IL 17 E 18 GIUGNO SI È TENUTO IL CONGRESSO IN PRESENZA PRESSO IL ROYAL CONTINENTAL HOTEL A NAPOLI. L’ON. AVV. CRISTINA ROSSELLO INTERVISTATA DALL’AVV. DINA CAVALLI SUL TEMA “SOLUZIONI PER LA PARITÀ”
a cura dell’Avv. Cristina Rossello
intervista dell’avv. Dina Cavalli
Buongiorno a tutti e grazie innanzitutto per l’opportunità di intervistare Cristina Rossello perché, senza sapere che oggi avrei avuto questa occasione di incontro, ieri abbiamo un po’ parlato e quindi ho avuto modo di conoscere personalmente la mia intervistata.
Devo limitare le notizie che si possono acquisire su Internet riguardo a Cristina Rossello: la Camera dei deputati, avvocato cassazionista, esperta in diritto societario bancario, membro di collegi arbitrali, consigli di amministrazione (e così via): si occupa di materie che abitualmente sono di appannaggio maschile, ma lo fa al femminile. Ieri abbiamo parlato e mi ha raccontato di uno studio con una presenza netta di professioniste donne alle quali lei conosce un valore aggiunto, soprattutto nel momento nel quale sono impegnate nel proprio ruolo di professioniste e di donne, figlie o sorelle o mogli o madri, umanamente e ugualmente impegnate, e soprattutto mi ha colpito la grande attenzione che presta alle esigenze dei giovani e delle giovani professioniste sul lavoro.
Da ieri sono emersi alcuni dati che abbiamo avuto modo anche di confrontare insieme.
Il dato agghiacciante è il divario economico per le professioni e poi anche per le pensioni. E poi è emerso comunque statisticamente come le donne spesso non riescano a raggiungere ruoli di vertice anche all’interno della magistratura.
Devo dire che adesso a Napoli siamo un’isola felice e possiamo vantare un presidente del tribunale donna e allo stato un procuratore capo facente funzioni anch’essa donna. Entrambe peraltro molto interessate al tema di oggi, ma si sono scusate per non essere state presenti, sperando di avere ulteriori occasioni di confronto con noi su questo tema. Se non altro “dopo il Congresso” o, come dicevamo prima, “oltre il Congresso”, visto che con la sezione Napoli avevamo pensato per l’appunto di riorganizzare un evento sul tema con i vertici napoletani e tutte le eccellenze napoletane che abbiamo.
Sono emersi dati abbastanza sconcertanti: il salto reddituale tra uomini e donne rimane costante nel tempo e non è scalfito da nessuna vicenda, neanche da quelle più eclatanti, ma è tragico nelle professioni delle giuriste.
Il Gap reddituale è un qualcosa che però non riguarda soltanto la nostra professione, ma è trasversale un po’ per tutte le libere professioniste.
Così anche il presidente del Consiglio dell’ordine nel suo saluto ha fatto riferimento al corso per Cassazionisti che adesso stiamo tenendo nella sede di Napoli: una sola iscritta donna. Il che significa che probabilmente molte donne iniziano nella professione ma a un certo punto si arrendono, lasciano, abbandonano o più semplicemente non riescono a essere titolari di studio e, quindi, non avvertono un’esigenza di avere anche un loro cassazionista e comunque di poter essere autonome in prima persona a 360° così da poter coprire tutte le attività di grado processuale.
E allora vengo all’opportunità per parlarne proprio qui, invece, con chi invece ce l’ha fatta. Eccome.
Con chi, comunque, nella professione è riuscita a sfondare il “tetto di cristallo”, cosa forse ancora più difficile nella libera professione, perché avere un proprio studio significa essere imprenditori di se stessi, mettersi sul mercato, essere in discussione, avere la capacità di essere credibili con un certo tipo di clientela, rispondere di rischi, organizzare una struttura.
Dicevo quindi, avendo l’opportunità di poterci confrontare con lei, le vorrei chiedere, rimanendo nel nostro campo giuridico, innanzitutto di parlarci dell’emendamento sulla parità di genere nel CSM approvato ieri, visto che parlavamo prima per l’appunto della magistratura e dei ruoli di vertice della magistratura, e poi degli altri suoi progetti per le professioniste per poter partire e per poter raggiungere quello che è l’obiettivo che tutte quante noi ci prefiggiamo: ossia andare “oltre le quote”. A te, Cristina.
