Storie di donne
Il movimento per la vita

"Ogni bambino perduto inaridisce l'umanità che potrebbe salvarlo. Comincia nel cuore, nella coscienza di ciascuno la lotta contro il deserto". Tempo fa (autunno 2004) mi fu chiesto un commento, per un settimanale, sulla vicenda del piccolo Jacopo, il bambino abbandonato a Modena e morto dopo alcune settimane nonostante gli sforzi dei medici. E’ più recente, invece, la notizia di una neonata abbandonata sul cofano di un’auto in sosta, salvata dal congelamento grazie all’arrivo della padrona del veicolo…

Scrivere di questi piccoli indifesi, figli nostri, non è cosa semplice… Nel pensiero risuonano voci: “Chi ha potuto? Perché? Come mai?… Domande, non risposte perché nella mente di chi ha agito in modo così terribile ed estremo non sappiamo e forse non sapremo mai cosa è passato. Ma l’emozione provocata vuole sfogo e le domande di tanti diventano voce di un popolo; allora ci si interroga sul sostegno che oggi la società offre alla maternità, su quanto e perché sia ancora misconosciuta la legge che consente alla donne di partorire nell’anonimato, sulle terribili cifre dell’aborto volontario, sul desiderio di un figlio a qualunque costo… Quando cinque anni fa, il Movimento per la vita di Finale Emilia, decise di provocare la collettività su un argomento ritenuto desueto, la “Ruota degli esposti”, lo scopo era chiaro ed è lo stesso di oggi: la vita non si butta, perciò meglio una culla di un cassonetto o di un prato. E così due convegni hanno segnato un cammino, che ha portato ad un terzo e più importante, e alla inaugurazione della prima culla per la vita in Emilia Romagna. A settembre Carlo Casini, europarlamentare e presidente nazionale del Movimento per la Vita, intervenuto a Finale Emilia in occasione dell’inaugurazione ha detto:” Non ci sono stati finora in Italia casi di bambini messi nelle culle per la vita, ma molti sono comunque i risultati ottenuti. Quantomeno le culle per la vita hanno infatti un valore di messaggio culturale. La culla ricorderà che c’è un diritto a vivere per tutti, che è poi l’applicazione dell’articolo 2 della Costituzione”. Come si difende la vita? E’ stato chiesto a Casini: “Principalmente con la cultura, che significa andare nelle scuole a parlare ai giovani: valorizzare il volontariato; diffondere la cultura dell’adozione”.

E’ vero, la cosa che ha dato più frutti è dovuta proprio alla diffusione di quella “cultura per la vita” di cui oggi si avverte il bisogno: alla notizia della culla, tante persone ci hanno contattato per sapere e condividere un atto bello, positivo. La pubblicità attorno a queste iniziative di sostegno delle maternità difficili ha portato al nostro telefono molte richieste di aiuto. Queste richieste, come del resto lo stesso servizio nazionale. S.O.S. VITA, che ha registrato picchi altissimi di chiamate in concomitanza dei messaggi pubblicitari sulle tv nazionali, sono segni evidenti che il bisogno non solo esiste, ma deve essere ascoltato, accolto. I volontari per la vita sono disponibili 24 ore su 24, anche nei giorni di festa per garantire la risposta adeguata alle disperazioni delle madri, per salvare la vita degli esseri umani più indifesi, i bambini.

I tempi degli acerrimi scontri sull’interruzione di gravidanza sono sufficientemente lontani per poter intavolare un confronto equilibrato e sereno: è tempo ormai che le strutture pubbliche si aprano alla collaborazione con le associazioni presenti sul territorio perché la sinergia di intenti si tramuti in atti e si costituisca quella rete a fitte maglie, di operatori vigili e presenti che può catturare il caso nascosto. E’ tempo di trovare adeguato sostegno soprattutto nei nostri amministratori perché il comune sforzo possa portare maggior frutto rispetto ai tanti eppur frammentari interventi che la nostra realtà presenta.

