Politiche di genere:
IL DIBATTITO NELLE ISTITUZIONI

A cura di Maria Gina Mussini e Daniela Lanzotti

NELL'AMBITO DEI FESTEGGIAMENTI DEL VENTENNALE PROFILO DONNA HA VOLUTO PORTARE L'ATTENZIONE SUL DIBATTITO LEGATO ALLE PARI OPPORTUNITÀ ORGANIZZANDO, IN COLLABORAZIONE CON L'UFFICIO A MILANO DEL PARLAMENTO EUROPEO, IMPEGNATO NELLA ATTIVITÀ DI INFORMAZIONE E DI PROMOZIONE AI CITTADINI DELLE ATTIVITÀ DEL PARLAMENTO EUROPEO, E IL CENTRO EUROPE DIRECT DI MODENA, SERVIZIO D'INFORMAZIONE TERRITORIALE SULLE ATTIVITÀ E LE OPPORTUNITÀ DELL'UNIONE EUROPEA, LA TAVOLA ROTONDA 'TRAGUARDI RAGGIUNTI E NUOVE SFIDE PER LE POLITICHE DI GENERE NELLA VII LEGISLATURA DELL'EUROPARLAMENTO'.

Il 31 ottobre, ospitata presso la sede del Consiglio Comunale di Modena, si è tenuta una tavola rotonda con interlocutori locali ed europei. Un dibattito aperto per dialogare sulle politiche di genere dell'Unione europea, discutere sulle sfide di riferimento per i prossimi anni e sugli argomenti più urgenti, capire come si colloca il nostro paese, su queste tematiche, nella dimensione europea.

Il programma della mattinata ha visto protagoniste le Onorevoli Iva Zanicchi, Vicepresidente della Commissione per lo sviluppo del Parlamento europeo, e Donata Gottardi, già componente la Commissione diritti della donna e uguaglianza di genere del Parlamento europeo che, insieme alla dott.ssa Maria Grazia Cavenaghi – Smith Direttrice Ufficio a Milano del Parlamento europeo, hanno animato un ricco scambio di opinioni con le numerose donne partecipanti, rappresentanti delle associazioni femminili, delle istituzioni, degli organismi di parità, ma anche singole imprenditrici, professioniste e cittadine.

Ad aprire l'incontro Caterina Liotti, Presidente del Consiglio comunale di Modena e ospite dell'evento che ha ricordato come «le pari opportunità e la Road Map dettata dall'Unione Europea (Tabella di marcia per le pari opportunità) sono ancora lontane da essere attuate, soprattutto in Italia. Per esempio, le donne sono ancora scarsamente coinvolte nei processi decisionali, sia in politica che nelle imprese, non si riconosce loro la libertà di disporre del proprio corpo come nel caso della procreazione assistita e delle violenze.
Modena - continua la Presidente Liotti - è da sempre molto impegnata sul fronte della promozione delle pari opportunità sperimentando nell'ultima legislatura azioni molto innovative come i nuovi criteri di composizione della Commissione pari opportunità della Provincia che creano un tavolo permanente di raccordo sul tema e la creazione della rete degli Sportelli InformaDonna sui temi della conciliazione dei tempi. Sul tema della partecipazione alla politica istituzionale la Conferenza delle elette ha ottenuto un consistente risultato grazie alle modifiche apportate agli Statuti di alcuni Comuni della Provincia e della stessa Provincia. Tutti questi risultati sono il frutto del coordinamento fra vari soggetti e in particolare tra le istituzioni, le associazioni delle donne e gli organismi di parità».