Intervento dell’On. Avv. Rossello
Grazie, intanto grazie Dina Cavalli, per questa opportunità di vederci e di confrontarci con le colleghe: ho trovato subito un linguaggio comune. Stesso approccio insomma. Non c’è persona in questa sala che sia arrivata qui senza aver pensato, riflettuto e portato i dati della propria esperienza per discuterne ieri e oggi insieme.
Per condividere risultati e obiettivi. Splendido.
Mi sono ritrovata subito sia nel carattere sia nell’afflato costruttivo di questa sala.
Ho riscontrato anche un’evoluzione di pensiero rispetto al modo di confrontarsi su questi temi, che credo sia proprio insita nello scopo dell’associazione: è l’approccio professionale al problema.
Piu’ spesso si tengono incontri con le associazioni di imprenditrici e di direttrici d’azienda, cioè con personaggi che hanno un taglio manageriale, ma la conduzione e la visione che ne derivano sono nettamente diverse.
Il percepito delle giuriste è già ben riassunto in quei bellissimi interventi sul linguaggio che ci ha fatto la collega di Milano oppure nell’esperienza che ci ha portato la Procuratrice di Catania che ha parlato nel panel prima di noi, quando descrive un lavoro rivelatore di dedizione e chiarezza di intenti uniche e meravigliose.
Questa visione importante parte dall’ attenzione e dalla cura dell’interesse che si vuole tutelare per giungere alla programmazione per ottenere un risultato efficace.
Per “vincere la causa” insomma.
Complimenti quindi all’organizzazione.
La procuratrice di prima, scusate se torno un attimo al tema, ha fatto anche un accenno alla pensione: io spero che sia il più lontana possibile da quel momento, per non perdere una risorsa così preziosa per noi e per il nostro Paese. Però proprio a questo proposito vorrei sottolineare un aspetto, e poi rispondo immediatamente ai quesiti che mi hai posto Dina: facciamo attenzione al discorso pensione.
Ci sono donne che stanno passando dalla sfera, diciamo attiva lavorativa, ad una sfera di pensionamento automatico. No. Non possiamo perderle. Sono già così poche. È prematuro per noi e per la società. Dobbiamo tenercele strette: proprio quando si arriva all’apice dell’esperienza professionale queste donne possono dare tantissimo: hanno la sintesi, l’esperienza, la saggezza e la capacità. Non le perdiamo.
Tra l’altro sono le vere “pioniere” dei temi che stiamo trattando.
Io ho fatto e sto facendo quest’esperienza politica, ad esempio, e mi rendo conto che ci sono grandi opportunità per loro nella fase più matura della vita professionale.
Vedo seduta nelle nostre file Lella Golfo: una stratega per le sue politiche sociali di genere.
Cerchiamo di tenerci strette queste persone, se maturano un percorso, prendiamocele e accappariamocele per consentire loro di affacciarsi in qualcosa in cui possono dare molto, specie con apporti qualitativi importanti per la nostra causa.
Facciamo in modo che ci sia un’associazione, una rete, un gruppo forte, una task force attorno a queste donne, che le sostenga e le metta a disposizione per le scelte strategiche nell’interesse di tutte.
Ad esempio proprio per proporle per la gestione di quelle partecipate pubbliche di cui si parlava poc’anzi o di quelle importanti fondazioni in cui la loro esperienza di leader possa essere propulsiva per un cambiamento effettivo.
Facciamo un gioco di “staffetta”.
Questa capacità collettiva e comune di squadra ci manca ancora. Se ne parla ma nel concreto non c’è ancora. Accennavamo ad Irma Bianchi ieri qualcosa in proposito e lei è una leader che potrebbe in effetti avere le caratteristiche per ipotizzare qualcosa in questo senso. Con questo contesto e con questa platea qualificata è inutile ripetere le tante cose importanti che sono state dette bene nella nostra due giorni.
Una breve considerazione pero, dal momento che è emerso dall’introduzione che sono persona che ha contatto costante con potere e patrimoni: bisogna imparare a lavorarci, sapendo preservare se stessi.