Antonella Diegoli Presidente FederVita Emilia Romagna


Tre domande alla sig.a Diegoli: “Come si diventa volontari del Movimento per la Vita?”


AD: “E’ molto semplice, basta condividere il valore di base: la vita umana. Ogni vita umana possiede una dignità intrinseca che la fa unica ed irripetibile, da difendere sempre dal concepimento alla morte naturale. E’ pur vero che tante persone si avvicinano senza aver chiaro questo pensiero e vengono per capire, per chiedere perché e come, fin dove siamo disposti ad arrivare in questa difesa del più debole e oppresso: allora los cambio di idee si fa interessante e fecondo. Sono tanti quelli che diventano volontari perché conquistati dalla linea semplice che il Movimento presenta: c’è sempre qualcosa che si può fare per aiutare e salvare una vita.

D:” Come intervenite concretamente al di là dell’informazione e della sensibilizzazione al problema?”

AD: ” Ecco la concretezza dell’azione: l’ascolto della persona (spesso la mamma, ma può capitare un padre a cui è negato il diritto di volere vivo suo figlio, a volte una nonna o un’amica che cercano un aiuto per indurre ad una ulteriore riflessione), la condivisione del problema e la ricerca della soluzione migliore. Alle spalle del volontario pro-life c’è una rete importantissima di professionisti (medici tra i migliori nel loro campo. Psicologi, operatori sociali) e strutture (case di prima e seconda accoglienza, luoghi di ascolto e di distribuzione di risorse alimentari, abbigliamento, oggetti per la prima infanzia) che viene contattata e attivata in pochissimo tempo.

D.:” Fino ad oggi che tipo di monitoraggio siete riusciti a registrare attraverso la vs. Associazione in Emilia Romagna e, secondo voi, di quante culle necessita il territorio?”

AD: ”La ns. regione presenta un quadro d’insieme, nel campo delle risorse, decisamente migliore di altre e in questi anni tanto è stato fatto, ma le cifre terribili dell’interruzione di gravidanza dicono che troppe donne non hanno avuto neppure l’opportunità di conoscere l’alternativa – pur prevista dalla legge- alla morte del loro bambino e, mi si consenta per l’esperienza maturata, del loro stesso cuore.

In quanto al numero delle culle, lo slogan di lancio del Movimento nazionale è: “Apriamo una culla in ogni città”.


Finale Emilia non è una città, ma le domande arrivano, anche di affido congiunto, anche di adozione (attraverso la legge che consente il parto nell’anonimato. A questo proposito, allego le statistiche raccolte: bimbi nati per interessamento dei Centri della Federazione a fronte degli aborti dichiarati dalla Regione. Sono cifre che non tengono conto di due fattori: aborti legati all’uso della cosiddetta “pillola del giorno dopo” e in quei casi terminati con la nascita, accolti ma non seguiti dai Centri o dai Movimenti (approssimativamente il triplo). Mancano anche i numeri.

Di quelle donne che hanno deciso per la vita indotte ad una riflessione intima della visione dei manifesti o dall’ascolto di una pubblicità. Ultimo la percentuale di donne che non sono venute a conoscenza dell’alternativa di legge, dato oggettivo ricavato da uno studio condotto presso il Policlinico.


Note in terra santa

’esperienza vissuta per un anno in Palestina dalla musicista modenese Margherita Malagoli (PD’ 91): stimolante e complessa la vita professionale per una donna che vuole solo insegnare a suonare diventando operatrice di pace.

l 4 agosto 2005 ho ricevuto da Gerusalemme un’email in cui il Direttore Generale Suhail Khoury, insigne musicista palestinese, mi invita ad insegnare pianoforte presso l’”Edward Said National Conservatory of Music” di Ramallah. Sono anni che seguo con interesse e preoccupazione la difficile situazione in Medio Oriente.

