Profilo Donna
Insieme oltre la violenza alle donne

Palazzo Foresti Carpi


L’associazione Donne del 2000 ha promosso un convegno a Palazzo Foresti di Carpi dedicato a questo tema purtroppo salito alla ribalta delle cronache.
La violenza alle donne è una piaga del nostro tempo che va affrontata e combattuta mettendo in campo più forze possibili per contenerla e debellarla.
Dal 1999 le Nazioni Unite in particolare il 25 novembre, l’hanno dichiarato “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”. Il perché di questa data è da ricercarsi in un episodio accaduto nel 1960, quando le tre sorelle Mirabal, ribelli contro le barbarie della dittatura di Trujillo, nella Repubblica Domenicana, vennero brutalmente assassinate dal regime, colpevoli per essersi battute strenuamente per la libertà di un popolo oppresso da ormai 30 anni.
Ritrovate prive di vita in un campo di canna da zucchero, dopo aver visitato i mariti reclusi in carcere, vennero ribattezzate “le farfalle” per aver lottato e creduto nei loro ideali di democrazia e pace. 
In data 28 novembre a Carpi, nella nobile cornice di Palazzo Foresti, grazie alla concessione del dr. Alberto Marri, si è svolta questa iniziativa organizzata dall’Associazione culturale no profit Donne del 2000 e Profilo Donna Magazine: “Insieme oltre la violenza sulle donne”.
Con il patrocinio del Comune di Carpi e la collaborazione del Lions Club Carpi Alberto Pio e di Confindustria Modena, questo importante convegno su un tema quotidianamente presente in ogni angolo del globo, ha goduto dell’intervento di numerosi relatori di prestigio, che si sono alternati per esporre al pubblico le cifre, gli episodi  e le notizie che spesso passano al di sotto dei radar mediatici. 
Cristina Bicciocchi Presidente dell’Associazione e direttrice responsabile della rivista, ha moderato l’incontro che si è protratto per tutta la mattinata, coinvolgendo i presenti accorsi numerosi, mossi da una sincera compassione sull’argomento.
Presenti in platea anche la stilista Anna Molinari, da sempre dalla parte delle donne e che ha fatto dell’elogio della femminilità il suo marchio di fabbrica e l’ex sindaco di Carpi Enrico Campedelli.

I dati parlano chiaro: solo nel 2014 la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha reso noto, che il 31% delle donne tra i 16 e 70 anni ha subito violenze fisiche o sessuali, mentre più del 90% si astiene dal denunciare. Terribile anche il dato sugli stupri: nel 70% dei casi vengono commessi da ex partner delle vittime o dai compagni attuali. Informazione non trascurabile se messa a confronto con la recente ondata xenofoba tedesca, a seguito degli episodi di Colonia, nel capodanno 2015: la fonte di aggressione maggiore sulle donne resta, quindi, quella fra le mura domestiche. Il focolare che brucia i loro cuori e la loro carne. Una piaga allarmante, per cui il silenzio assenso diviene l’arma più potente nelle mani degli aggressori, troppo spesso impuniti e ben lontani dal provare un qualsivoglia sentimento di colpa.
Molte le Autorità presenti che hanno portato i saluti istituzionali: l’onorevole Manuela Ghizzoni ha parlato degli uomini che compiono atti di violenza sulle donne: “Molti di loro sono cresciuti in contesti in cui la violenza domestica era usuale se non la norma: occorre quindi un lavoro psicologico profondo di mesi, di anni  su questi individui, per far capire loro perché sia sbagliato, non giustificabile picchiare, costringere, insultare una donna”. La parlamentare reggiana ha lottato energicamente per far approvare il decreto 93/2013 in merito alle disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere. “Un giovane su cinque pensa che quello che avviene all’interno di una coppia non debba riguardare gli altri; con tutte le conseguenze del caso, quando il lui in questione ha atteggiamenti violenti, fisicamente o psicologicamente; uno su quattro pensa che le violenze siano frutto di raptus momentanei, giustificati dall’atteggiamento provocatorio della donna. Dobbiamo dire basta a tutto questo, non solo il 25 novembre di ogni anno”.