Spetta poi a Maria Grazia Cavenaghi – Smith, Direttrice Ufficio a Milano del Parlamento europeo, proporre l'agenda dei lavori concentrando da subito l'attenzione ai temi della conciliazione: «La piattaforma di Lisbona mira, tra l'altro, a dare accesso al mercato del lavoro al 60% delle donne in grado di esercitare una professione. Per raggiungere tale obiettivo e, al tempo stesso, dare una risposta ai vari problemi d'ordine demografico quali la riduzione della natalità e l'invecchiamento della popolazione, sono necessarie sane politiche di conciliazione della vita famigliare, lavorativa e privata che consentano alle donne di accedere al mercato del lavoro senza sentirsi in colpa perché trascurano i figli o peggio senza dover rinunciare alla famiglia o al lavoro o ancora alla cura degli anziani. Tutti compiti che, specialmente nel nostro paese, troppo spesso ricadono ancora principalmente sotto la responsabilità della donna».
«Affinché tali politiche vengano elaborate e attuate - continua Cavenaghi - è fondamentale che un maggior numero di donne possa accedere a posizioni che consentano di decidere: a livello politico, imprenditoriale e della pubblica amministrazione. Senza una sensibilità e un'attenzione tutta al femminile e senza la messa in rete delle buone prassi è infatti difficile che vengano elaborate politiche specifiche e mirate alla soluzione dei problemi reali (es. asili nido, congedi parentali, servizi di assistenza per anziani, etc.). Per questo è necessario che il nostro paese si metta al passo e colmi quel divario che ancora lo separa dall'essere un paese rispettoso delle pari opportunità tra uomo e donna. Basti citare pochissimi dati, tra i molti a disposizione, per capire l'ampiezza del fenomeno:

  • la media delle Europarlamentari europee raggiunge il 35%;
  • le Europarlamentari italiane sono il 25% rispetto al 62% delle finlandesi e al 56% delle svedesi (paesi, non a caso, dove le politiche di genere funzionano davvero);
  • dopo di noi nella classifica, su 27 paesi, solo Polonia (22%), Repubblica Ceca (18%), Lussemburgo (17%) e Malta (0%);
  • sul mercato del lavoro: il tasso di occupazione delle donne con figli é pari al 62%, quello degli uomini con figli raggiunge il 91,4%;
  • tra i lavoratori a tempo parziale il 76,5% é costituito da donne.
Per migliorare la posizione della donna nella nostra società e migliorare la società nel suo insieme è quindi necessario che la grande risorsa costituita dalle donne non venga sottovalutata, sottoutilizzata, sottopagata. Come? Tra le soluzione indicate dal PE - di cui é stata fautrice e relatrice l'On. Fiorella Ghilardotti, che ricordiamo con grande affetto - il mainstreaming di genere e il budgeting di genere. Vale a dire la necessità di valutare, al momento stesso dell'elaborazione di qualsiasi politica, l'impatto che le azioni avranno sulla condizione femminile, affinché sia positivo.
E ancora – conclude Cavenaghi - destinare fondi adeguati affinché le politiche e le azioni positive siano realmente attuabili».

È Donata Gottardi che ha il compito di fare il punto sulle azioni e le politiche di genere portate all'attenzione pubblica dalla VI Legislatura del Parlamento europeo, conclusasi con le elezioni del 6-7 Giugno scorso.
«Sul fronte delle pari opportunità il bilancio della precedente legislatura è positivo. Si è partiti dal 2000 con la prima Direttiva che trattava il problema delle discriminazioni. Il cerchio si è chiuso con la Direttiva contro le discriminazioni per età, disabilità, motivi religiosi, sesso, etc al di fuori del mondo di lavoro, attualmente in fase di definizione. Essa dovrebbe dare una nuova definizione di discriminazione multipla e per associazione.
Discriminazione multipla perché, nel caso delle donne, la discriminazione di genere è il primo fattore che scatta, dopodiché si è discriminati per altri motivi: età, nazionalità, etc. Discriminazione per associazione perché la discriminazione può colpire un individuo anche per il rapporto di parentela o il legame che ha con una persona discriminata».
«Il Parlamento europeo ha anche dato indicazioni su necessità di una proposta di Direttiva sulla disparità retributiva - ricorda Gottardi -. Nella scorsa legislatura è passata una proposta di modifica della Direttiva sulla maternità nel lavoro autonomo, ma non quella sul congedo di paternità che è stata bloccata da una Europarlamentare lussemburghese.
In Italia assistiamo anche al problema della trasposizione delle Direttive in modo corretto e di conoscenza delle normativa europea, ad esempio la Direttiva della pari opportunità nell'accesso ai servizi».
In merito al tema delle quote rosa, proposto dall'introduzione, Gottardi afferma che «è importante rispettare la tabella di marcia, ovvero: lottare contro la segregazione femminile orizzontale e verticale; promuovere l'accesso delle donne all'occupazione; incoraggiare l'accesso delle donne agli aspetti decisionali.
Se si parte dall'ultimo punto, si ottiene un risultato positivo anche sui primi due punti. Quindi le quote rosa diventano meno importanti. Da sole, comunque, le quote non bastano».