on molto tempo fa, ho seguito la conferenza di un sacerdote di Gerusalemme in cui parlava della difficile situazione dei cristiani in Terra Santa, schiacciati fra l’occupazione israeliana e la maggioranza mussulmana. Non senza perplessità e timore, accetto l’incarico. Da cristiana non posso rifiutare una “chiamata” da Gerusalemme...

ado quindi anche per dare il mio contributo e supporto morale ai tanti giovani cristiani che incontrerò e soprattutto come messaggera di pace. Considero infatti la musica un linguaggio universale capace di superare muri, barriere, contrasti sia politici che religiosi. Da settembre 2005 mi trasferisco così in un bell’appartamento di Ramallah e inizio la mia non facile… missione di operatrice di pace con la musica.

li studenti, i colleghi e in generale tutte le persone che incontro sono estremamente accoglienti e riconoscenti nei miei confronti. Ho una classe di circa 30 ragazzi fra i 7 e i 22 anni, insegno in lingua inglese (tutti i palestinesi lo parlano benissimo) e prendo anche contatti con l’Istituto Magnificat di Gerusalemme, dei Frati Francescani della Custodia di Terra Santa. Da questo incontro nasce una collaborazione fra me e Padre Armando Pierucci, fondatore dell’Istituto, professore emerito e grande musicista. E’ grazie a lui che avrò l’onore e la gioia di suonare la notte di Natale nella Basilica della Natività a Bethlehem, durante le celebrazioni della S. Messa a cui partecipano, come di consueto, tutte le autorità politiche e religiose.

utta questa esperienza professionale ha segnato profondamente la mia vita. Ciò che più mi ha colpito della popolazione palestinese è l’estrema sensibilità , la grande creatività, umanità e dignità, pur nelle difficoltà quotidiane che si trovano quotidianamente a fronteggiare.

egli studenti che seguo ho modo di apprezzare la vivacissima intelligenza, la naturale musicalità e generosità con cui mi accolgono. Percepisco anche la loro tristezza ed umiliazione verso quello che chiamano “l’orribile muro”, ma grande è la loro voglia di ridere, scherzare, giocare. Spesso porto cioccolatini e dolci che sempre i miei studenti ricambiano con inviti a pranzo e mille altre attenzioni.

e lezioni di pianoforte si svolgono in un clima di grande gioia ed entusiasmo reciproco. I ragazzi non “marinano” mai il loro appuntamento con la musica e sempre mi circondano con il loro affetto entusiasmo e riconoscenza. Sono orgogliosi di avere un’insegnante italiana. Spesso improvviso piccoli concerti, eseguendo per loro brani di Chopin, Beethoven ed altri giganti della musica classica.

utti ascoltano davvero estasiati e partecipi: credo che per la maggior parte di loro sia la prima volta che vedono e sentono una professionista esibirsi. Osservo anche in loro una notevole capacità di contemplazione che forse nel nostro frenetico occidente abbiamo perso…

i più piccoli insegno utilizzando un bellissimo libro pieno di coloratissimi disegni, pubblicato dal Conservatorio, che racchiude le melodie tradizionali palestinesi, armonizzate per pianoforte. Sono musiche dolcissime, spesso tristi e struggenti, sempre animate però da un forte elemento ritmico, così tipico nella musica araba.

utti i ragazzi fanno notevoli progressi in poco tempo. In tutti ammiro anche la bellezza e finezza dei lineamenti. Purtroppo a febbraio ho problemi col visto e mi trovo quindi bloccata 3 mesi in Giordania e poi di ritorno in Italia, nonostante avessi già avuto la proposta ad insegnare l’anno accademico successivo dal Direttore di Gerusalemme. Infatti, dopo la vittoria di Hamas alla fine di gennaio, la tensione nei territori cresce e il governo concede sempre meno permessi agli stranieri.

na collega di flauto scozzese durante l’estate subisce la mia stessa sorte, e lei è anche sposata con un professionista palestinese di Ramallah, ma comunque le viene vietato di entrare.