Anche l’onorevole Edo Patriarca, Vice Presidente della Commissione di Inchiesta sul sistema di immigrazione ed identificazione era presente all’iniziativa, con altre illustri personalità, e ha rimarcato che: “La presenza di uomini a questo convegno, è importante; è nostro dovere partecipare poiché il silenzio rende complici”.
L’onorevole del PD, Assessore Istruzione e Pari Opportunità presso il Comune di Carpi, Stefania Gasparini, ha detto: “C’è una triste tendenza a minimizzare l’argomento. Un voler etichettare subito come “pesante”, la donna che parla della violenza sulle donne. Oggi siamo qui per sottolineare la gravità della questione, il peso schiacciante che ha sulle vite di tante, troppe persone. Non è facile propaganda, è l’avvilente realtà quotidiana di esseri umani che vengono lasciati soli. Possiamo fare tanto. Non si deve voltare lo sguardo altrove, non si deve sminuire l’atto, che la pigrizia della società tende a non condannare”.
L’assessore Daniela DePietri ha ricordato la presenza della Casa Rifugio di Modena, che ha registrato, solo nel 2014, 324 casi di donne maltrattate. Dal 1990 è in grado di accogliere coloro che decidono di sottrarsi alle violenze domestiche, ma che non sanno dove rifugiarsi: “i numeri sono tali da rendere la struttura inadeguata a fronte di una domanda crescente; da un lato, sempre più vittime decidono di uscire allo scoperto e, dall’altro, diventa sempre più difficile garantire loro adeguato supporto”. 
Paola Guerzoni, assessore delle Terre D’Argine, è intervenuta per metterci in allarme sulle nuove generazioni: “Assistiamo impotenti al crearsi di nuovi atteggiamenti di cosiddetta “violenza tollerabile”, anche fra i giovanissimi; è importante non sottovalutare che ciò che oggi noi chiamiamo violenza, in futuro rischia di non esser più considerato tale; dobbiamo impedire che il sopruso si trasformi lentamente in un atto in fin dei conti tollerabile. Abbattiamo qualunque giustificazione al riguardo”.
Infine la Presidentessa del Lions club Alberto Pio di Carpi, Grazia Chiurato, ha aggiunto: “Offrire a queste persone, vittime di violenza, un lavoro consentirebbe loro di costruire le basi di un’indipendenza che le preservi definitivamente dal dover tornare indietro; poter guardare avanti per cercare di guarire e, magari, dimenticare”.

A seguire, anche dopo la lettura dei saluti dell’avv. Cristina Rossello Presidente di Progetto Donne e Futuro, si è lasciato spazio ai relatori e alle relatrici del convegno “Insieme Oltre la violenza alle donne”: Vanna Iori, Deputata del Partito Democratico, Responsabile nazionale del Pd per l’infanzia e l’adolescenza, non ha dubbi sulle cause del problema “l’analfabetismo emotivo di cui è spesso vittima l’uomo moderno, porta ad un distacco tale da rendere, nella sua mente, tollerabile l’intollerabile; l’ambiente in cui questi uomini violenti sono cresciuti non ha permesso loro di sviluppare un concetto di rispetto adeguato nei confronti dell’altro sesso; e, crescendo, non riescono o non vogliono cambiare questo atteggiamento, questa mentalità maschilista. Solo in Italia 2000 bambine vengono vendute come spose nei paesi d’origine. Con la scusa della vacanza per andare a trovare la propria famiglia, si ritrovano costrette a matrimoni combinati o, ancor peggio, sottoposte a queste barbare operazioni chirurgiche effettuate con strumenti artigianali che le vedono divenire donne private non solo del piacere, ma anche della loro dignità. Non è raro che a seguito delle mutilazioni genitali femminili, costoro soffrano di incontinenza per tutta la vita. Sottoporre il corpo di queste bambine ad atti sessuali così precocemente, diviene una cicatrice psicologica e fisica purtroppo raramente sanabile.”
