Il Castello di Formigine

BG Villa Bisini Gambetti

Uno stratificarsi di tracce. Le vicende storiche

Il castello sorge al centro del paese perché è stato fondato a protezione dell’abitato medievale già esistente nella zona, fin dal X secolo. Lo sviluppo di questo insediamento avvenne nel 1201, anno in cui il Comune di Modena decise di fortificarlo, per dominare la campagna che circondava la città di Modena e assicurarsi così cibo e materie prime.
La campagna di scavo archeologico effettuata tra il 1998 e il 2006, all’interno del complesso, ha evidenziato la presenza di una chiesa dedicata a S. Bartolomeo e di un cimitero circostante. Si trattava di un vero e proprio villaggio abitato fino alla fine del XIV secolo.
Con l’avvento degli Adelardi e di Azzo da Castello, le strutture duecentesche furono trasformate. Nel 1405 Nicolò III d’Este investì Marco I Pio di numerosi possedimenti nella zona pedecollinare modenese, tra cui Formigine. Proprio durante il dominio dei Pio, il castello assunse l’attuale struttura: accanto alla fortificazione medievale, detta rocchetta, venne costruito il palazzo marchionale, dimora dei signori di Carpi, e la torre dell’orologio, sede pubblica del governo. La popolazione fu trasferita progressivamente all’esterno delle mura e la chiesa divenne cappella signorile.
Nel 1599 la morte senza eredi di Marco III Pio determinò il passaggio di Formigine agli Estensi, che lo detennero fino al 1648, quando venne ceduto al marchese Mario Calcagnini, funzionario ducale.
A seguito della vicenda napoleonica, nel 1796 il castello venne incamerato dal Demanio repubblicano. Nel 1811 fu restituito al marchese Calcagnini, ad eccezione della rocchetta che rimase al Comune.
Nel 1838 l’appartamento nobile del palazzo marchionale venne preso in affitto dal Comune, che vi collocò i suoi uffici. Nella prima metà del ’900 il castello rimase abitazione estiva dei marchesi Calcagnini, in seguito dei loro eredi, i conti Gentili.
Nell’aprile del 1945 Formigine fu colpita duramente dai bombardamenti aerei. A causa dello scoppio di una bomba, crollò la volta del sotterraneo della torre dell’orologio, adibito a rifugio antiaereo. Venti persone rimasero uccise sotto le macerie, tra cui i proprietari. Si salvò miracolosamente la figlia di pochi mesi, la contessa Maria Alessandra Gentili Calcagnini d’Este. Alla fine della guerra, il palazzo marchionale risultava quasi completamente sventrato.
Uno dei primi provvedimenti dell’Amministrazione comunale, dopo la fine del conflitto, fu l’acquisizione dell’intero complesso per adattarlo, una volta provveduto al recupero e all’ampia ricostruzione delle parti gravemente danneggiate, a nuova residenza municipale.
Questa destinazione d’uso è quella perdurata sino al 2002, quando l’Amministrazione decise di trasferire gli uffici comunali per procedere con il progetto di restauro e di riutilizzo, concluso nel 2007.

Alla ricerca delle origini
Le indagini archeologiche

Le indagini archeologiche condotte dal gruppo di studio diretto da Sauro Gelichi, docente dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, hanno permesso di far luce sulle origini di Formigine.
Che cosa c’era prima della fondazione del castello? Quale funzione svolgeva la rocca? Che cosa resta delle strutture originarie? A questi interrogativi l’indagine archeologica ha fornito nuove risposte. La ricerca archeologica ha portato così alla luce non solo l’antica chiesa di San Bartolomeo e il cimitero circostante, ma ha ritrovato anche il borgo basso-medievale (XIII-XIV sec.) e le fasi di vita precedenti la fondazione del castello, fino alla seconda metà del X secolo.
La scoperta di alcune sepolture databili all’XI secolo per mezzo dell’esame al C14 e il ritrovamento di un denaro ottoniano della zecca di Pavia del 962-977 d.C. hanno confermato infatti la presenza di un insediamento alto-medievale.
Il lavoro degli archeologi, unitamente a quello degli antropologi, ha permesso di conoscere la comunità rurale che nel X-XI secolo troviamo raccolta attorno a un edificio ecclesiastico, accanto al quale, nel XIII secolo, il Comune di Modena edificò il castello. Sappiamo che questa comunità diede vita a un insediamento stabile con edifici, strade e piazze e che questo abitato venne cancellato tra XIV e XV secolo, quando i Pio trasformarono il castello in propria residenza.
Anno dopo anno, è emerso dunque un sito archeologico di rilevanza regionale e di grande interesse per la qualità e la consistenza delle strutture e delle sepolture rinvenute e, allo stesso tempo, un caso esemplare per la metodologia adottata e per l’efficace collaborazione tra archeologia e progettazione architettonica.