In una sorta di passaggio di testimone tra una Legislatura e l'altra, l'intervento di Iva Zanicchi si concentra sulle nuove competenze che le derivano dall'incarico assunto di Vicepresidente della Commissione per lo sviluppo del Parlamento europeo.
«Il prossimo 9 novembre ci sarà un confronto sul problema delle violenza delle donne e degli abusi sessuali nei PVS (paesi in via di sviluppo)», informa Zanicchi che spiega in breve il tema del Microcredito femminile in Africa, facendo alcuni esempi e ricordando che «Il 70% del mondo agricolo è rappresentato da donne. Tuttavia, la maggioranza degli aiuti va agli uomini».
Per ciò che riguarda la situazione in Europa, Zanicchi dice che «le donne stesse hanno maggiore diffidenza verso le donne, per esempio in certi ambiti lavorativi» facendo un riferimento specifico al settore medico.

Il confronto con il territorio si apre con l'intervento di Simona Arletti, Assessora a Progetto Europa e Cittadinanza europea Comune di Modena.
«La prima questione che porrei alle Europarlamentari riguarda le priorità di cui dovrebbe occuparsi il Parlamento europeo:
a) l'esclusione delle donne dal lavoro a causa della crisi economica;
b) il troppo frequente binomio donne-povertà e la necessità di introdurre l'ottica di genere nell'analisi sociale, anche in vista del 2010 Anno europeo della lotta alla povertà. Infatti, la crisi economica e i cambiamenti demografici rischiano di colpire soprattutto le donne;
c) la promozione del ruolo della donna nelle sfere decisionali;
d) il tema delle pari opportunità nella politica estera dell'Unione europea.
«La seconda questione - continua Arletti - riguarda la femminizzazione dell'immigrazione. Molte donne arrivano da noi e da loro dipende la crescita economica della famiglia. Se perdono il posto di lavoro tutta la famiglia si trova ad affrontare forti difficoltà. Non si può fare finta che l'immigrazione sia un problema asessuato.
Terza questione: il cambiamento climatico. Le donne spesso incidono su questo aspetto perché si occupano della educazione e delle abitudini famigliari.
Così per esempio sono fortemente coinvolte nella mobilità casa-scuola dei figli, nel riciclo e riuso, nella educazione alimentare. Quarta proposta: è necessario insediare un gruppo di lavoro sul bilancio di genere nella Commissione bilancio e introdurre i capitoli di spesa per le pari opportunità in ciascuna unità della Commissione.
Quinta questione: formazione e sensibilizzazione sull'uguaglianza di genere.
A che punto siamo con l'Istituto europeo per uguaglianza di genere? Si spera che possa contribuire all'analisi dei paesi membri».

