Pasticcio all'italiana

 

Evviva! Il 9-10 aprile siamo andati a votare ponendo così fine alla più noiosa campagna elettorale che io conosca da quando mi interesso di politica
a cura del Cav Massimo Nardi

Fonte dati Ministero degli Interni.
Per la vignetta Forattini e il Giornale.

Evviva! Il 9-10 aprile siamo andati a votare ponendo così fine alla più noiosa campagna elettorale che io conosca da quando mi interesso di politica. Grazie alla par-condicio abbiamo assistito a duelli elettorali ritmati dalle lancette dell’orologio: i duellanti dei due opposti schieramenti si sono affrontati con un fair-play che, salvo qualche lieve caduta di stile, non  ha provocato che dei lievi sussulti agli italiani seduti in poltrona per poi farli ricadere in un torpore da cena di Natale che li traghettava  da un Vespa a Porta-Porta, ad un  risveglio con Gigi Marzullo a notte fonda.
Per non parlare dei desolanti e vuoti tabelloni elettorali, in cui i candidati in passato si sfidavano con slogan a tutto campo. Adesso, invece, riempiti solo a metà dalle facce dei vari leader di partito che ricordano agli italiani chi effettivamente comanda (e non la massa di “peones del partito” che devono solo alla magnanimità del capo supremo un posto blindato in lista).
Per il resto, come precedentemente detto, la sfida è stata fra due personaggi: Berlusconi e Prodi!   Vittoria legale ma  risicata  del secondo e della sua eterogenea coalizione, e vittoria morale del primo che da solo è il primo partito d’Italia.
Tutto è andato come previsto. Molti italiani si sono turati il naso e hanno votato i due poli maggiori, grazie anche alla nuova famigerata legge elettorale in vigore che ha falcidiato eventuali altri competitori.
Effettivamente si sono presentate altre liste agli elettori. Purtroppo però il complicato sistema elettorale non ha loro permesso di essere presente in modo capillare su tutto il territorio nazionale. Comunque l’elettore  non ha mancato di dare il  voto a candidati e liste locali  conosciuti dalla gente del posto e non paracadutati dall’alto per mera poltrona.
Infatti nel tentativo di assicurarsi uno stipendio dorato, e una pensione per la vecchiaia, i   canditati dei due opposti schieramenti si sono affrettati ad aggregarsi fra di loro nel tentativo di farsi eleggere.
 Così, nella Casa delle Libertà al Senato  sono confluite ben 17 liste di cui solo 4 hanno ottenuto seggi. Per la sinistra al Senato 16 liste di cui soltanto 8 hanno ottenuto  seggi. Altre liste, per coerenza,  hanno preferito correre da sole ( 19 con nessun seggio).
Alla Camera la Casa delle Libertà schierava 12 liste con 5  che hanno ottenuto seggi, la sinistra 13 liste con 8 che hanno ottenuto seggi. Altre 12 liste, nessun seggio. Insomma una grande ammucchiata.
Una cosa è certa! La nuova maggioranza dovrà rifare questa legge elettorale per ridare serietà alla politica .Sovranità al popolo di votare per il candidato di sua scelta.
Torniamo alle elezioni. Quando tutto stava per finire, con grande sollievo degli italiani, ecco apparire all’orizzonte i sondaggisti, strapagati signori  che già nelle settimane precedenti ci avevano illuminati sui risultati a venire delle urne elettorali (vi avevo avvertito nel numero precedente di stare in campana), e della schiacciante vittoria della Sinistra sulla Destra. Colpo di scena! Tutti i grandi istituti di sondaggi hanno toppato in maniera clamorosa. Al pomeriggio stravinceva la sinistra, alla sera sembrava che la destra stesse per sorpassare e, infine, Prodi durante la notte poteva festeggiare la risicata vittoria. Paese spaccato in due, tutto finito. No scherziamo! Inizia il tormentone delle schede taroccate con la destra che grida allo scandalo e con la sinistra che aspetta, devo dire con pazienza, che rivengano contate un certo numero di schede per potere essere sicura di avere vinto con circa 24.000 voti alla Camera, invece al Senato è la destra che ha  circa 200.000 voti in più e solo grazie al voto degli italiani all’estero che la sinistra ha un lieve vantaggio di seggi   che potrebbe essere annullato dal primo raffreddore o mal di pancia. Vecchia storia quella delle schede taroccate; ricordiamo i referendum post - risorgimentali con plebisciti “bulgari” a favore dell’annessione al Regno di Sardegna e quello più vicino a noi del 46 al referendum Monarchia - Repubblica (allora  i monarchici contestarono 2.000.000 di voti e un ministro agli interni socialista).
Finito anche questo tormentone abbiamo assistito all’elezione dei presidenti delle Camere e del Senato: un po’ d’ incertezza al Senato, tutto liscio alla camera.    Devo dire che le  scelte sono state proprio azzeccate: due ex sindacalisti possono garantire ai nostri onorevoli settimane “umane” di lavoro e giuste rivendicazioni salariali.    
E mentre andiamo in stampa apprendiamo che abbiamo anche il Presidente della repubblica 15° capo di stato della nostra Italia, Giorgio Napoletano, ma di lui ne parleremo nel prossimo numero. Per ora diciamo solo che la sinistra con lui a fatto il pieno di tutte le più importanti cariche istituzionali.