È un metodo che noi donne possiamo (e dobbiamo) cominciare a imparare. Ancora in pochissime ad avere effettivamente e non di facciata ruoli strategici, noi donne dobbiamo avere ben chiaro che il potere si può e si deve esercitare, senza schernirsi e senza rifuggirne con sdegno.
I ruoli si esercitano. Noi giuriste sappiamo che “potere” è una parola da cui non poche donne ancora prendono la distanza, dimostrando così di non aver ancora compreso il ruolo della Governance.
Dobbiamo aiutarle a non cercare sinonimi o alibi, il potere va esercitato attraverso ogni delega che si ottiene. Siamo brave, siamo serie, preparate e diligenti, ma dobbiamo diventare più consapevoli e più responsabili e anche più coraggiose.
Abbiamo la conoscenza per prendere decisioni ponderate su fatti e non basate soltanto su nostre convinzioni. Abbiamo il coraggio che richiedono le decisioni, specialmente quando non si conoscono con certezza esattamente tutte le loro conseguenze.
E anche per questo dobbiamo accettare il rischio dell’errore, della critica e della sanzione: non si cresce senza errori. E dobbiamo accettare di dover pagare per i nostri errori. Noi giuriste dobbiamo aiutare nell’educazione dell’esercizio della governance, avversando l’inazione.
E ancora, noi giuriste, dobbiamo lavorare sull’educazione all’umiltà di capire che il potere è affidato non per un uso arbitrario, ma per raggiungere obiettivi assegnati nell’ambito di un preciso mandato.
E gestire, sapere come approcciare un problema di rischio e dì conformità, poter tutelare oltre che custodire e amministrare fruttuosamente non è un atto improvvisato.
Nel corso della mia attività professionale, sono più di 35 anni che faccio questo mestiere, potete bene immaginare come l’esperienza professionale abbia avuto contatto con tutte queste difficoltà, ma dobbiamo superarle e guidare chi viene dopo di noi, se possibile risparmiandole certamente tempo, ma anche qualche errore o qualche sofferenza.
Avete parlato della violenza nell’approccio nei consigli d’amministrazione o nelle aule di tribunale quando interveniamo o quando discutiamo per un contratto o semplicemente quando buttiamo le basi per un accordo e abbiamo una controparte maschile: conosciamo bene gli approcci. Diffidiamo da chi dice che difficoltà di questo genere non ne ha mai incontrate: non si è scontrata con il mondo reale e non è un esempio da seguire.
E quando abbiamo sentito parlare Lella Golfo siamo rimaste tutte colpite di come ha lavorato duramente e di come doveva operare perche’ questo suo questo disegno di legge, che ha cambiato una parte della storia del nostro Paese, diventasse realtà.
Sai Dina che mi è stata presentata da tua zia? Pina Amarelli mi disse “vuoi conoscerla”? Era un mito per noi più giovani e le sue battaglie per il nostro genere scuotevano gli animi: noi eravamo già in consigli e collegi, ma anche nelle aule dei tribunali e sapere che una donna non di quel settore lottava per chi operava nel nostro settore sfidando ogni difficoltà ci rendeva parte di un cambiamento.
Io allora ero ancora semplicemente una tecnica di governance e un avvocato, eravamo pochissime, circa una trentina in tutta Italia, ma capivamo bene tutte come era strategica la sua battaglia.
Con la mia associazione sostenni fin da subito questo suo disegno di legge, anche a livello di convincimento dell’opinione pubblica in tutti i territori possibili e in tutti i settori: molti erano ostili. Eppure Lella andò avanti.
La legge Golfo l’avete vista, con i suoi risultati è stata fondamentale. Inutile ripeterne i concetti per ragioni di tempo. A simile criterio mi sono ispirata per proporre la pari opportunità di governance per il consiglio superiore della magistratura. Ci sono tantissime magistrate in gambissima che non hanno la possibilità di accedere alle carriere di vertice.
Ci sono carriere precostituite da un genere predominante che impedisce loro di accedere ai vertici.
Appena eletta, ho semplicemente fatto una proposta di legge e l’ho depositata il 28 dicembre.
A proposito di governance femminile ho operato subito per il rinnovo della legge Golfo, perché stavano decadendo i termini della sua durata e non emergeva che sarebbe decaduta, e per l’accesso con rispetto di pari condizioni di genere ai ruoli di vertice nel CSM e in tutti gli organi di governo della giustizia.
