di Cristina Bicciocchi
Mai come in questi ultimi anni ci siamo resi conto di come all'improvviso le cose possano cambiare facendoci capire che nulla nella materia è eterno. Questa evidenza per noi così impegnativa da comprendere è invece alla base di molte filosofie orientali che insistono proprio a evidenziare che è solo il concetto spirituale che rimane immutato dentro di noi. Ricorderete di certo nel film “Il piccolo Budda” quando i monaci dopo aver fatto pazientemente con la sabbia meravigliosi mandala, appena finiti li spazzano via per poi ricominciare tutto da capo. Questi rituali e insegnamenti del buddhismo enfatizzano che tutto ciò che esiste è transitorio e mutevole. Nulla è permanente e immutabile, compresi gli esseri viventi stessi.
Questa consapevolezza dell’impermanenza aiuta a sviluppare un atteggiamento distaccato nei confronti delle cose materiali e delle esperienze della vita. L’obiettivo finale del buddhismo infatti è raggiungere la Nirvana, uno stato di liberazione dal ciclo delle nascite e delle morti.
La Nirvana è caratterizzata dalla cessazione di tutta la sofferenza e dal raggiungimento di un profondo stato di pace interiore ed illuminazione. Per raggiungere la Nirvana, è essenziale seguire il sentiero degli Otto Nobili Sentieri, che includono la saggezza, la moralità e la meditazione.
Non solo per il buddismo ma anche per lo shintoismo questo concetto è fondamentale anzi, per chi non lo sapesse esiste il tempio di Ise, il più importante del Giappone, datato 690 d.c. che, per avvalorare questa filosofia, viene ricostruito ogni 20 anni. Secondo un processo rituale della durata di otto anni lo spirito del sole Amaterasu viene trasferito nel nuovo edificio. L’architetto contemporaneo Tadai Ando descrive questa pratica: “Proprio a Ise Jungu nell’area dove sorge il tempio vi sono due luoghi che vengono occupati alternativamente mentre il tempio è ancora robusto, nel sito adiacente ne viene costruito uno identico per poi procedere alla demolizione della prima costruzione. Una volta compiuto il rituale del “sengu” con il quale il corpo del dio viene trasferito nel nuovo tempio, questa religione raggiunge la sua massima espressione. Ciò che si vuole tramandare attraverso questi templi non è la fisica sostanza di un edificio, ma uno stile in sè e una tradizione spirituale”. È chiaro quindi che anche il percorso conservativo dei beni culturali in Oriente, investe un ambito ben più vasto da quello strettamente materiale e tangibile, poichè ad essere considerato immutabile patrimonio culturale non è tanto la materia di cui la struttura è composta, ma al contrario le tradizioni locali e lo “spirito” che risiede nel tempio stesso. Un esempio millenario che, al di là dei cambiamenti storici delle varie epoche, tramanda da sempre con lo stesso rituale il messaggio della caducità della materia e dell’immutabilità dello spirito!