Marcella Nordi, Assessora alle Pari opportunità del Comune di Modena, concentra il suo contributo su alcuni punti chiave della “Tabella di marcia per la parità tra donne e uomini della Commissione europea” per sottolineare la necessità di trattare, in sede europea, il problema della disparità uomo-donna. «Primo: l'indipendenza economica delle donne che va valutata al pari della libertà perché una donna che ha indipendenza economica può far valere i suoi diritti. Purtroppo, poche sono ancora le donne che hanno un lavoro. Secondo: la differenza tra retribuzioni uomo-donna è pari al 15%. Occorre porvi rimedio. Inoltre, ci sono donne altamente istruite che devono combattere situazioni discriminatorie molto forti». «Il 30% delle donne europee - continua Nordi - sono imprenditrici. Tuttavia, le imprese femminili hanno più difficoltà all'accesso dei fondi». «Altro tema da portare alla attenzione è quello del rischio di povertà per le donne: sono soprattutto loro a trovarsi in situazioni di disagio. C'è la grossa difficoltà di rientrare nel proprio posto di lavoro. Molte donne sono anche capofamiglia.
A ciò si aggiunge la maggiore longevità delle donne. In Europa 22 milioni di persone perderanno il posto di lavoro con forti disagi sociali. Molte di queste persone saranno donne. C'è un ulteriore problema: la presenza di donne anziane e povere. Vi è una differenza anche nell'essere soggette alle patologie – sostiene Nordi. Per esempio, l'insicurezza del posto di lavoro (la precarietà colpisce soprattutto le donne) porta a uno stato di depressione. Anche il fatto di doversi occupare della famiglia, dei figli delle persone anziane e del lavoro, con poco tempo da dedicare a se stesse, comporta un forte stress per la donna».
Nordi affronta poi il tema di come combattere la discriminazione multipla nelle minoranze etniche. Per esempio, il fenomeno della tratta delle donne. «Il peso del lavoro e della famiglia influisce anche sull'entrata delle donne nella politica» conclude.

Marcella Valentini, Assessora Pari opportunità della Provincia di Modena, porta all' attenzione del dibattito, due esempi di azioni positive in tema di pari opportunità realizzate dalla Provincia di Modena:
a) la promozione della partecipazione femminile alle scelte decisionali e l'istituzione di una Conferenza provinciale delle elette che ha reso possibile la modifica degli Statuti di 18 Comuni della Provincia e della Provincia stessa, per prevedere la partecipazione delle donne nelle Giunte comunali e provinciale;
b) la considerazione della violenza verso le donne, non solo in termini di abusi sessuali o violenza fisica, ma anche come violenza psicologica.
«Per questo – prosegue Valentini - l'Assessorato per le pari opportunità della Provincia di Modena della scorsa legislatura, ha istituito presso la Prefettura un Tavolo sulla violenza di genere e sulle forme in cui si manifesta la violenza. Questo tavolo è costituito anche dalle Forze dell'ordine».
Tra i problemi trattati dal Tavolo vi è il tema dell'inserimento della donna, dopo una violenza subita, nel mondo del lavoro e nella società. «Il Tavolo - ricorda Valentini - ha anche lavorato sulla prevenzione della violenza e ha cercato di capire come i ragazzi percepiscono la parità di genere».

Si apre con l'intervento di Francesca Arena, in rappresentanza della Commissione Pari Opportunità della Provincia di Modena, un ampio confronto tra le partecipanti.
Arena informa di come «La Commissione sia attiva dal 1988 e già da allora si è posta il problema della violenza, anche tra le mura domestiche, e della conciliazione vita privata e lavoro. In proposito si è lavorato sul progetto “Tempo permettendo”. La Commissione ha fatto propria la Direttiva su Empowerment e mainstreming e si è occupata della discriminazione delle donne immigrate». «Si chiede alle Istituzioni europee – continua Arena - quali politiche gli Stati membri dovrebbero favorire di più e quali politiche incidono maggiormente nella lotta alla discriminazione, soprattutto quella di genere? Inoltre, un altro aspetto che va considerato a livello europeo è il Bilancio di genere».

