima volta di esercitare un potere?
«Quindici anni fa. Ma è chiaro che non ne posso parlare per motivi professionali. Parliamo di potere “assoluto”: quello che conta non è tanto il fatto di esercitare un potere, ma di essere nelle condizioni di poterlo fare. C’è da chiedersi poi in che misura questa potenzialità si concretizzi. E a questo punto, subentrano l’umiltà e il senso della misura, che devono definire i contorni di ciascuna azione e che devono regolare ogni esercizio di potere. Inoltre chi può esercitare un potere deve avere la necessaria pazienza per gestirlo e non abusarne; questo contraddistingue la durata di posizione.
Esercitare un potere in assoluto spesso consiste semplicemente nell’esserci e nel non dover assumere posizioni che, se esercitate, lo diminuiscono. Il potere “relativo” invece, in quanto delegato a un’azione, necessita di velocità, agilità e determinazione. Ed è sempre mirato a un’azione da realizzare con un risultato finale. Su questo il potere “femminile” deve cercare di esercitarsi e migliorare».

Ha dovuto cambiare parti di sé per fare carriera?
«Sì, certamente. Ricollegandomi al concetto di esercizio del potere della domanda precedente, nel concreto, un individuo accresce il proprio potere ogniqualvolta, pur potendo agire, sceglie di non farlo e comunque è palese a tutti che l’azione che avrebbe determinato quel risultato non è stata compiuta, pur con quell’esito. In questi quindici anni molto è accaduto senza che io dovessi compiere azioni necessarie a tal fine e, semplicemente, questo ha determinato un’idoneità di ruolo che mi è stato riconosciuto e che mi ha indotta a essere molto prudente e rispettosa delle libertà altrui, impedendo ogni abuso, e a difendere, invece, con forza chi è in difficoltà.
Ovviamente mi riferisco a poteri legati a ruoli e posizioni attinenti alla materia giuridica e ai campi di cui mi occupo. E riconosco che la maturità della carriera può migliorare le persone soprattutto quando si rendono conto che agendo possono nuocere al prossimo.
“Fare carriera”, anche se l’espressione è un po’ forte e non è proprio nelle mie corde parlarne in questi termini, consente anche di poter scegliere se una parte di questo “successo” dedicarlo al prossimo. Anche un minimo aiuto, infatti, può migliorare lo stato di un altro e, così, a catena, ritengo che ognuno di noi dovrebbe nella sua vita aiutare costantemente almeno un’altra persona terza, non familiare, né amica (questo lo riterrei già di per sé un dovere), ma semplicemente estranea».

Chi o cosa l’ha aiutata?
«La cosa che mi ha aiutato di più è stata la fiducia che è stata riposta in me nel tempo dai miei genitori, mia madre e mio padre sono stati dei genitori che mi hanno stimata, severi, ma fiduciosi e convinti delle mie capacità. Poi le amiche.
E, infine, ma non ultimo, chi nel tempo mi ha insegnato i passi della professione o mi ha dato fiducia via via nel tempo. A costoro ho dedicato iniziative a parte, come segno di riconoscenza.
Via via nel tempo sono aumentate le persone che hanno avuto fiducia in me e questo lo si vede dai miei incarichi pubblici e di lavoro, che non cito per rispetto di riservatezza, ma molti sono noti ed evidenti».

Chi o cosa l’ha ostacolata?
«La violenza, esercitata anche da persone potenti, che come risultato non ha ottenuto, però, nel tempo (ma ce ne è voluto parecchio perché molto spesso le azioni hanno effetti che si riverberano a catena), i risultati sperati. “Dura la prova chi vince l’affanno”, nel senso che ci vuole una dose di pazienza e di fermezza molto massiccia per superare gli ostacoli, ma ci si riesce. Una caratteristica necessaria è che, superato l’ostacolo, sia chiusa lì. Per spiegare con un esempio pratico, durante una corsa agonistica, se subisci uno sgambetto, non ti soffermi a discutere o a litigare o lamentarti con l’arbitro di gioco, prosegui per la tua strada per tagliare il traguardo. Poi, raggiuntolo, se avrai ancora fiato e voglia di sfogarti, ti lamenterai, ma è finita lì…vendicarsi è comunque contrario alla mia etica».

Cosa fa per le altre donne?
«Progetto Donne e Futuro. È un’Associazione che, nell’ottica di contribuire alla diffusione di una nuova idea di leadership femminile, basata sulla solidarietà di rete e sulla formazione costante e condivisa, si propone di offrire a giovani donne di talento l’opportunità di un inserimento rapido e agevole nel mondo del lavoro. Attraverso un percorso di tutoraggio e mentoring, in cui ragazze considerate particolarmente meritevoli e promettenti in un determinato campo di attività, vengono premiate con una borsa di studio e affiancate a “madrine”, figure rappresentative ed esperte, individuate in quello stesso ambito, cui spetta il compito di guidare e spronare le giovani premiate, riconoscendone e sviluppandone le potenzialità, consigliandole nell’individuazione delle migliori modalità di immissione nel mondo del lavoro e delle più favorevoli opportunità professionali».

 
Powered by Main Street Modena