Dalla conoscenza al recupero
Il progetto di restauro

La mediazione tra un approccio prettamente scientifico e il dibattito sul restauro sta alla base dell’intervento architettonico sul castello. Le scelte dei progettisti Domenico Biondi e Vincenzo Vandelli hanno tenuto conto dell’identità storica del monumento senza tralasciare interventi postumi ma facilmente riconoscibili, per non cadere nell’ambiguità, come spesso accaduto nei secoli scorsi, di false ricostruzioni.
L’ ampio lavoro multidisciplinare, condotto in pieno cantiere aperto, dalle Soprintendenze competenti, dalle Università di Venezia e di Modena e Reggio Emilia, hanno permesso di riformulare una lettura corretta del castello che era andata perduta.
Gli interventi di restauro sono stati rivolti anche alle decorazioni pittoriche che, pur non occupando vasti spazi, risultano particolarmente interessanti nel testimoniare il passaggio da rocca difensiva a residenza signorile. È il caso della stanza del capitano, ubicata al secondo piano della torre dell’orologio, che presenta una fascia decorativa con gli stemmi araldici della famiglia dei Pio. Degno di menzione è anche l’affresco conosciuto come “Nostra Donna della Rocca”, raffigurante un affettuoso abbraccio tra la Vergine e il Bambino. Attualmente collocato nel salone loggiato del palazzo marchionale, è databile tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo; l’autore rimane ignoto. Suggestive sono le scritte degli orologiai all’ultimo piano della torre dove, a partire dal XVI secolo, era custodito il meccanismo di funzionamento dell’orologio. Non meno importante il ritrovamento, al primo piano della torre di nord-est, di un parato murario sette-ottocentesco.
L’ultima fase del progetto di restauro è stata dedicata al recupero dei fossati, colmati a partire dal XVI secolo.
L’intervento ha permesso il ripristino della configurazione medievale delle fosse castellane esterne e il collegamento di queste con il fossato interno.
Infine, al pianterreno del palazzo marchionale, nella sala priva di decorazioni, il racconto pluricentenario del castello, trova una sua continuità, nell’opera dell’artista inglese David Tremlett, uno dei nomi più noti nel panorama dell’arte contemporanea. I cinque wall drawings dipinti dall’artista si ricollegano alla tradizione pittorica italiana e si ispirano, nelle forme e nei colori, alle decorazioni tuttora visibili nel castello, in perfetto dialogo con l’antico.

Polifunzionalità tra passato e presente
Le destinazioni d’uso

Dopo l’intervento di recupero terminato nel settembre del 2007, il castello consente numerose possibilità di fruizione. All’accoglienza dei visitatori è rivolto il punto informativo turistico dotato di bookshop, dove è possibile ricevere notizie sul monumento e sui percorsi di visita del territorio provinciale e del Circuito dei Castelli di Modena, costituito da 17 complessi fortificati. Rendono la permanenza nel castello ancora più piacevole una caffetteria-ristorante e un’enoteca, dove è possibile gustare le eccellenze enogastronomiche locali.
Al palazzo marchionale è affidato altresì un ruolo istituzionale: al primo piano sono collocate la sala del Consiglio comunale e la sala matrimoni, mentre la torre di nord-est ospita spazi di rappresentanza. È possibile affittare le prestigiose sale del castello per meeting, convention ed eventi.
Il castello, per la sua centralità rispetto al territorio, è un importante centro culturale cittadino, che accoglie ogni anno numerosi eventi.
Il castello ospita anche il Museo storico-archeologico, nel quale sono conservati i reperti provenienti dagli scavi, raccontati attraverso alle installazioni multimediali di Studio Azzurro, noto centro di ricerca artistica milanese. Il Museo è stato pensato per essere fruito a più livelli e da pubblici differenti: dagli appassionati di Medioevo, alla scolaresca, al turista di passaggio.
Infine il parco, elemento di forte aggregazione per la possibilità di ospitare eventi, custodisce al suo interno un’area archeologica dove sono tuttora visibili le testimonianze dell’antica chiesa di S. Bartolomeo e del cimitero medievale.

Un essere che respira: Il Museo
Un Museo che non si materializza solo con un progetto architettonico di conservazione, ma un vero e proprio “organismo” che rivive, raccoglie e stratifica emozioni, sogni, sapere e crea una nuova identità ogni volta che si ripete la magia dell’esperienza, rendendo il corpo pesante e dormiente dell’edificio, un ”essere” che respira, trasuda vite, atmosfere. Le installazioni multimediali realizzate da Studio Azzurro, che da anni si occupa in modo innovativo della comunicazione multimediale dell’arte e dei beni culturali, sono progettate in modo non invasivo, per mantenere celate agli occhi del visitatore la loro veste elettronica, favorendo un uso il più intuitivo possibile.
I contenuti audiovisivi sono pensati per essere fruiti da visitatori differenti e gli ambienti sono costruiti per una fruizione collettiva, in modo che l’esperienza non si sviluppi solo tra uomo-macchina ma anche e soprattutto fra uomo-uomo. Il percorso museale prende la forma di un racconto multimediale che descrive i punti nevralgici della comunità formiginese attraverso la vita nel castello.
Gli ambienti interattivi posti nella torre dell’orologio guidano il visitatore indietro nel tempo. Nella torre sud-ovest appare il paesaggio tardomedievale che circondava il castello, messo a confronto con quello attuale. Il corpo di guardia raccoglie informazioni scientifiche e testimonianze di vita quotidiana e collettiva. Infine la corticella unisce le tre sezioni e accoglie il visitatore immergendolo in un’atmosfera d’altri tempi.
Testi a cura del Comune di Formigine, Servizio Cultura e Servizio Comunicazione.

Info
Comune di Formigine - Servizio Cultura - Turismo
Via Unità d’Italia, 26 - Formigine tel. 059 416244/368
www.comune.formigine.mo.it

Castello di Formigine e Museo Multimediale
Piazza Calcagnini, 1 – Formigine tel. 059 416145/147
Apertura: sabato e domenica ore 10-13 / 15-19
Negli stessi orari d’apertura del museo è attivo presso la reception del castello un Punto d’Informazione Turistica


 
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