Marica Davolio, Presidente provinciale del CIF Centro italiano femminile, sottopone all'attenzione delle partecipanti, alcuni spunti. «Il primo tema è quello della violenza: la maggioranza delle violenze avviene in famiglia. In questo senso è fondamentale riconoscere economicamente il lavoro di cura della famiglia per dare indipendenza alla donna. Secondo punto. Le quote rosa sono importanti, ma le stesse donne non eleggono donne. Inoltre, nelle Commissioni pari opportunità devono esserci degli uomini: non basta il solo confronto fra donne». Davolio sottolinea l'importanza dell'integrazione delle persone straniere e ricorda come il CIF abbia organizzato, lo scorso anno, corsi di lingue aperti a donne e uomini a cui hanno partecipato 91 persone.
«Il CIF - continua Davolio - ha anche siglato una convenzione con un centro giochi affinché le donne con bimbi piccoli potessero frequentare i corsi».

Isa Ferraguti, Consigliera di parità, interviene ricordando come sia purtroppo un momento terribile per le lavoratrici madri e di come sia più che mai necessario lavorare sui servizi alla persone, vista la crisi e la perdita di posti di lavoro.

Rosanna Galli, dell'Unione donne in Italia, porta a conoscenza della platea del progetto Casa delle donne (Villa Ombrosa) voluta da varie associazioni ADASER, Centro Documentazione Donna, Unione Donne in Italia, e altre. Questo progetto coinvolge solo donne. «Una delle azioni fino ad ora portate avanti - prosegue Galli - è la staffetta delle donne contro la violenza». Secondo la Galli «le politiche dell'Europarlamento dovrebbero rapportarsi con le realtà territoriali per vedere cosa effettivamente viene fatto e come si lavora contro la violenza nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro». Nell'intervento si sottolinea come, per promuovere le pari opportunità, sia importante il legame tra donne e istituzioni. «Si è deciso - conclude Galli - di proporre una giornata nazionale contro la pubblicità lesiva della dignità delle donne. In proposito, è stato impugnato un spot (Bassano outlet) che viene trasmesso a livello locale perché ridicolizza la violenza sulle donne».

Vittorina Maestroni presenta il Centro Documentazione Donna, nato nel 1996 soffermandosi sul metodo di Lavoro del Centro: fare da ponte tra istituzioni e società civile; fare rete tra donne e loro associazioni, sindacati, consiglieri di pari opportunità.
«In quanto Centro di documentazione - dice Maestroni - esso ha rappresentato un punto di riferimento per la realtà locale e provinciale». Maestroni riprende un punto dell'intervento di Arletti: «La proposta dell'Assessora Arletti di dare budget a parità di genere è giusta e bisogna dare spazio all'educazione nelle scuole sulla parità di genere e lotta agli stereotipi».

Anna Giulia Sacchi interviene a nome della Consulta provinciale delle pari opportunità di Alessandria. «È necessario - dice Sacchi - che l'educazione alla parità parta dalla famiglia. Le donne devono confrontarsi con gli uomini e non soltanto tra loro. Altrimenti saranno isolate.
C'è ancora nelle donne un senso di sfiducia verso le donne stesse».
«Sul fronte dell'immigrazione – continua Sacchi - è molto importante la cultura quale elemento che unisce i popoli, che permette di capire l'immigrazione e quindi anche le questioni della parità di genere».

Anna Marchetti, imprenditrice del settore moda, interviene ponendo l'attenzione sul fatto che «le donne devono lavorare con gli uomini, facendo capire le proprie necessità ed esigenze. Le donne – sostiene Marchetti - tendono a vivere un po' di invidia. Raramente si sostengono e non credono l'una nelle altre. La presenza in casa delle donne deve essere garantita, affinché esse possano influire sull'educazione dei figli, con il sostegno da parte dell'uomo».

Il ricco dibattito si conclude con Maria Grazia Cavenaghi-Smith che, ringraziando per gli spunti interessanti offerti dalla tavola rotonda, rivolge un invito finale a continuare il confronto tra le donne.

 
 
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