Come per le fiabe un momento da dedicare al Museo delle Bambole è un regalo a se stesse. La sua visita trasporta in un mondo silenzioso, unico e intatto. Il tempo resta fuori dalla porta al cospetto delle regine di quel luogo incantato. E le bambole si raccontano.
Dal dialogo fra piacevoli ricordi d’infanzia e cultura tradizione, arte e mestieri adulti nascono le fabbriche delle bambole, i loro creatori, gli stilisti, gli artigiani e i parrucchieri svelando così una importante e secolare economia.
Gli ideatori che lanciavano un prototipo messo in produzione divenivano firme internazionali, lanciavano mode e dettavano tendenze anche nei messaggi educativi. È un mondo che parla a chi si ferma a contemplarlo e ad ascoltarlo in una dimensione ricercata, fatta di silenzi e proiezioni individuali, che raccontano la storia dell’umanità, indugiando sulle risposte all’evolversi dei costumi. Il curatore del Museo racconta come tutto nacque per caso.
Un bambolotto di biscuit nero, piacque così tanto a Marie Paule Vedrine Andolfatto, che il marito decise di donarglielo subito.
Quel piccolo bebè, intravisto in un bagliore di luce e passando per un mercatino dell’antiquariato, è il capostipite di questa attuale importantissima testimonianza storica e culturale. Dal bambolotto che Mario Andolfatto regalò alla moglie, colpita da tanta delicatezza e intensità, nasce il loro desiderio di raccogliere esemplari e documentarsi.
Un percorso che Marie Paule Vedrine Andolfatto ha continuato negli ultimi decenni da sola, con convinzione e dedizione, fino a giungere alla collezione di bambole di maggior spicco in Europa.
Collocato nello stupendo palazzo Felicini Fibbia, sorto nel 1497 in Bologna, il Museo delle Bambole è visitabile nelle magnifiche sale del palazzo, in spazi appositamente sottoposti a un rigoroso restauro per la conservazione di questi manufatti così delicati per i variegati materiali che lo compongono: porcellana, legno, cartapesta, metallo, tessuti e fibre animali, carta e materie plastiche.
Conoscere la storia non significa soltanto “ricordare”, ma “prendere coscienza” del tempo presente, gettando un ponte col passato e scoprendo i misteriosi legami fra la nostra e le epoche che l’hanno preceduta.
Chi visita questo magico luogo di curiosità, custodia e conservazione non avrà difficoltà a ritrovarsi in queste parole e addirittura somiglianze con i prototipi archetipi dei robot antropomorfi.
La Collezione Marie Paule Védrine Andolfatto espone oltre 500 esemplari di preziose bambole realizzate in legno, cera, cartapesta, porcellana, biscuit, tessuto, feltro, celluloide, vinile e materiali plastici vari, selezionate per l’occasione tra quelle facenti parti dell’intero fondo. Ad esse sono affiancati molti altri oggetti di pregio particolare, quali splendidi esemplari di modelli di mobili in miniatura databili tra la seconda metà del XVIII e il primo quarto del XIX secolo, numerosissimi accessori per bambole e per il gioco al femminile: servizi da tavola in miniatura di porcellana, terracotta, vetro, metallo, argento, pentole di rame, alluminio, cucine, per lo più di produzione tedesca e francese. Le bambole accompagnano il visitatore nel Museo attraverso un percorso storico a ritroso nel tempo, partendo da pupe contemporanee nate dalla collaborazione tra artisti, design, aziende di settore, indietro attraverso il XX e il XIX secolo con le bambole Italiane Lenci, alcuni esemplari extraeuropei, bambolotti e bebè tedeschi e francesi, concludendosi con alcuni rari esemplari del XVII secolo; figure in bilico tra religiosità e gioco. È possibile in questo modo conoscere l’evoluzione estetica, tecnica e materica di questi oggetti, unitamente ai significati educativi e pedagogici, con possibilità di confronto tra le produzioni industriali e artigianali delle più note fabbriche tedesche, francesi, italiane dei secoli passati.