Roberta Mori, Presidentessa della Commissione Parità e Diritti delle persone, è spesso coinvolta nell’organizzare le conferenze regionali delle donne PD, volte ad aumentare la partecipazione femminile nelle attività pubbliche.
In un paese dove soltanto il 47,2% delle donne risulta occupata a fronte del 64,6% dei maschi, sollevare la questione dell’inadeguatezza del welfare in tempi di crisi economica, diviene un vero e proprio dovere civico.
Valutarle come una risorsa preziosa sarebbe la chiave per un risollevamento del nostro paese. Ex sindaco di Castelnuovo di Sotto, laureata in Giurisprudenza e membro della Consulta Regionale degli emiliano-romagnoli nel mondo, da luglio 2011 è direttamente coinvolta in iniziative mirate alla promozione delle pari opportunità. “Cercare di conciliare l’occupazione femminile, non escludendo la possibilità della cura familiare, dovrebbe essere alla base di un qualunque paese civile; ostacolare il rientro di una donna a seguito della maternità, ad esempio, è una vera e propria violenza che si attua su di esse. Bisogna cambiare le cose, subito”. Da sottolineare anche l’iniziativa della Mori assieme alla Commissione regionale per la promozione di condizioni di piena parità tra donne e uomini, la cosiddetta “Legge quadro per la parità contro la discriminazione di genere”. Punti forti di questa proposta, l’introduzione a livello scolastico di un percorso formativo a favore delle differenze e la promozione di studi di ricerca medici legati al sesso (è noto che gli effetti delle terapie possano variare considerevolmente se applicati a uomini o a donne). “Cambiare la non-cultura è possibile e partire dagli istituti è il modo di agire più efficace che abbiamo: prevenire fin dall’inizio, insegnando il rispetto e la tolleranza”.
Qui interviene anche Emanuela Ori, Vice Questore aggiunto di Carpi: “Possiamo munire di braccialetto elettronico e dispositivi simili gli aggressori, oltre a poter finalmente sfruttare le intercettazioni telefoniche. Coloro che maltrattano le donne sono banditi dal rientro nelle mura domestiche permettendo alle vittime di restare a casa; prima, invece, capitava che queste fuggissero ma non avessero un luogo dove stare. Ora è il violento che viene espulso ed allontanato”. Prosegue: “in questura arrivano anche minorenni che chiedono il nostro aiuto, per sottrarsi a matrimoni combinati o ad ambienti familiari che le vogliono costrette a vite che non le rappresentano ; è inaccettabile che vi siano ancora numerose donne alle quali viene proibito di uscire di casa, lavorare e socializzare. Far capire loro che possono scegliere una vita diversa e che hanno i mezzi legali per farlo, è importante”. “Cruciale anche ricordare che nel nostro paese, solo dal 1968 è stata abrogata la legge in base alla quale l’adulterio femminile era da considerarsi reato; ed abbiamo atteso fino al 1981 per abolire il delitto d’onore (in pratica, l’attenuante a cui ricorreva un maschio reo di omicidio contro una donna della propria famiglia, ad esempio, in flagranza di adulterio)”.
Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Modena Eleonora Pirillo sposta l’attenzione su un risultato positivo in termini di tutela legale: l’introduzione, a partire dal 2009, del reato di stalking.
“Oggi possiamo finalmente perseguire questi uomini (o donne), che rendono la vita delle vittime un incubo insopportabile. Abbiamo un’arma in più per prevenire tragici sviluppi. Anche la recente legge sul femminicidio (sopravvissuta  a ben 414 emendamenti), vede finalmente inasprire le pene e le misure cautelari.
Fondamentale, l’introduzione per l’arresto in flagranza obbligatorio per i reati di maltrattamenti in famiglia e per lo stalking stesso.” Ci ricorda, inoltre che “Solo dal 1996 è stata creata la legge sulla violenza sessuale, un reato non punibile negli anni precedenti”. 