Eh, già... non dimentichiamo che la maggior parte dei quotidiani è di sinistra, gli uomini di spettacolo sono di sinistra, è noto che parte della magistratura è di sinistra, i comici di Zelig sono di sinistra... A proposito di Zelig, come faranno i comici adesso. Si sa, la satira tende a colpire il potere che ci governa e colui che lo rappresenta, “il povero Silvio”, il direttore del tg4,... Ma adesso riusciranno a trovare i loro sostituti? Spero fortemente che Cornacchione e Braida riescano a farmi ridere come al solito. Pensierino cattivo! Siamo sicuri che nel segreto dell’urna abbiano votato a sinistra per mandare a casa la loro principale fonte di sostentamento, e così anche altri comici che devono la loro fortuna a Silvio Berlusconi . 
Torniamo a tutta questa “sinistra” che occupa tutti i posti di potere. Io non ci trovo niente di scandaloso. E’ dalla nascita del mondo e del potere  che chi vince cerca di sistemare i propri elettori o i propri parenti per assicurare un futuro alla propria discendenza.  Trovo invece scandaloso che la destra s’ indigni per questo: sbaglio o a Milano il deputato di AN. La Russa ha 8 parenti più o meno vicini  che fanno politica? Trovo invece scandaloso che la destra non abbia aiutato persone indipendenti. Questo è lo scandalo maggiore, da parte di chi avrebbe dovuto moralizzare la politica, e  non ha fatto altro che continuare una storia già scritta. Perciò,  non lamentiamoci più di tanto.    
Ora il grido d’allarme: la “sinistra occupa tutto”. Che ci aspetti qualcosa di “sinistro”. Ci sarebbe da ridere se non per qualche piccolo particolare. A Milano la candidata sindaco della Casa delle Libertà, Letizia Moratti è stata sonoramente fischiata sia alla ricorrenza del 25 aprile dove partecipava con suo padre già combattente della  “Franchi”, formazione partigiana monarchica, comandata dalla medaglia d’oro Edgardo Sogno, ufficiale del Regio Esercito Italiano.   
L’altra sonora contestazione il 1° maggio, festa dei lavoratori, in cui su sollecitazione dei sindacati è stata invitata al corteo. Bene, al di la dei fischi, è stata preoccupante la presa di posizione del candidato sindaco di sinistra Ferrante che, se fosse un esponente di qualche centro sociale avrei apprezzato per la coerenza anti-democratica ma, visto che è un ex prefetto proprio di Milano, mi lascia alquanto perplesso. Proprio in virtù del suo passato, avrebbe dovuto garantire uguali diritti a tutti i partecipanti e, come eventuale sindaco, dovrebbe essere il sindaco di tutti i milanesi. Egli infatti ha  purtroppo bollato la presenza della Moratti come provocazione.
Orbene, chi non è di sinistra non può sfilare il 25 Aprile. Anche solo per un muto ringraziamento a coloro, comunisti e non che ci liberarono dai nazi-fascisti. Va da sé che i lavoratori non comunisti non possono festeggiare il 1° maggio. Conosco fior di lavoratori, non di sinistra, che si alzano tutte le mattine all’alba per andare in ufficio e in fabbrica, e conosco fior di ricchi che si spacciano per uomini di sinistra ma che dormono fino a tardi e svolgono lavori non certo usuranti.
Comunque, sempre a Milano, proprio in questi giorni un ragazzino di 15 anni vicino ad una formazione di destra è stato aggredito da una 15 di ragazzotti dei centri sociali. Solo grazie al pronto intervento delle forze dell’ordine se l’è cavata  con ferite lacero contuse e un live trauma cranico. Brutti segnali d’intolleranza politica. Ferrante farebbe bene a misurare le parole.
E veniamo alla nostra provincia: niente di nuovo sotto il sole, come avevo predetto al Senato e alla Camera  sono stati eletti i soliti noti, senza avallo dell’elettore.
Unica notizia l’idea di una nuova moschea per accogliere i sempre più numerosi credenti dell’Islam. Sono perfettamente d’accordo con chi ha fatto questa proposta. Anzi sarò presente alla posa della prima pietra con il nostro sindaco e suggerisco una cosa molto democratica. Per avvicinare le due religioni, gemelliamoci con una città dell’Arabia Saudita o dell’Iran, in modo che  lo stesso giorno un rappresentante italiano e un rappresentante dell’altra città possano ritrovarsi per posare la prima pietra al fine di costruire una chiesa cattolica per eventuali fedeli di quel paese.
Mi sembra la cosa migliore! Io costruisco una moschea a te e tu costruisci una chiesa a me: così siamo pari e ci integriamo tutti alla pari. Se purtroppo non dovessero sussistere tali presupposti, suggerirei una consultazione popolare cittadina per vedere come va a finire.
Lo so, non è una idea nuova: lo ha già chiesto la Lega, tramite il proprio Consigliere Regionale Manfredini, e avendo potuto parlare con lui non lo trovato  ne ottuso ne estremista.  Penso però che questa consultazione debba avere ben più ampio respiro, si debba uscire dalla semplice domanda di una forza politica, deve coinvolgere altre forze politiche e altri settori della vita cittadina e particolarmente le forze cristiane moderate che vanno in chiesa la domenica e che votano a sinistra e si dimenticano tante volte di altre persone che anno la stessa fede e per questo vengono uccise dai fondamentalisti islamici. Attenzione la tolleranza è una cosa la stupidità e ben altro. Non mi risulta che i nostri ultra conservatori cattolici si facciano saltare in aria in nome di Cristo.
Naturalmente ciò non esclude il fatto che chi viene in Italia deve assoggettarsi agli usi della nazione che li ospita, come faremmo noi se fossimo in una nazione Islamica.
Attendiamo uno zar che ci liberi.

