Famiglia e pari opportunità

CE NE PARLA LA MINISTRA BONETTI IN UNA INTERVISTA ESCLUSIVA PER PROFILO DONNA MAGAZINE

intervista di Cristina Bicciocchi

 

Qual è la fotografia della situazione femminile italiana post Covid 19?
Durante la pandemia le donne hanno pagato un prezzo altissimo. È venuta alla luce la resilienza e l’energia che rappresentano per l’intero paese, ma hanno pagato il prezzo più alto in termini di perdita di posti di lavoro e di carichi di cura di cui sono state gravate.

Molte donne si sono ritrovato ad aiutare in primis la famiglia a uscire dall’emergenza sanitaria e ancora una volta sono state penalizzate a livello lavorativo...
Per questo al governo con il Presidente Draghi abbiamo deciso di investire con forza per valorizzare, promuovere, incentivare il lavoro femminile e per favorire condizioni paritarie nella condivisione dei carichi di cura.
Nell’ambito del PNRR abbiamo investito in imprenditoria femminile, e il lavoro delle donne è uno degli assi strategici trasversali. I primi risultati si sono visti: il tasso di occupazione femminile non solo è tornato ai livelli prepandemia ma ha raggiunto anche livelli più alti, il massimo storico mai raggiunto nel nostro Paese.

Cosa è emerso in particolare dal rapporto sull’imprenditorialità femminile, realizzato da Unioncamere il 27 luglio scorso?
Grazie alla Certificazione della parità di genere abbiamo reso conveniente per le aziende, dal punto di vista fiscale e delle gare d’appalto, avere la capacità di valorizzare la carriera e i talenti femminili, di promuovere una cultura pienamente paritaria, anche a livello di leadership femminile, e di portare avanti un nuovo welfare a sostegno della genitorialità.
Per la prima volta la riforma del Family Act ha promosso la condivisione dei carichi di cura familiare paritari tra donne e uomini e, contestualmente, incentivato con forza il lavoro femminile, facendo pagare di meno alle imprese il lavoro delle donne. L’impegno è di eliminare il costo a carico delle imprese per la maternità e di decontribuire le sostituzioni di maternità.
Il livello dell’imprenditoria femminile nel nostro paese sta aumentando. La prima Strategia nazionale per la parità di genere mette a fuoco un obiettivo ambizioso: portare l’imprenditoria femminile ai livelli europei del 30%. L’imprenditoria femminile oggi è una leva di sviluppo e investimento. Per questo uno dei progetti strategici del PNRR è stato un finanziamento di 400 milioni che non fosse semplicemente limitato all’accesso agevolato al credito, certamente da rafforzare, ma che implementasse le forme di imprenditorialità, di formazione e di reskilling anche delle piccole e piccolissime imprese femminili. Questo per renderle adeguate ad interpretare al meglio le sfide del mercato del lavoro.
Al momento la digitalizzazione è la sola strada indicata per favorire i contatti con tutti i tipi di servizio...
La formazione nell’ambito stem, tecnologico e digitale è strategica. Lo è per tutti i settori produttivi del nostro Paese, da quello agricolo a quello artigianale, come anche per tutte le nuove forme lavorative. Le donne devono essere messe nelle condizioni di poter animare da protagoniste anche questo processo di transizione, che è di rivoluzione anche nella pratica imprenditoriale. Accanto ai fondi specifici per la formazione dell’imprenditoria femminile, abbiamo inserito nel PNRR un progetto di formazione digitale e tecnologica rivolto, in particolare, alle ragazze.

Alle donne spetta di solito non solo la gestione dei bambini ma anche degli anziani; si è parlato spesso di soggetti caregiver... c’è in vista qualche normativa a favore?
Quella sul caregiver è una delle normative rimaste interrotte in questa legislatura. Per poter affrontare i costi dei servizi di caregiving noi vogliamo dare sostegni economici alle famiglie e alle donne che lavorano. Accanto a questo il nostro programma è aumentare le infrastrutture sociali a sostegno delle famiglie, che permettono l’interazione nei territori con le realtà del terzo settore. Sempre nella Certificazione per la parità di genere rientra la promozione di un nuovo welfare aziendale: vogliamo allargare il tetto di welfare per poter permettere alle aziende di sostenere i propri lavoratori dipendenti anche attraverso forme di servizi fondamentali nella cura familiare. E tutto questo senza costi aggiuntivi, defiscalizzando.

Lei come vede il futuro delle famiglie italiane e cosa auspica per loro?
Le famiglie italiane sono il luogo della progettualità, della prospettiva personale e comunitaria: sono loro il futuro del nostro Paese, ed è per questo che alle famiglie ho voluto indirizzare per la prima volta non un provvedimento assistenziale ma una riforma integrale, il Family Act, e investimenti mai tanto consistenti: solo l’assegno unico e universale eroga 20 miliardi di euro per le famiglie con i figli.
Quello che voglio per le famiglie, e per cui mi impegno per la prossima legislatura, è l’attuazione di tutto Family Act, perché le famiglie hanno diritto a servizi educativi in alleanza con i territori, a congedi che permettano la condivisione paritaria dei carichi di cura, al lavoro e al protagonismo delle donne e dei giovani. Solo così le riconosceremo per quello che sono, oltre la retorica: attivatrici di benessere e generative di valore sociale per tutte e tutti.

 
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