Nella seconda parte del convegno sono state riportate testimonianze dirette di chi si confronta quotidianamente con coloro che hanno subito violenza e operano nel settore sanitario e anti-violenza:
Ad esempio Giovanna Zanolini, Presidentessa dell’Associazione Donne e Giustizia, ha sottolineato come questo organo, attivo dal 1982, sostenga le donne italiane e straniere sul territorio: “Ci giungono troppo spesso richieste di aiuto per realtà disagiate, dove queste persone subiscono intollerabili soprusi; episodi di oppressione e discriminazione indicibili; è dovere di noi cittadini e della giustizia italiana muoversi tempestivamente con adeguate tutele legali che pongano un freno a questo fenomeno, cresciuto grazie a mentalità arcaiche e maschiliste ancor oggi tollerate, a nord come a sud della penisola.
Le donne chiedono ed esigono più protezione per se stesse e per i loro figli e stiamo cercando in tutti i modi di assicurare loro questa certezza”.
“Abbiamo centri di consulenza gratuita per le vittime, che sono a noi utili anche per cercare di migliorare la legislatura, spesso carente su questo argomento.”
L’avvocato penalista Cosimo Zaccaria si interroga su quanto possa fare nel concreto la legislatura, tante volte paradossalmente, più evoluta della mentalità dei cittadini che ne usufruiscono: “Ci sono nodi contorti ancora da sciogliere; non basta il lavoro dei tecnici, se non si sradica il problema dal profondo, stimolando un pensiero tollerante e lontano dal sessismo delle società patriarcali”. Altro punto su cui insiste: “Queste donne vanno, prima di tutto ascoltate; bisogna credere ai loro drammi, abbattere il muro di solitudine in cui si sentono prigioniere”. 
Monica Dotti, sociologa responsabile del Centro LDV, sposta per un attimo l’attenzione dall’altra parte del problema. Il centro LDV - Liberiamoci dalla violenza, nasce a Modena grazie ad un team di esperti con lo scopo di guidare verso il cambiamento i maschi stessi, autori delle violenze. Attualmente vi sono diversi uomini in cura; condizione necessaria per essere accettati, non soffrire di tossicodipendenza o alcolismo, poiché soggetti destinati ad altri tipi di terapie. I soggetti hanno tra i 25 e 65 anni ed anche il loro background socioculturale è molto variegato.
“In circa un anno, con l’aiuto della psicoterapia, cerchiamo di rieducare questi individui, di renderli consapevoli di ciò che hanno fatto. Nella struttura abbiamo anche psicologi maschi, che sono in grado di creare un’affinità più immediata con i pazienti. Li facciamo parlare di ciò che hanno fatto, riviviamo insieme le loro azioni e parole, domandiamo a costoro come si siano sentiti in quei momenti per arrivare alla cosa più importante: assumersi le proprie responsabilità. Sviluppare un’empatia per la vittima è una tappa fondamentale in questo cammino di riabilitazione”.
La violenza fisica è meno difficile da interrompere mentre quella psicologica richiede un soggiorno decisamente più duraturo nella struttura. Informare i cittadini di questo centro, può essere un aiuto non solo a posteriori, ma anche a livello preventivo”.
Soltanto nel 2014, il Pronto soccorso dell’Ospedale Ramazzini di Carpi ha registrato 168 casi di violenza sulle donne. Carlo Tassi, Primario del reparto, è intervenuto al convegno sottolineando l’enorme percentuale delle donne che ancora non denunciano :il 92%. E non si tratta di casi correlati a uno scarso livello di istruzione, come verrebbe da pensare: “È ancora difficile, per queste donne, uscire allo scoperto, anche di fronte alle evidenze fisiche; attualmente abbiamo introdotto un nuovo protocollo e formato il nostro personale per cercare di aiutarle il più possibile e fornire loro una rete sicura alla quale poter fare riferimento; nei casi più gravi, poi, collaboriamo fianco a fianco con le forze dell’ordine e la magistratura”.