Poi non avendo investito tutto nella politica ho lasciato spazio di firma di proposte analoghe perché l’importante è il risultato. Non è certo con l’ambizione o con la vanità di passare nella storia parlamentare come protagoniste che può ottenersi un risultato rapido e soddisfacente.
Qui, Dina, l’importante era sostenere le donne nei ruoli di potere. E questo mio approccio mi ha consentito di raggiungere un risultato a prescindere dal protagonismo individuale.
Queste proposte di legge depositate subito nel dicembre 2018, lavorandoci da appena eletta e nei primi mesi di insediamento, sono uscite come proposte nel corso della legislatura e qualcosa ne è uscito no?
Anche qui, preciso, come legislatori, noi giuriste dobbiamo maggiormente impegnarci in ruoli di potere chiave con coraggio e determinazione, avendo anche l’umiltà di non voler essere protagoniste a tutti i costi se vogliamo raccogliere consenso e rispetto per ottenere con maggiore probabilità il risultato auspicato.
La proposta per l’accesso nelle candidature e nelle elezioni al consiglio superiore magistratura nasce da un disegno di legge poi diventato emendamento: alla fine qualcosa è rimasto e la Ministro Cartabia ha comunque mediato il concetto.
Sono passi di mediazione verso una società e una contestualizzazione necessariamente più evolute.
Il provvedimento è già stato illustrato dalla Valente poco fa nel suo intervento: l’emendamento interviene sull’accesso imponendo riequilibri nelle candidature per i membri laici nel csm.
E quindi, quando ci saranno le prossime nomine, ci sarà un necessario riequilibrio di genere anche per le donne che possono essere elette alle cariche apicali del consiglio superiori della magistratura. Elezioni che tra l’altro slittano da luglio a settembre: il che può far pensare che probabilmente a furia di lottare qualche nuova possibilità l’abbiamo creata.
Anche qui segnalavo alla nostra presidente, perché ormai mi sento partecipe della vostra associazione di giuriste, sarebbe opportuno creare una task force che segua e sostenga la carriera apicale delle donne nelle Istituzioni e a tutti i livelli.
C’è un’altro tema che vorrei buttare lì, siccome l’approccio è di attenzione alle partite IVA in generale: noi siamo una categoria molto in difficoltà ovviamente rispetto al dipendente.
E il lavoratore autonomo può diventare una forza povera del Paese, non avendo le stesse tutele.
Ci aspettano momenti sui quali sappiamo (è intervenuta ora anche la BCE) che l’effetto finanziario sarà particolarmente afflittivo per la categoria delle giuriste. Non credo potranno esserci quei sostegni che sarebbero necessari in un futuro postpandemico e postbellico come quello attuale.
E dobbiamo pensare a una risposta creditizia/finanziaria nell’autunno per le piu giovani, non solo per quelle che si affacciano alla professione, ma anche per quelle che cercano di restarci con le non poche difficoltà che sono emerse in questa importante due giorni.
E bisognerebbe fare un discorso trasversale a tutte le professioniste in generale, non soltanto per gli avvocati, perché il problema delle partite IVA riguarda una massa di professionisti che in autunno inizierà a incontrare non poche difficoltà.
Ecco un altro compito per noi giuriste per fare proposte normative e questa volta, anziché legislative e quindi prospettiche, più da sottoporre all’esecutivo per poter entrare subito in aspetti funzionali.
Ringrazio per avermi dato l’opportunità di salutarvi e confermarvi che, come sempre, io ci sono con testa e cuore per le conquiste verso una società migliore e più equa.
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Ovviamente grazie Cristina Rossello, non soltanto per l’intervento di oggi, ma anche per gli spunti di riflessione che ci hai dato e per la disponibilità e per la progettualità futura per la quale noi siamo pronte a lavorare in perfetta sinergia.
E oltre a questo noi saremo pronte anche come città a ospitare l’onorevole quando vuole per rafforzare i suoi progetti, perché siamo sicure che riuscirà a realizzare ogni suo ideale.
Saluta la Presidente Irma Bianchi, lascio a lei i saluti conclusivi.
Grazie Dina Cavalli per l’intervista e voglio consegnare una targa a Cristina come ringraziamento per la partecipazione a questo Congresso.