apisco quindi che la situazione è davvero difficile e che forse l’unica strada per poter rientrare è farlo attraverso la Chiesa. Nel mio futuro c’è il programma di rientrare a Gerusalemme per l’Istituto Magnificat. In questa scuola, oltre la musica, si “coltiva” la pace e il dialogo: gli iscritti sono infatti arabi cristiani, mussulmani e israeliani. Nel vero spirito ecumenico e pacificatore francescano.

n questo periodo di permanenza in Italia, porto avanti progetti di sostengo e sviluppo delle attività musicali della Terra Santa. Perché credo fermamente che seminando nei giovani piccoli semi di bellezza, pace e armonia che la musica comunica, si possa auspicare un futuro di riconciliazione fra palestinesi e israeliani.

’ questa la speranza che porto nel cuore, insieme a quella di poter tornare presto a Gerusalemme… inshallah!

 

Tratto dal diario di Margherita Malagoli.

Margherita Malagoli raggiante, nel suo studio al Conservatorio a Ramallah.


Curriculum di Margherita Malagoli

 

Concertista e didatta, dedica tutta la sua vita alla musica.

 

Dopo il Diploma in pianoforte conseguito al Conservatorio Statale “A. Vivaldi” di Novara con il M° Folco Perrino, si perfeziona all’Accademia Pianistica “Incontri col Maestro” con Dario De Rosa seguendo inoltre le Master Class di Lazar Berman, A. Lonquich, R. Chailly.

 

Ha studiato analisi musicale, armonia e contrappunto con il M° Adriano Guarnieri, canto gregoriano con Fulvio Rampi a Milano e seguito il corso triennale di letteratura pianistica a Verona con il M° Rinaldo Rossi.

 

Dal 1981  ha suonato in Duo Pianistico con Roberto Guerra: insieme vincono  numerosi concorsi internazionali e tengono concerti nei maggiori centri europei, fino al loro debutto a Carnegie Hall di New York nel 2003. Le loro incisioni, oltre ai favorevoli riscontri della critica, ricevono l’elogio personale del M° Carlo Maria Giulini.

 

Ha diretto per 10 anni la Scuola di Pianoforte “L.van Beethoven”, accademia i cui metodi didattici e pedagogici innovativi riscuotono consensi e apprezzamento presso i  maggiori Conservatori Statali. Per diversi anni è stata docente di Storia della Musica presso l’Associazione Nazionale Liberi Insegnanti di Danza.

 

All’attività di concertista e insegnante affianca quella di promotrice della cultura musicale prendendo parte all’organizzazione di un gran numero di concerti nelle scuole. Per 10 anni è Direttore Artistico dell’Associazione Musicale Amici dell’Arte AM.AR, il cui scopo è portare la musica in luoghi inconsueti quali ospedali e case di riposo. In questa veste organizza più di 100 concerti.

 

Riceve nel 1991 il prestigioso premio “Profilo Donna”, insieme a Mirella Freni, per la sua competenza e professionalità in campo musicale, artistico e culturale.

 

Margherita Malagoli e’ stata invitata per l’Anno Accademico 2005/2006 ad insegnare pianoforte presso il “National Conservatory of Music E.Said” di Ramallah e Gerusalemme. Collabora inoltre con l’Istituto Magnificat di Gerusalemme e il Coro della Custodia di Terra Santa, suonando organo a 4 mani con il M. Padre Armando Pierucci durante tutte le celebrazioni del S. Natale 2005 nella Basilica della Nativita’ a Bethlemme.

 

A Gerusalemme ha ricevuto dal Centro Internazionale per la Pace fra i popoli di Assisi l’ambito riconoscimento di “Peace Maker-Operatrice di Pace”.




Antonella Diegoli, Carlo Casini, il presidente della Menù nonchè del Servizio Accoglienza di Cavezzo dott. Rodolfo Barbieri con alcune volontarie.


 
 
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