Infine Vanna Borsari, Presidente del centro “VivereDonna Onlus”, interviene: “Donne di diverse età e contesti sociali disparati vengono nel nostro centro per essere ascoltate. Ancora oggi la violenza domestica è la prima causa di morte e di invalidità permanente nelle donne tra i 16 e 44 anni. Noi siamo qui unite, volontarie, per cercare di tendere una mano, per dire “basta” a questa strage a cui le orecchie tendono inspiegabilmente ad abituarsi”. “La violenza può nascere in chiunque ed è importante eliminare il concetto che possa essere giustificata a fini educativi: non è mai la soluzione. Ogni giorno ci imbattiamo in testimonianze dolorose di donne che per troppo tempo non hanno avuto la forza di reagire; il primo passo coraggioso che compiono è venire da noi ed è nostro dovere dar loro tutta la protezione possibile”.
Levare il velo dorato del “troppo amore” che troppo spesso porta le donne a giustificare l’offesa, lo schiaffo, la spinta, i lividi; smantellare il ruolo del padre-padrone.
Diceva la meravigliosa attrice Bette Davis: “Nella vita abbondano i maschi, ma scarseggiano gli uomini”.
Non è solo la vittima ad esser debole, ma anche chi fa del male, incapace di comunicare se non con queste atrocità. Guardate le donne accanto a voi: se qualcosa non torna, ascoltatele. Parlate. Se serve, denunciate.
Una comunità non violenta è una protezione non solo per le vittime, ma per il futuro di tutti. Non c’è cultura, religione, tradizione che giustifichi questo male. 
Adesso prendete il calendario e annotate il 25 novembre.
E, se davvero volete cambiare qualcosa, fate un segno simile sui 364 giorni.

PALAZZO FORESTI
Palazzo Foresti si trova in via San Francesco a Carpi, di fronte alla chiesa dedicata a San Francesco ancora chiusa per i lavori di restauro e consolidamento imposti dal sisma del 2012.
E’ un grandioso palazzo ottocentesco, già sede delle collezioni d’arte Pietro Foresti e Umberto Severi e che oggi raccoglie la collezione di Alberto Marri dedicata alla pittura dell’ottocento e primo novecento, di cui il catalogo “ Ottocento italiano.
La collezione Marri di Palazzo Foresti” curato da Paul Nicholls e Luciano Rivi, è stato pubblicato nei mesi scorsi.
Il volume illustra 99 dipinti dell’ottocento, dai macchiaioli ai naturalisti toscani. Opere molto note e fondamentali per la storia dell’arte come quelle degli artisti Giovanni Fattori, Signorini, Boldini, Bandi, de Tivoli e Zanetti.
Palazzo Foresti è di fatto una dimora privilegiata di grandi collezionisti di Carpi, un palazzo museo divenuto punto di riferimento per l’attività culturale e lavorativa della città dei Pio.
L’architettura del Palazzo è rappresentata dalla tipica edilizia residenziale ottocentesca.
Pietro Foresti incaricò, nel 1892, l’architetto Achille Sammarini di adattare il vecchio fabbricato delle industrie di famiglia di paglie e cappelli in truciolo per creare una residenza in stile neorinascimentale. La facciata a un piano è in mattoni stuccati e levigati con due grandi finestroni caratterizzati da bifore su terrazze in stile rinascimentale.
Nel cortile del palazzo è situata una bifora gotica originale del ‘400 veneziano, mentre un maestoso scalone barocco introduce il visitatore alle sale del piano nobile decorate dagli artisti modenesi Lelio Rossi (1844-1907) Fermo Forti (1839-1911) Andrea Becchi (1849-1926) e Carlo Grossi (1857-1931).
All’interno del complesso si può visitare il salottino rosa, un salotto in stile Liberty dove si possono ammirare le “Fasi del giorno” opere di Carlo Grossi con figure femminili che danzano avvolte nei fiori in un clima romantico e sensuale.
Gli altri spazi del piano nobile occupano le oltre 120 opere di Alberto Marri, vicepresidente vicario della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, nonchè proprietario del palazzo che l’imprenditore mette a disposizione della cittadinanza per conferenze d’arte, presentazioni di libri e convegni.


 
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