Il sistema bancario italiano, tra sfide e cambiamenti

Banche Italiane

di Alessandra Perera


Nella storia delle società del mondo si sono susseguite crisi bancarie e finanziarie più o meno grandi, molte di natura sistemica: se ne contarono 11 nel diciottesimo secolo, altre 18 nell’800, nel ventesimo secolo furono 33, incluso il crack di Wall Street del ’29. Dal 1980 ad oggi, più di 130 Paesi hanno subito contraccolpi molto costosi in termini di benessere e sviluppo economico a causa della fragilità del sistema finanziario e bancario.
La finanza è a trade in promises, uno scambio di promesse – di restituire il capitale, di pagare gli interessi, di non svuotare e defraudare l’azienda di cui si sono emesse azioni – che si basa necessariamente sulla fiducia.
Ogni evento che incrini la fiducia o che renda impossibile il mantenimento delle promesse è la premessa di una crisi finanziaria. E’ quanto successe a inizio dell’estate del 2007, con il crollo dei mutui subprime e l’esplosione dei titoli tossici, uno shock che nel 2009 ha portato, per la prima volta dal secondo dopoguerra, a una riduzione del prodotto mondiale. Una valanga globale che ha picchiato duro in Europa, dove un sistema bancario troppo fragile ha addirittura portato vicino al fallimento alcuni Stati: fra il 2008 e il 2012 in Europa sono stati spesi circa 5000 miliardi di euro per salvare le banche in crisi, il tutto a spese del contribuente. Tanto per rendere l’idea, una cifra pari al PIL della Germania nel 2012. Le crisi delle banche si trasferivano direttamente al bilancio dello Stato: inoltre, la certezza di un salvataggio esterno dava spazio al cosiddetto moral hazard, l’azzardo morale di intraprendere politiche di rischio spericolate.
Nel nostro paese la questione dei crediti deteriorati delle banche non è nuova. Se ne parla già nel 2009, con la prima crisi di Monte dei Paschi, e poi nel 2011, quando l’Italia fronteggia le vendite sui titoli di Stato guidate dall’incertezza politica ed economica. Una situazione sempre potenzialmente esplosiva, dunque, cui mette un argine nel 2012 la Commissione europea, con le nuove regole sulla risoluzione delle banche che prevedono il rivoluzionario bail-in, vale a dire che la banca si salva utilizzando i soldi degli investitori invece che quelli dello Stato. In Italia la norma è entrata in vigore il 1° gennaio 2016, qualche settimana dopo l’approvazione del cosiddetto “salva banche”, un decreto destinato a evitare il fallimento di quattro piccole banche locali da anni in grave difficoltà: Banca dell’Etruria, Banca Marche e le Casse di Risparmio di Ferrara e di Chieti. Un intervento per cifre tutto sommato esigue, che valgono appena il 2,5 per mille del nostro prodotto interno lordo, che però non invalidano la reale portata economica e politica di un provvedimento che riguarda anche il risparmio privato, uno dei pilastri della malmessa economia italiana e della nostra stessa struttura sociale.
Salvate queste quattro banche, e applicate le nuove regole europee, rimane aperto il problema dei non performing loans: i prestiti effettuati dalle banche per i quali – semplificando – le possibilità che vengano ripagati sono poche. Un problema che non riguarda solo le banche di piccole dimensioni. La percentuale di non performing loans sul totale degli impieghi è del 17 per cento per le banche italiane, il quadruplo della media delle banche europee (che comunque non sono messe molto bene, se paragonate con quelle degli Stati Uniti). Il 10 febbraio 2016, il Consiglio dei Ministri apporta il decreto banche con le norme che traducono l’accordo con Bruxelles sulla garanzia dello Stato sui crediti deteriorati: la soluzione è la creazione di una “bad bank” – una scatola vuota che esista soltanto per tenere in pancia le perdite e vendere i crediti inesigibili a società specializzate nel recuperarne almeno una parte – in modo da risanare il resto del sistema bancario e riportarlo a svolgere la sua funzione essenziale: prestare i soldi per far crescere l’economia del paese. Il decreto dà il via anche alla molto attesa riforma del credito cooperativo: messe alle corde dalla doppia recessione, appesantite da crediti incagliati, le banche di credito cooperativo rischiavano di costituire un elemento di fragilità diffuso nel sistema finanziario italiano. Con questo decreto si è tentato di fare un ulteriore passo nel percorso avviato a inizio 2015 con il riassetto delle banche popolari, e che mira a creare un sistema più stabile salvaguardando la territorialità degli istituti di credito.
E i molti cambiamenti che attendono il sistema bancario italiano sono stati l’oggetto del convegno “Banche italiane, il contributo delle donne per le sfide del futuro”, organizzato presso la sede di Veneto Banca da Progetto Donne e Futuro. Un momento di confronto importante fra esponenti di livello nazionale del mondo del credito, delle imprese e delle professioni, del quale è stata madrina Anna Maria Tarantola, già Dirigente della Banca d’Italia e Presidente della RAI. Grazie a Progetto Donne e Futuro, fortemente impegnato nel premiare giovani talenti femminili che meritano l’opportunità di un inserimento rapido e facilitato nel mondo del lavoro, saranno inoltre assegnate nuove borse di studio a giovani donne interessate a cimentarsi con il mondo economico e bancario. Il loro primi passi professionali saranno seguiti proprio dalla dottoressa Anna Maria Tarantola.

