L’Ing. Piero Ferrari e le Rosse di Maranello

Massimo Bottura


Ferrari è tra i marchi del lusso leader a livello mondiale e si occupa della progettazione, produzione e vendita di auto sportive di lusso ad alte prestazioni più famose al mondo dal 1947. Il marchio Ferrari è simbolo di unicità, innovazione, prestazioni sportive all’avanguardia e design italiano. La storia e l’immagine delle auto Ferrari sono strettamente legate al team di Formula 1 Scuderia Ferrari, la squadra che ha ottenuto più successi nella storia della Formula 1. Dal 1950, anno in cui ha avuto inizio la Formula 1, fino a oggi la Scuderia Ferrari ha vinto 224 Gran Premi, 16 titoli del campionato mondiale costruttori e 15 nel campionato mondiale piloti, incluso il titolo mondiale costruttori conseguito nel 2008. Ferrari progetta e produce i propri veicoli a Maranello, Italia, e li vende in oltre 60 mercati in tutto il mondo.

Nel 2017 la Ferrari compirà 70 anni. Che cosa significa per lei l’Azienda di Maranello?
Direi che è la mia vita. Ho varcato i cancelli di Maranello proprio nel mese di Novembre di 50 anni fa. Da allora la mia vita è scandita da eventi legati all’azienda. Fatto salvo per il mio matrimonio, la nascita di mia figlia e dei miei nipoti, ogni altro momento importante è legato alla Ferrari.

Che cosa vuol dire essere figlio di Enzo Ferrari? Sente il peso della responsabilità di tramandare i suoi insegnamenti?
Enzo Ferrari era prima di tutto mio padre, con lui avevo un rapporto profondo di cui sono molto orgoglioso e anche geloso.
Ho avuto la fortuna di conoscere anche quegli aspetti del suo carattere che solo in pochi hanno avuto modo di vedere, come la sua generosità e la sua grande umanità.
E da lui ho ereditato valori importanti, primo di tutti guardare sempre avanti, non accontentarsi ma La verità è che non mi pesa essere il figlio di Enzo, come a nessun figlio, pesa essere figlio del proprio padre. Non ho mai voluto provare a emularlo a tutti i costi: siamo due persone diverse e sarebbe sbagliato da parte mia cercare di essere lui e non me.

Nell’ultimo anno ci sono stati cambiamenti in Azienda e in Ottobre la Ferrari è stata quotata a New York, cosa significa?
La verità è che la Ferrari non è cambiata “nell’ultimo anno”. La Ferrari cambia continuamente. Mio padre ha insegnato che il successo è possibile solo se non si resta fermi e devo dire che i manager dell’Azienda hanno recepito questo insegnamento. Con l’arrivo alla Presidenza di Sergio Marchionne si è aperta una nuova fase, ancora più moderna. Siamo sul mercato a New York con una valutazione tipica delle aziende del lusso, una grande soddisfazione per tutti, ovviamente anche per me. Sono sicuro che mio padre, apprezzerebbe anche questo nuovo corso.
Qualche sera fa ho invitato la prima linea dell’Azienda a casa mia per una cena. Sono tutti professionisti motivati e competenti, ma soprattutto è un bel gruppo di persone appassionate. Sono sicuro che garantiranno un brillante futuro all’Azienda guidata da Marchionne, un manager che ha una visione mondiale.

Lei è azionista ma anche Vice Presidente dell’Azienda. Sono ruoli diversi?
Essere azionisti significa soprattutto garantire la corretta governance dell’Azienda, controllare non solo i risultati ma che la gestione rispetto ai principi fondanti. Per quanto riguarda il mio ruolo nell’Azienda, non è più strettamente operativo. Partecipo alle riunioni mensili con il top management, sono coinvolto nella definizione dello stile delle vetture e collaboro con il reparto delle Classiche.

Quali sono oggi le Sue principali attività oltre alla Ferrari?
Seguo con attenzione le mie società di engineering.
Abbiamo molti progetti innovativi con HPE, un’azienda che sta crescendo molto e che una caratteristica di cui sono molto orgoglioso: un gruppo di lavoro fatto da giovani ingegneri di grande talento che stanno facendo molto bene, non solo stanno portando ottimi risultati, ma stanno anche creando un gruppo forte legato al territorio che sono convinto possa contribuire a rendere più forte la vocazione industriale di Modena, soprattutto nel mondo dei motori.

Siamo alla fine del Mondiale di Formula 1: un bilancio?
C’è un aforisma di mio padre diventato famoso che dice: “Il secondo è il primo dei perdenti”.
Quindi, non posso certo dire di essere pienamente soddisfatto dei risultati ottenuti.
Tuttavia, se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, va detto che la squadra ha fatto un grande lavoro e merita i nostri complimenti perché la Ferrari è stata l’unica a dare davvero filo da torcere alla Mercedes. Sono certo che abbiamo gettato le basi per la nostra ripresa e che nel 2016 torneremo là dove dobbiamo essere.

Lei non ha solo proseguito le attività in Ferrari, ma anche dato continuità alle attività di beneficenza che aveva creato Suo padre.
Si, continuiamo a contribuire alla ricerca contro la distrofia muscolare, la malattia che ha ucciso mio fratello Dino. Mio padre ha subito il dolore più grande che un uomo possa avere, la perdita di un figlio.
Diamo quindi il nostro contributo alla ricerca perché si trovi una cura a questa orrenda malattia.


 
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