Cortili Aperti

a cura di Cecilia Brandoli e Giulia Squadrini

NOVE DIMORE STORICHE DI MODENA HANNO SPALANCATO I PORTONI IL 16 MAGGIO PER L’INIZIATIVA ORGANIZZATA DALL’ASSOCIAZIONE DIMORE STORICHE ITALIANE. E LA CITTÀ HA RISCOPERTO PREZIOSI TROMPE D’ŒIL, AFFRESCHI ROCOCÒ, DETTAGLI IN STILE LIBERTY, TERRAZZI DIMENTICATI E PASSAGGI SEGRETI.

cortili aperti

Angoli segreti, chiese, palazzi affrescati tutti da scoprire lungo quella che secondo la prima suddivisione delle case di Modena del 1786 era la parte meridionale dell’antico quartiere, oggi zona San Francesco. Il 16 maggio hanno spalancato i portoni nove dimore storiche private per la XII edizione di Cortili Aperti organizzata dalla delegazione modenese dell’Associazione Dimore Storiche Italiane (ADSI). Architettura antica, ma anche la scoperta di costumi, usi, stili di vita di un tempo legati alla nobiltà e alla borghesia locale, al clero e alle usanze popolari. La topografia del quartiere tradisce tuttora l’impianto medievale con anguste vie allungate e portici bassi, case dalle strette facciate addossate in lunghe file. Un itinerario circoscritto tra Piazzale San Francesco, Rua Frati Minori, via Selmi, via Caselle, via Saragozza e viale Rimembranze. In Rua Frati Minori, dal nome dell’antico monastero e dell’ordine che qui si stabilì nel 1224, l’iniziativa Cortili Aperti ha avuto il merito di avere valorizzato il palazzo Nuzzi-Amici Grossi, oggi Fondazione di Gesù Lavoratore. Dall’atrio si accede allo scalone che conduce con graduale calcolato restringimento delle rampe (per poter osservare dall’alto chi saliva) ai piani superiori. É dal terrazzo posto più in alto che si ammira una visuale sconosciuta sui tetti della città: a sinistra il giardino all’italiana del confinante Palazzo Boni, a destra il cortile del Seminario e la chiesa San Francesco (fondata nel 1244), al centro la veduta sul giardino pensile della proprietà. Sul fondo di questo cortile vi è il muro un tempo sormontato da una grande cancellata decorata che fu requisita negli anni dell’ultimo conflitto mondiale per darla da fondere allo scopo di realizzare materiali bellici. Questa separava il giardino dalla “passeggiata delle mura” cui però si poteva comodamente accedere attraverso due cancelletti disposti ai due estremi del muro. Confinante con il palazzo Nuzzi-Amici Grossi è il grande complesso di palazzo Boni, un tempo sede dell’istituto dei Salesiani. Recentemente restaurato, è stato riconvertito in 40 appartamenti privati. Nella mappa della città del Boccabadati del 1684 erano indicati tre proprietari. Alla fine del Settecento l’area era occupata da tre case della famiglia Nuzzi che poi passarono ai fratelli Boni nel 1824 e in seguito furono unificate a partire dal 1826 in un solo palazzo su progetto dell’architetto Cesare Costa, allora appena ventiquattrenne, che disegnò una facciata unica su Rua Frati per dare omogeneità. Sul retro vi erano “giardini ed orti” volti verso il lato sud delle mura cittadine dove vi era il pubblico passeggio (oggi giardino all’italiana parzialmente sopraelevato). Il disegno originale, di stampo neoclassico, prevedeva un ingresso monumentale dal lato delle mura, un progetto che rifletteva l’importanza data agli edifici che si affacciavano sul pubblico passeggio delle mura alla cui immagine era preposto il Costa in quel periodo diventato prestigioso membro della Commissione d’Ornato a partire dal 1844. Un altro grande complesso che ha aperto i portoni grazie all’iniziativa di ADSI è il palazzo Bonacini Sandonnini, una dimora fuori scala per la città di Modena così come il Palazzo Ducale. Con una superficie di 1.538 mq occupa infatti quasi un intero isolato. Pietro Bonacini lo acquistò nel 1842 per 72.000 lire dell’epoca e subito chiese alla Commissione d’Ornato, che si occupava della revisione dell’immagine della città, di “sopprimere quel indecentissimo fossato frapposto alla casa e le mura” (cit. in Bertuzzi 2002, p.75). Nel 1853 acquistò anche un terzo di una casa confinante in via Caselle per “isolare da ogni contatto la propria casa” e aprì una “contradella”, una sorta di vicolo privato che la separava dall’altra casa. La sua richiesta fu approvata dalla Commissione e il palazzo ricostruito dall’architetto Cesare Costa in stile neorinascimentale e arricchito da un gruppo scultoreo sulla sommità. Mentre il palazzo doveva mantenere l’intento di “decoro del fronte urbano” verso la campagna in corrispondenza del passeggio delle mura, dove si trova l’ingresso monumentale di rappresentanza, l’accesso principale fu voluto dal Bonacini su via Saragozza. Nel 1894 l’edificio fu interamente acquistato da Geminiano Sandonnini. Dal 1938 al 2000 è stato sede della questura di Modena. In anni recenti il lungo e complesso restauro, condotto tra gli altri dall’architetto Francesco Gentilini, ha provveduto al risanamento dell’edificio, alla trasformazione del cortile in piccolo giardino all’italiana, al recupero degli affreschi del piano nobile a cura del restauratore Luca Rubini, reintonacatura con i colori originali. La manifestazione Cortili Aperti ha valorizzato anche il complesso del seminario arcivescovile metropolitano, palazzo che dal 1221 fu sede il convento dei Frati Minori Francescani di cui la struttura attuale mantiene con due corpi paralleli collegati da un elemento perpendicolare. L’impostazione funzionale intendeva privilegiare la vita interna del complesso. La cappella conserva un pregevole organo della prima metà del Settecento opera di Domenico Traeri. Il Museo didattico di Fisica e Scienze Naturali espone 200 strumenti molti dei quali di grande valore storico e scientifico e la biblioteca interna “L.A.Muratori” conta 110.000 volumi e spazia dalla teologia alla filosofia, dalla patristica alla storia della chiesa e del diritto. Altre dimore storiche che hanno aperto i portoni sono stati il palazzo Lolli-Venturelli, già testimoniato dal 1770, sulla cui sommità svetta una grande ed elegante torretta ottagonale ad ampie arcate cinta da una balaustra a pilastrini. Le palazzine di via Caselle, già nel cinquecento destinate agli alloggi per i militari. Il palazzo Setti-Muzzarelli, testimoniato dalla fine del Settecento. Il palazzo Righi-Riva e la dimora Setti-Muzzarelli. É in quest’ultima che si dice abitasse il boia che attraverso un passaggio segreto sotterraneo murato dopo la seconda guerra mondiale e attiguo al cortile interno riuscisse ad arrivare fino al Palazzo Ducale accedendo a un tunnel e poi utilizzando percorsi lungo i canali.