Significativo è stato l’evento di Progetto Donne e Futuro organizzato presso l’Auditorium del Centro Direzionale di Veneto Banca Montebelluna “ Banche Italiane: il contributo delle donne per le sfide del futuro. Controlli, IT e crediti, le nuove frontiere del cambiamento” con eccezionali figure di riferimento. Madrina “a sorpresa” Anna Maria Tarantola già Dirigente Banca d’Italia, Linda Laura Sabbadini (Direttore Dipartimento Statistiche Sociali ISTAT), Maurizia Iachino (Key 2 People), Maria Silvia Sacchi (Firma Corriere Economia “Corriere della Sera”), Donatella Ceccarelli (Presidente e AD Fondazione Flick), Stefania Bariatti (Membro CdA MPS), Joyce Bigio (Presidente Comitato Controlli Interni e Rischi di Veneto Banca SpA), Evelina Christillin (Membro CdA di CariGe), Susanna Stefani (Fondatrice di Governance Consulting).
Dopo i saluti del Presidente Pierluigi Bolla e del Presidente di Comitato Esecutivo Maurizio Benvenuto, ha aperto i lavori l’Amministratore Delegato Cristiano Carrus che ha poi lasciato la parola ai manager della Banca sui temi del Convegno: Controlli IT e crediti.
Davide Monesi (Responsabile Direzione Centrale Audit Veneto Banca SpA) Cristina Straziuso (Convalida Interna Veneto Banca SpA), Lucia Martinoli (Responsabile Direzione Centrale Compliance Veneto Banca SpA), Mauro Frassetto (Responsabile Direzione IT Veneto Banca SpA), Enrico Baretta (Responsabile Direzione Centrale Crediti Veneto Banca Spa), Michele Barbisan (Vice Direttore Generale Veneto Banca SpA), Enrico Doni (Responsabile Direzione Generale Mercato Italiano Veneto Banca Spa) Giulia Alessandra Pedrazzi (Responsabile Direzione Mercato Private Veneto Banca SpA)
La panoramica generale sull’attuale condizione del genere femminile nel particolare settore delle governance bancarie ci consente di soffermarci sugli sforzi che ancora devono essere fatti per raggiungere una condizione di complementarietà rispetto al genere maschile.
Nel mondo contemporaneo, in continua evoluzione e cambiamento il genere femminile è senza dubbio in grado di fornire un grande contributo per lo sviluppo della società e dell’economia.
Nonostante le stime forniteci dalle principali banche dati, quali ISTAT e Global Gender Gap, mettano in evidenza come nel nostro paese si sia ancora lontani dal raggiungere una parità tra uomo e donna nel campo dell’occupazione, della retribuzione e nella distribuzione del potere nella governance aziendale, significativi e scientificamente provati sono i vantaggi apportati nei diversi campi lavorativi grazie ad un coinvolgimento femminile. Con particolare riferimento alla promozione di un equilibrio di genere all’interno dei vertici aziendali traspare da diversi studi (quali per citarne alcuni relazioni della Consob, Credit Suisse Gender 3000) che la presenza femminile incida positivamente sulle prestazioni delle imprese, sulla competitività e sui profitti; tali risultati sono frutto di una maggiore presenza sul posto di lavoro e di un maggiore rispetto delle regole. Lo sviluppo del potenziale femminile, tra l’altro, è un obiettivo che accomuna la legislazione europea e nazionale. A partire dagli impulsi per una parità di genere promossi, a livello europeo, dalla Vice Presidente Viviane Reding, sviluppatesi poi in concrete proposte normative e grazie anche, a livello nazionale, alla Legge n. 120/2011, meglio conosciuta come Legge Golfo – Mosca, significativi sono stati i risultati raggiunti, che hanno evidenziato un incremento della componente femminile sia nelle società quotate che nelle imprese familiari, risultati che però non sono ancora sufficienti per garantire un’effettiva parità rappresentativa uomo-donna sempre nel segno della complementarietà.
Particolare rilievo ha l’attuale evoluzione della leadership femminile all’interno del sistema bancario, per la cui importante testimonianza è stato ascoltato l’importante evento di Valeria Sannucci, Membro del Direttorio e Vice Direttore Generale di Banca D’Italia. È intervenuta Anna Genovese Membro della Commissione Nazionale per le Società e la Borsa con una testimonianza di importante riferimento sulle ragioni dell’importanza della donna nel nostro paese per i significativi risultati derivanti dalla presenza femminile. Spunto di riflessione sul contributo femminile nell’economia, offre a giovani donne di talento l’opportunità di un inserimento rapido ed agevole nel mondo del lavoro, costituendo al contempo una nuova idea di leadership femminile, basata sulla solidarietà di rete e sulla formazione costante e condivisa. Questo avviene attraverso un percorso di tutoraggio e mentoring, in cui ragazze (pupils) considerate particolarmente meritevoli e promettenti in un determinato campo di attività, vengono premiate con una borsa di studio e affiancate a “madrine”, figure rappresentative ed esperte, individuate in quello stesso ambito, cui spetta il compito di guidare e spronare le giovani premiate, riconoscendone e sviluppandone le potenzialità, consigliandole nell’individuazione delle migliori modalità di immissione nel mondo del lavoro e delle più favorevoli opportunità professionali.
Per questo motivo si ringraziano tutte le eccezionali figure presenti all’evento di Progetto Donne e Futuro il 26 febbraio 2016.
Avv. Cristina Rossello

 
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