Napolitano, il nuovo
Presidente della Repubblica
Napolitano Fonte Corriere della Sera

Giorgio Napolitano, nato a Napoli il 29 giugno 1925, è il primo capo dello Stato proveniente dalle file del Pci, dopo una vita di intensa attività politica e di uomo delle istituzioni. È lui l’ultimo senatore a vita nominato da Carlo Azeglio Ciampi.

Napolitano fu eletto, giovanissimo, alla Camera, nel 1953, e da allora ha passato cinquant’anni nelle istituzioni fino a diventare presidente della Camera nel 1992 e ad assumere, nel 1996, la responsabilità del ministero dell’Interno nel governo Prodi. Un dirigente dell’ex Pci al Viminale era una novità assoluta, impensabile ai tempi della Prima Repubblica, ma non suscitò alcun scalpore, tanto quel nome era stimato anche dagli avversari. Non ebbe vita facile nel Pci per aver sempre assunto posizioni esplicitamente riformiste. Per lui fu coniato anche un neologismo, non proprio lusinghiero: «migliorista».

Allievo di Giorgio Amendola, Napolitano è diventato, dopo la morte del suo maestro, il leader della corrente che puntava al dialogo con il Psi, per superare la frattura a sinistra, e ricercava alleanze con le grandi socialdemocrazie europee per rompere l’ isolamento del più grande partito della sinistra.

Si è sempre più caratterizzato come il ministro degli Esteri di Botteghe Oscure, ricoprendo prima la carica di responsabile del settore internazionale del Pci e poi quella di ministro degli Esteri nel «governo ombra» ideato da Occhetto. Fu anche il primo dirigente comunista invitato negli Stati Uniti dove i circoli democratici mostrarono un certo interesse. Napolitano non poteva non essere uno dei più convinti sostenitori della svolta della «Bolognina», provocata dal crollo del muro di Berlino. Dopo la nascita del Pds ha lavorato con successo per un ingresso del nuovo partito nel Pse, e ha portato avanti l’idea di creare in Italia un grande partito socialista. Per questo non ha esitato a ricercare il dialogo con il Psi di Bettino Craxi anche nella fase di più acuta conflittualità tra Enrico Berlinguer e il leader socialista mantenendo un filo del dialogo.

Napolitano, peraltro, ha occupato la presidenza della Camera dal 1992 al 1994 con riconosciuto equilibrio, in anni burrascosi quando le inchieste di Tangentopoli terremotarono il mondo politico. Negli ultimi anni sono arrivati i riconoscimenti di tutto il suo partito per una vita spesa a battersi per il riformismo, accrescendo intanto la fama di uomo delle istituzioni per l’incarico alla Camera, al Viminale e, dal 1999 al 2004, di presidente della commissione Affari Costituzionali del Parlamento europeo. È stato Piero Fassino, che aveva accompagnato Napolitano a trattare con Willy Brandt l’ingresso del Pds nell’Internazionale socialista, a ringraziare «Re Umberto» il migliorista per quanto ha fatto per la sinistra italiana in cinquant’anni di impegno.

A Montecitorio Pier Ferdinando Casini ha organizzato una festa in suo onore alla presenza anche del Capo dello Stato e lo ha nominato presidente della neonata Fondazione della Camera. Una cerimonia che lo ha commosso, mettendo a dura prova il suo tradizionale aplomb un pò aristocratico. Ma Napolitano, pur avendo chiuso con la politica attiva dal febbraio 2004, quando non si è più ricandidato al Parlamento europeo, non ha smesso di far sentire la sua voce critica e il 15 luglio scorso al Consiglio Nazionale dei Ds ha firmato, insieme a Fabio Mussi e Cesare Salvi, un ordine del giorno in cui si invitava il partito a vigilare sulla moralità in politica criticando gli orientamenti di alcune regioni governate dal centrosinistra a moltiplicare gli incarichi. Quell’ordine del giorno unitario, mentre infuriava la polemica su Unipol, ha fatto molto rumore e l’anziano leader ha dimostrato di non sentirsi in pensione.

 

 
 
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