OSSERVATORIO DELLE MAMME CHE LAVORANO

di Davide Rossello

Newsletter del 20 aprile 2020

IL LOCKDOWN DA CORONAVIRUS FARÀ SICURAMENTE UNA VITTIMA IMPORTANTE IL CUI IDENTIKIT POSSIAMO GIÀ IMMAGINARE: DONNA, DEL SUD O IMMIGRATA, SOTTOI 35 ANNI, CON FIGLI O GENITORI DA CURARE, LAVORATRICE IN NERO O A TEMPO DETERMINATO. NIENTE DI NUOVO SOTTO IL SOLE ITALIANO.

La crisi economica che stiamo per affrontare peserà dal punto di vista
occupazionale soprattutto sulle donne

Se, come pare, COVID-19 ha un impatto infettivo più letale sugli uomini rispetto alle donne, dal punto di vista delle conseguenze economiche e occupazionali sembra proprio che potrebbero rovesciarsi i ruoli.
L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) in un report dal titolo “Donne al centro della battaglia contro COVID-19” ha cominciato a fare il conto dei danni che le inevitabili misure di contenimento stanno provocando all’economia con particolare riferimento all’occupazione femminile. In sintesi, le donne sono potenzialmente più esposte a difficoltà materiali associate alla ricaduta economica di COVID-19. A brevissimo termine, è probabile che alcuni settori dell’economia saranno più colpiti di altri: le attività che hanno necessità di viaggi e di interazione fisica con i clienti sono già state colpite duramente. Ciò include i viaggi aerei, il turismo, i servizi di alloggio (ad es. Hotel) e le attività di servizi di ristorazione (ad es. Caffè, ristoranti e catering) e le attività al dettaglio in cui le donne hanno una presenza preponderante: commercio e turismo occupano l’84,7 per cento delle donne più giovani e l’83,4 per cento di quelle dai 35 anni in su.
Tra gli uomini tale percentuale scende rispettivamente al 60 per cento e al 59,3 per cento. Alcune industrie come quelle dell’abbigliamento, rischiano di subire danni sia dal lato dell’offerta (ad esempio le misure di confinamento che costringono alla chiusura delle fabbriche) sia dal lato della domanda (ad esempio la chiusura forzata dei negozi al dettaglio che porta a un calo degli ordini). Le donne sono  fortemente sovrarappresentate in questo settore poiché costituiscono circa i tre quarti degli occupati dell’industria dell’abbigliamento in tutto il mondo. In generale le donne sono più vulnerabili degli uomini a qualsiasi perdita di reddito causata dalle crisi poiché i livelli di reddito delle donne sono, in media, inferiori a quelli degli uomini e i loro tassi di povertà sono più alti.
Spesso detengono meno ricchezza degli uomini per ragioni storiche. Le donne poi di solito incontrano più difficoltà a trovare un impiego alternativo e flussi di reddito dopo il licenziamento a causa del loro maggiore impegno nella cura dei familiari, bambini o anziani.
I genitori single, molti dei quali sono donne, probabilmente si troveranno in una posizione vulnerabile.
Fare affidamento su un reddito unico significa che la perdita del posto di lavoro può essere esiziale per le famiglie monoparentali, specialmente quando il sostegno al reddito da parte delle istituzioni è debole o lento a reagire.
Le donne migranti rappresentano poi un gruppo particolarmente vulnerabile. In tutto il mondo, molte donne migranti lavorano come domestiche o come assistenti informali. Queste donne si trovano ad affrontare una situazione lavorativa sempre più precaria e avranno anche maggiori preoccupazioni per le loro famiglie lasciate nei paesi di origine.
Ultimo ma non ultimo, non possiamo dimenticare la penalizzazione economica che i contratti part time hanno sull’universo professionale femminile cui si aggiunge la diffusa difficoltà di base a poter usufruire di contratti di questo tipo.
Le enormi differenze tra il ricorso al tempo determinato in Italia, dove si va dal 41,6 per cento tra le donne più giovani al Sud, e il 4,7-4,8 per cento tra quelle più anziane al Centro-Nord, rendono già l’idea della grande disuguaglianza che ritroveremo nell’impatto della recessione post-coronavirus.
Insomma proprio niente di nuovo sotto il sole italiano che l’estate incipiente porterà…

Newsletter del 13 luglio 2020

LE DONNE SONO IL 55,4% DEGLI ISCRITTI AI CORSI DI LAUREA, IL 57,1% DEL TOTALE DEI LAUREATI E IL 49,4% DEGLI ISCRITTI AI CORSI DI DOTTORATO ED IL 50,5% DEL TOTALE DEI DOTTORI DI RICERCA. ANCORA OGGI PERÒ SOLO IL 38,4% DEI PROFESSORI ASSOCIATI E APPENA IL 23,7% DEI PROFESSORI ORDINARI È DONNA. UN SOFFITTO DI CRISTALLO ROBUSTISSIMO!

NONOSTANTE LA METÀ DELLE DONNE SI ISCRIVE ALL’UNIVERSITÀ E SI LAUREA, SOLO MENO DI UN TERZO ARRIVA

Partiamo da alcuni fatti ben precisi ed attuali che disegnano un quadro della situazione della parità di genere all’interno del mondo universitario italiano:

  • le donne rappresentano stabilmente oltre la metà della popolazione studentesca universitaria italiana;
  • sebbene siano ancora poche le studentesse che scelgono le “scienze dure”, l’Italia vanta una percentuale di donne che hanno conseguito il dottorato di ricerca in Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica superiore alla media europea;
  • nell’ambito della carriera accademica, alla concentrazione di donne solo in alcune aree tematiche (scienze umane) si aggiunge anche quella in ruoli non apicali;
  • il personale tecnico-amministrativo, composto in maggioranza da donne, presenta analoghe dinamiche rispetto alle carriere accademiche.

Il grafico che segue mostra chiaramente che all’evolvere della carriera accademica corrisponde l’apertura di una ‘forbice’ per ciò che riguarda la parità di genere. Si parte alla pari ma all’arrivo la metà delle donne si perde e questo sia nelle facoltà umanistiche che in quelle scientifiche o tecnologiche. È il cosiddetto fenomeno del ‘soffitto di cristallo’: si vede il piano superiore ma non si riesce ad accedervi: L’Ufficio Statistico del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca scientifica ha appena pubblicato uno studio “Le carriere femminili in ambito accademico” che ci offre un quadro della situazione molto preciso. Ma c’è un dato emerso nella ricerca e che per molti versi sorprende e conferma una vera e propria barriera culturale rispetto alla parità di genere: anche nelle facoltà e negli indirizzi che vedono una prevalenza di frequenza femminile arrivati alle posizioni apicali troviamo una prevalenza maschile! Nel grafico che segue possiamo vedere la distribuzione di genere tra i vari indirizzi accademici nell’ultimo anno rilevabile e cioè il 2018-2019:

 
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