cortili apertiLungo l’itinerario studiato da ADSI vi erano almeno quattro rifugi utilizzati durante la seconda grande guerra. Sotto il piazzale Risorgimento; nella piazzetta a fianco alla chiesa di San Francesco dove nel dopoguerra sarà realizzata la fontana del Graziosi; davanti al palazzo Righi Riva e all’Istituto salesiano e davanti al palazzo Bonacini Sandonnini, questi ultimi dal lato del parco delle Rimembranze. Il bombardamento più grosso nella zona si ebbe il 13 maggio 1944 quando furono sganciati 500 ordigni sul centro della città. Fu in questa occasione che una bomba colpì il Duomo presso la porta dei Principi, ma per fortuna non scoppiò.

DODICI EDIZIONI
L’iniziativa ha coinvolto l’associazione Dante Alighieri per letture di brani, poesie e momenti musicali che hanno accompagnato i visitatori durante la giornata; gli studenti di Scienze dei Beni Culturali dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia; gli studenti di alcune scuole superiori della città; il Garden Club per gli allestimenti floreali; i proprietari delle dimore; sette guide esperte della città. Il comitato organizzatore: Gioia Bertocchi Brizzi, Maria Giuseppina Astrua Guidotti, Rosalba Caffo Dallari, Giulia Squadrini, Silvia Giberti Soragni, Furia Camurri Montecchi, Licia Beggi Miani. Per il libretto di approfondimento storico contattare dott.ssa. Giulia Squadrini, email giulia.squadrini@unimore.it


 
 
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